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Intervista: Stefano Baldini parla della maratona


Il più grande maratoneta che l’Italia abbia mai avuto. Basterebbe questo per capire di chi stiamo parlando. Campione olimpico ad Atene 2004 e attuale detentore sulla distanza in Italia con 2h07’22…senza citare tutti gli altri titoli.

Un atleta immenso, da tutti apprezzato per le prestazioni sportive e per le doti umane. Un uomo, che gli italiani non potranno mai ringraziare abbastanza per le emozioni che ha saputo regalare.

In esclusiva per Running Passion, Stefano Baldini ha parlato della maratona: le più importanti gare italiane, il grande Gebreselassie e il futuro degli atleti nostrani.

In un mese abbiamo assistito a tre fra le quattro maratone più importanti d’Italia: Venezia, Torino e Firenze. Qual è il tuo bilancio su queste gare?

Le 3 maratone citate sono garanzia di qualità organizzativa e numeri  importanti. Sono stato all’Expo di Venezia e Firenze durante il sabato  pomeriggio, il colpo d’occhio offerto dalle centinaia di amatori che andavano a ritirare il pettorale è stato notevole; avendo Venezia raggiunto da tempo il limite imposto dal numero chiuso per motivi  logistici, penso che Firenze sia quella che negli anni vivrà un’ulteriore crescita. Dal punto di vista tecnico il dominio degli  africani è stato assoluto e le gare sembrano tutte uguali con partenze a razzo e finali faticosi; fortunatamente a Torino Ruggero Pertile, correndo in modo molto intelligente, ha tenuto accesa la fiamma del  movimento italiano maschile, in attesa che qualche giovane cresca. Un  bravo a lui, uno dei pochi che fa del vero professionismo.

A marzo ci sarà la maratona di Roma, una gara che tu ami particolarmente. È la prima in Italia, ma a livello di numeri, ancora lontana dalle più importanti maratone internazionali. Perché secondo te?

Parlando di Roma ho detto che è il percorso più bello al mondo. La  differenza con le grandi maratone non è solo a livello di  partecipanti, ma anche di livello organizzativo e soprattutto di cultura: le nostre città non digeriscono la maratona! Peccato perché se penso che a Roma ci sono quotidianamente manifestazioni che 
disturbano l’ordine pubblico e in futuro un Gp di Formula 1, della maratona dovremmo solo essere tutti contenti.

Un mese fa si è corsa quella di Nwe York. Il grande Gebreselassie, dopo la sfortunata prestazione chiusa a metà gara, ha annunciato il ritiro, per poi tornare sui suoi passi due giorni dopo. Ti ha stupito?

Gebre è il trascinatore del movimento a livello mondiale, qualsiasi cosa faccia c’è sempre la notizia, è il più personaggio in assoluto; ma come è successo anche a me, non riesce a smettere quando vorrebbe perché attorno a lui si è creato un indotto impressionante tanto che è  difficile dire basta. Il suo record sarà certamente battuto, tra le 2h04′ e le 2h05′ ci sono molti atleti e bastano condizioni climatiche ideali perché alcune maratone si chiudano con più atleti verso quei tempi. Personalmente sono più preoccupato della durata del mio record italiano, che vorrei fosse battuto al più presto.

Parliamo della maratona italiana. Qual è la situazione attualmente? Dove sono i giovani talenti?

Soffriamo sicuramente la concorrenza di sport che negli anni ‘80 non avevano il seguito che c’è oggi, ma più in generale i giovani fanno più sport fino a 16/17 anni per poi abbandonare; succede addirittura anche nel calcio, infatti fatichiamo anche a livello europeo negli  under 21 che invece dominavamo. L’atletica offre ancora buoni guadagni ma solo se vai forte: devi fare vita da professionista 11 mesi all’anno e questo costa fatica, costanza e dedizione, oggi molti giovani sembrano intolleranti a tutto questo; in più dal punto di 
vista dell’immagine, del marketing, dovremmo certamente venderla meglio.

Infine parliamo di te: ti sei da poco ritirato, ti mancano le gare?

Le gare per adesso non mi mancano, alla fine per me c’era tanta grinta ma pochi risultati e divertimento, quindi è stato il momento giusto per smettere. Questo mondo però mi piace troppo e rimarrò nell’ambiente: faccio il testimonial per alcune aziende, partecipo a convention, accompagno maratoneti in giro per il mondo e lavoro per la Fidal come tutor e supporto tecnico. Ce n’è abbastanza no?

Marco Ceste

Marco Ceste