Correndo nella Grande Mela


di Marco Betassa Questo è il racconto della New York Marathon di Marco Betassa, maratoneta giramondo e collaboratore di runningpassion, che ci ha riprovato dopo la buona gara del 2007. L’avventura inizia giovedì 30 ottobre dall’aeroporto della Malpensa, dove ci si imbarca verso l’avventura americana. Il volo è programmato alle 9 del mattino, per cui bisogna essere presto in aeroporto per effettuare il check-in. Una volta giunti all’interno dello scalo, si capisce che i corridori italiani sono affezionati alla maratona della grande mela. I banchi di accettazione dei voli destinati a New York sono affollatissimi di persone vestite in modo sportivo, fisico atletico, facce tirate e scarpe da ginnastica ai piedi: il marchio di fabbrica del maratoneta. Dopo aver espletato le formalità, ci si imbarca sull’aereo. L’ argomento delle discussioni tra i passeggeri è uno solo: la maratona! E’ incredibile come i maratoneti, ovvero coloro che compiono uno sforzo straordinario, sia in realtà un esercito di derelitti. Nel periodo precedente la maratona tutti si sono allenati poco, perchè hanno avuto le patologie più disparate: contratture, tendiniti, strappi, contusioni varie, per passare poi alle vie respiratorie, con bronchiti, tracheiti, raffreddori vari. Però nessuno vuole rinunciare all’appuntamento preparato per un anno intero, e allora tutti verso Central Park! Il volo si consuma abbastanza velocemente tra discussioni che toccano tutti gli aspetti della corsa: dall’allenamento, all’alimentazione, alla psicologia, al recupero. Una volta recuperato il bagaglio ci si dirige verso l’albergo, dove si rende necessario un lungo riposo per recuperare le otto ore di volo e le sei di fuso orario. Il mattino seguente il rito di tutti i maratoneti è l’allenamento in Central Park. Una moltitudine di persone di tutte le parti del mondo sta effettuando gli ultimi allenamenti di rifinitura per preparare al meglio l’appuntamento di domenica 2 novembre. Correndo attorno al laghetto situato all’interno di Central Park, il Jacqueline Kennedy Reservoir, ci si immedesima un po’ tutti in Dustin Hoffman, memorabile interprete de Il Maratoneta.E’ fantastico inoltre il paesaggio che Central Park offre: la vegetazione che si presenta con i colori dell’autunno semplicemente fantastici, mentre sullo sfondo svettano i grattacieli di Manhattan, stupendo! Ben presto si arriva al giorno fatidico della Maratona. Quest’anno gli organizzatori hanno suddiviso i 40000 maratoneti in tre diverse partenze: i primi alle 9.40, a seguire un altro gruppo di 20000 alle 1000, mentre gli amatori veri e propri alle 10.20. La sveglia suona presto, alle 3.30, si trattasse di recarsi al lavoro sarebbe una tragedia, ma per essere protagonisti alla Nycmarathon si fa questo ed altro. Gli autobus partono dal centro di Manhattan alle 5.00 per trasportare gli atleti verso la zona della partenza situata nel quartiere di Staten Island, all’inizio del Ponte di Verrazzano, dove si arriva prima delle 6.00 che è ancora buio e mancano quasi quattro ore alla partenza. Sembra di essere a Woodstock, il parco militare che poco alla volta si affolla di maratoneti che scalpitano prima di partire. Si assiste all’alba, accidenti, rispetto al giorno precedente la temperatura è precipitata di almeno 8 o 9 gradi, c’è un’aria gelida che arriva dal mare, si cerca di contrastare il freddo sdraiandosi per terra avvolti nelle tute che poi verranno gettate prima della partenza e contribuiranno a fornire un abito per gli homeless della Grande Mela. S’inganna l’attesa dialogando con i nostri compagni d’avventura al fianco dei quali siamo seduti e si giunge a poco prima della partenza quando gli altoparlanti invitano i maratoneti a guadagnare la start line in base al numero di pettorale. Chi vi racconta questa avventura ha la fortuna di partire nel primo gruppo in virtù del risultato dell’anno scorso e entra nella griglia di partenza con il battito cardiaco elevato, tanta è l’emozione. Finalmente arriva puntualissimo più che mai alle 9.40 il colpo di cannone che decreta la partenza. Il fiume di maratoneti si incammina lungo il Ponte di Verrazzano e le partenze si susseguono ogni minuto e trenta a gruppi di 1.000 atleti. Si percorroni i primi chilometri nel quartiere di Brooklyn tra due ali di folla entusiasta. Che differenza con il pubblico delle maratone italiane che invece t’insulta perchè gli automobilisti si vedono le strade chiuse al traffico! Si prosegue lungo le strade di Brooklyn e si passa al secondo quartiere toccato dalla maratona: il Queens, dove è posto il cronometro della mezza maratona. Il pubblico assiepato lungo la strada non smette di fare il tifo, continua ad applaudire, fino all’inizio del Queensboro Bridge, il ponte che ci permette di raggiungere Manhattan. Lungo i due chilometri di questo ponte non c’è nessuno, si è verso il 27° chilometro, quindi i primi segni della fatica iniziano ad affiorare, ma la sorpresa deve ancora arrivare. Al termine del ponte si è catapultati sulla First Avenue e si è approdati a Manhattan, il cuore di New York. Ai lati della strada una moltitudine di persone festanti che incitano i maratoneti. Sembra di essere veramente in uno stadio. Il pubblico urla, sventola le bandiere della propria nazione di appartenenza, sperando di riconoscere tra la moltitudine dei maratoneti la persona cara, sia marito o moglie, piuttosto che fidanzato, fratello o figlio. Un’emozione unica che le parole non riescono a descrivere, bisogna provarlo di persona. Il tifo del pubblico ti fa passare in secondo piano la fatica che nel frattempo inizia ad affiorare, perchè nel frattempo siamo giunti alle porte del Bronx, verso il 32mo chilometro. Dopo aver percorso tre chilometri in questo quartiere che tutte le cronache ci dipingono come malfamato, ma che anch’esso nel giorno della maratona partecipa al tifo verso i maratoneti, si ritorna su Manhattan, per dirigerci verso Central Park, dove è posto il traguardo. In questa fase il percorso si fa un po’ ondulato, ed i piccoli dislivelli della strada si fanno sentire eccome sulle gambe che sono decisamente stanche. Ma ancora una volta entra in gioco il pubblico che ti incita fino alla fine e, quando arrivati a Columbus Circle, si gira verso Central Park per imboccare il rettilineo di arrivo, si è all’apoteosi. La maratona è finita, peccato! Ho vissuto 2h46′ di emozioni indescrivibili. Il risultato cronometrico mi soddisfa. Sapevo che le condizioni fisiche prima della partenza non erano perfette e difficilmente sarei stato in grado di ripetere il 2h37′ dell’anno precedente, ma la maratona di New York fa passare in secondo piano il risultato cronometrico. La città è meravigliosa, infatti sono rimasto ancora una settimana prima di rientrare in Italia ed ho visitato i luoghi più famosi, quelli che prima avevo visto soltanto in televisione o al cinema.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.