Tommaso, la mia Boston Marathon
Non ho ancora smaltito la sbornia di maratona torinese di questo weekend che ricevo dagli USA questa mail, dal mio amico Tommaso, che pubblico volentieri.
Ciao coach, sono in aereo e ne ho approffittato per descrivere la maratona, voleva essere una cosa breve, ma mi sono fatto prendere dai dettagli. Domani ti mando anche un paio di foto fatte dopo l’arrivo.
Maratona di boston – 113esima maratona di boston e nona per me. L’idea era correrla in 2:54:59 e potermi iscrivere di diritto alla quarantesima maratona di New York il prossimo novembre. La totale mancanza di tempo, ha vanificato il mio ambizioso piano e ridotto la mia preparazione al di sotto del minimo indispensabile.
Con questa premessa e tre giorni di pesante raffreddore e tosse, mi sono avvicinato alla maratona più antica del mondo. Come da tradizione corro la 5k il giorno precedente la gara e assaggio l’asfalto degli ultimi metri della maratona. La mattina del Patriot Day arrivo alla zona della partenza a 45 minuti dal via.
Oltre 27mila runners e un’organizzazione impeccabile, trovo il bus che mi spetta per lasciare la sacca e aspetto ben coperto facendo stretching. Aria fredda, vento e temperatura di circa 7 gradi, bene per correre, un po’ meno per il mio stato di salute. A 20 minuti dal via mi cambio, mi tengo la doppia maglia e mi incammino verso le gabbie di partenza. Lo start e’ in una vecchia cittadina fuori Boston, America vera da film, case di legno, famiglie sul portico che applaudono e offrono di tutto ai maratoneti: gatorade, vaselina, fazzoletti, acqua… Poliziotti dappertutto che evitano lo smaltimento di liquidi organici sulla vegetazione locale, mi tocca cercarmi un bagno chimico ed entrarci in apnea.
Grazie al mio buon tempo di qualifica (2:58) ho un numero basso e parto abbastanza avanti, visto le precarie condizioni di salute e con l’unico obiettivo di arrivare in fondo senza velleità di tempo e’ meglio limitare al massimo la distanza dall’arrivo. Mi infilo nella gabbia a pochissimi minuti dal via, quelli a fianco a me parlano del ritmo che gli permetterebbe di chiudere in 2:45, questi li saluto subito. Partenza in due onde, i primi 14mila alle 10:00, gli altri dopo mezzora.
Si parte, pronti, via, gran discesa in mezzo a due ali di folla, primo km in 4:20, cosi non duro molto e infatti subito una salita. Questo simpatico motivetto si ripeterà per tutta la maratona, sapevo che boston era su’ e giù, ma non pensavo proprio che l’unico pezzo in piano fossero solo gli ultimi 500 metri. Corro senza guardare il Garmin, mi concentro sul percorso e a dare un 5 alla miriade di bambini che tendono la mano aperta. Altra caratteristica di tutto il percorso, penso di aver dato più 5 durante questa maratona che in tutta la mia vita. Mi viene in mente la stramilano, dove anche li il pubblico tende la mano ai runners, ma per dargli dei ceffoni e insultarli! Siamo proprio in un altro mondo, intorno al percorso succede di tutto, gruppi che suonano, famiglie che fanno grigliate, vecchietti su sedie a dondolo, bambini con spicchi di arancia, signore con scatole di fazzoletti, per tutti la maratona e’ una festa, correre cosi e’ proprio un piacere.
Passiamo davanti a un ospizio e un gruppetto di vecchietti e’ fuori su sedie, carrozzine, tutti con la loro coperta!
La mia corsa va meglio del previsto, discese a 4:30, salite sui 5:00, e i primi 5k passano in poco più di 24 minuti, ovviamente continuo a essere il più’ lento di quelli intorno a me e poco a poco sfilo indietro. A parte certi brevi tratti nei boschi, dove non c’e’ proprio spazio, non c’e’ un solo metro di percorso che non abbia i bordi della strada pieni di spettatori che partecipano attivamente, continuo a rispondere alle mani tese e inizio a mangiare spicchi di arancia, contento di aver tenuto la doppia maglia. Qualche km dopo il decimo incontro un altro runner italiano, Davide di Reggio Emilia e continuiamo allo stesso ritmo iniziando a chiacchierare sulle reciproche esperienze di maratone e concordando che questa e’ la nostra favorita. Davide e’ in tabella per migliorare il suo personale di 3:15, io mi accodo, sapendo di pagarla più avanti, ma la compagnia e’ piacevole e il percorso lungo. Iniziano le salite toste e io inizio a fare l’elastico con Davide. Passiamo la mezza, io in 1:39, lui 3 minuti meno perché partito dietro di me.
Dopo la mezza passiamo a fianco a un college femminile e centinaia di ragazze sulle transenne con le mani tese, non esagero, faccio almeno 500 metri di fila picchiando una mano dopo l’altra. Abbondano anche i cartelli kiss me, numerosi runners alla ricerca di conforto si fermano e accettano l’invito, io penso ancora a Milano. Prima del 30esimo affrontiamo la heartbreak hill, la salita spaccacuore, nel mio caso la traduzione letterale si addice e abbandono Davide, anzi e’ lui ad abbandonare me.
Inizia il mio calvario, altre salite toste e crisi nera dal 27 fino verso il 35, provo di tutto, gels, arance, gatorade, acqua, spugne, appoggio morale del fantastico pubblico, il paesaggio naturale e qualche bellezza architettonica, niente da fare, sembra che vado al rallentatore e quelli intorno a velocità normale. Neanche Babbo Natale e un gruppo di elfi riesce a farmi riprendere. In più ci si mette anche la caviglia destra, infiammata una settimana prima in allenamento. A 7 km dall’arrivo, la fine che sembra vicina e la possibilità di forse finire entro 3:30 mi permettono di riprendermi un po’, sempre aiutato da un pubblico a dir poco fantastico. Se mai pensate di fare Boston, lasciate pure a casa l’ipod, gli spettatori sovrasterebbero la musica a meno di non tenere un volume che vi lascerebbe sordi per i seguenti due giorni. Adesso i miei occhi tornano spesso sul Garmin, le mie gambe girano più veloci, ma i numeri dei km sembrano molto lenti. Si entra in città, le transenne allontanano il pubblico che si fa sempre più fitto.
Le ultime salite piegano definitivamente le mie ginocchia e a un miglio dall’arrivo mi rendo conto che il muro delle 3:30 lo passo abbondantemente, ultime due curve e primi e ultimi 500 metri in piano, gli stessi della 5k del mattino prima. Il rumore e’ assordante, la gente, che corre e che guarda, tantissima, passo il traguardo in 3:33 e qualcosa, ma non era giornata da tempo e me la sono proprio goduta.
Dopo l’arrivo la coda e’ lenta, ci metto oltre 20 minuti a prendere acqua, gatorade, coperta di alluminio, restituire il chip, prendere la medaglia e recuperare la sacca. Piccolo dettaglio, alla restituzione del chip, come sempre mi slacciano la scarpa, sfilano le stringhe e si riprendono il chip, mentre mi fanno le congratulazioni me le riallacciano anche! Il vento e’ tagliente e l’aria fredda, tremo dal freddo e appoggiato al mio camion delle sacche, cerco di mettermi addosso qualcosa di asciutto con il gentilissimo aiuto di uno dei volontari dell’organizzazione. Nonostante le premesse che non prospettavano niente di buono e’ stata una corsa bellissima, percorso spettacolare e, forse non si e’ capito, pubblico fantastico. Senza dubbio la più bella maratona fatta fino adesso, da ripetere con uno stato di forma migliore! In questo stato finirla e’ stato un successo, mi merito una samuel adams, la tipica birra di Boston!