Maratona e comunicazione: l’intervista a Federico Pasquali, capo ufficio stampa della Maratona di Roma
Federico Pasquali, 43 anni, è nato a Roma ed è sempre stato un grande appassionato di sport e giornalismo. Dopo la laurea in psicologia presso l’università La Sapienza, ha conseguito il master post universitario in comunicazione d’impresa e ha iniziato a occuparsi di uffici stampa nel mondo dello sport. Ha scritto per un settimanale locale, Fuoricampo, e dopo due anni, nel 2001, è stato chiamato a collaborare con la Gazzetta dello Sport che aveva appena aperta l’edizione locale di Roma.
Chiedo a Federico, amico oltre che collega, di parlarmi di come si gestisce la comunicazione di un evento come la Maratona di Roma, con cui collabora dal 1999 e di cui è responsabile ufficio stampa dal 2006.
– Lavorare per un grande evento che si svolge una volta all’anno, vuol dire essere impegnati 12 mesi l’anno?
Fin quando la Maratona di Roma era di carattere nazionale, il lavoro si svolgeva da settembre a fine marzo. Da quando ha fatto il salto ad evento internazionale (oggi oltre il 40% degli iscritti proviene dall’estero) si lavora tutto l’anno senza sosta.
– Quali sono le cose principali da curare nella comunicazione di un evento come la maratona di Roma? Quali le più difficili?
Tre i punti fondamentali. “Costruire” con una certa frequenza notizie interessanti per i diversi media su un evento che, appunto, si svolge un solo giorno l’anno. Gestire giornalisticamente la doppia diretta televisiva, quella nazionale e soprattutto quella internazionale (in onda in oltre 90 nazioni con commento in lingua inglese). Realizzare notizie diversificate in funzione del media di riferimento. Le più difficili? La gestione di giornalisti, fotografi e operatori tv il giorno di gara.
– Come si gestisce in maniera efficace un ufficio stampa?
Con la correttezza nei rapporti interpersonali e nelle informazioni che si danno agli operatori dei media e con la bravura nella gestione del team di lavoro.
– Con quali figure interne ti interfacci maggiormente per il tuo lavoro di ufficio stampa? Ed esternamente?
Con il presidente, con l’ufficio comunicazione e con il settore top runner. Esternamente, oltre a giornalisti e fotografi, con gli uffici stampa delle aziende sponsor e delle istituzioni.
– E’ più o meno difficile di un tempo ricevere pubblicazioni e recensioni sui giornali più importanti?
Più difficile perché il “prodotto” maratona non è spettacolo, ha poche componenti di gossip ed è un evento “lento”.
– Oggi si punta a uscire più sul cartaceo o sul web?
Decisamente sul web. Sul cartaceo si punta molto alle riviste di settore internazionali.
– Quanto ritieni importante la diffusione attraverso i canali social?
In una scala da 1 a 10, dico 8.
– Quali sono le principali differenze nella comunicazione sportiva fra l’Italia e altri paesi esteri?
Conosco alcune realtà perché ci ho lavorato: Cina, parte dell’Europa del nord e dell’est e centro America. Sostanzialmente un po’ tutti i quotidiani sportivi o le pagine di sport dei generalisti si occupano principalmente degli sport più seguiti in patria, come accade da noi. Qualche differenza sostanziale però c’è e la si nota soprattutto nella prima pagina, dove difficilmente da noi ci capita qualche sport meno popolare per un successo sportivo.
– Cosa ne pensi della situazione dell’atletica italiana sui mass media? Fino a qualche anno fa, per esempio, le maratone più importanti erano trasmesse dalla Rai, mentre ora pian piano stanno scomparendo dai palinsesti, perchè? Solo una questione economica? Col tempo sarà sempre peggio o ci potranno essere miglioramenti?
L’atletica leggera fa difficoltà ad essere presente sui media per due ragioni: la prima è la mancanza di grandi atleti-personaggi, la seconda è che se ci si ragiona a fondo l’atletica non cambia le regole o introduce nuove prove quasi da un secolo. Insomma, è un po’ vecchia e lenta. Sulla scomparsa dai palinsesti Rai non saprei rispondere, in quanto è la Fidal che gestisce il rapporto diretto con la tv di Stato e non gli organizzatori. Credo, comunque, che sarà difficile rivedere qualche maratona italiana sulla Rai “chiaro”, ossia non su Rai Sport. Ma non è un male, perché il presente è il web e quando anche nel nostro Paese saranno sviluppate tecnologie di connessione e cultura da internauta le maratone avranno il loro canale mediatico d’eccellenza.
Di Marco Ceste – ufficio stampa e comunicazione per lo sport