Per Francesca Canepa vittoria nella 100 km di Millau in Francia
Di Luca Casali – lastampa.it
«Ho scelto questa gara perché tutto è controllato e controllabile. Sono contenta perché la forma del Tor c’era ancora e ho potuto dimostrare, soprattutto a me stessa, che correre mi diverte e mi fa stare bene. Anche in una gara che non è la mia». Ed è la seconda di fila.
Francesca Canepa, dopo l’Ivrea-Mombarone chiusa al 4° posto, ha scelto la 100 chilometri di Millau in Francia (una gara su strada con salite dure e lunghe), per ritrovare se stessa e l’amore per la corsa. E la vittoria. «Mi sono messa in gioco in gare non mie perché volevo confrontarmi con atlete di livello e avere la possibilità di incontrare gli altri corridori, i loro sguardi. È stato bello capire e vedere che mi sorridevano: per il mio morale è stato importante».
La 100 chilometri di Millau è una gara su strada molto impegnativa, muscolare. «Sono partita cercando di non strafare. Poi però mi sentivo bene, le gambe giravano e ho preso il mio ritmo». Canepa passa alla maratona (42 chilometri e 195 metri) in tre ore e 13’. Le altre sono dietro e Francesca vola. Chiude con il 6° tempo assoluto in 8 ore e 32’, terzo tempo di sempre tra le donne. E ritrova il sorriso. «Mi sono emozionata. Al traguardo come nella seconda parte di gara. Vedere gli altri podisti nel tratto di ritorno dopo il giro di boa farmi il tifo e incoraggiarmi è stata adrenalina pura. Mi hanno aiutato a superare questo momentaccio».
Dopo la squalifica al Tor Canepa aveva staccato la spina. Ma solo per resettare la testa. È bastata una settimana perché il suo carattere le desse la forza per rimettersi in gioco. L’Ivrea-Mombarone era un’altra gara non sua. Eppure lei c’era. «Se sono andata a correre al Mombarone è perché avevo bisogno e voglia di affrontare di nuovo il concetto della gara; di incrociare lo sguardo della gente; di fare un reset con me stessa. I primi chilometri ho faticato tantissimo: ero giù di testa, dubbiosa. Poi, dopo una mezz’ora mi sono sentita piano piano me stessa. Sono andata a confrontarmi su un terreno non mio dove sapevo che avrei trovato gente fortissima come Catherine Bertone. Vorrei che la gente capisse e sapesse che se mi metto in gioco da qualche parte, che se ci metto la faccia è perché voglio il confronto e se lo riesco a fare in gare non mie a maggior ragione lo posso fare nel mio, cioè al Tor. Senza bisogno di barare. Vincere per la terza volta il Tor – aggiunge – non mi avrebbe fatto fare il salto mentale che mi ha fatto fare questa situazione tremenda che ho vissuto e che sto ancora vivendo. Mi sento più forte. Purtroppo sono nelle condizioni di aver perso la fiducia delle persone che hanno letto le notizie solo dalla carta stampata locale che ha dato credito alla notizia della squalifica ma molto meno a quella delle prove che testimoniano la mia buona fede e che ha trovato spazio sui social e sui portali di settore».
Il futuro? «Non vivo per la gara e per le prestazioni, vivo la corsa con semplicità, con il sorriso e con il piacere di correre. Per questo cerco nuove sfide e per questo mi emoziono ancora come una bambina quando vivo situazioni come quelle di Millau. Vivo un po’ alla giornata. A questo punto mi piacerebbe mettermi alla prova in una maratona vera, piatta, nella quale poter fare un tempo. Torino? Perché no».