Ripercorrendo il Tor: il Tor des Geants nel racconto di chi l’ha vissuto, nella serata di Donnas (AO)
E’ la base vita che segna il giro di boa del Tor des Geants, il salone polivalente di Donnas in Valle d’Aosta, che martedì sera, a quasi 2 mesi dalla gara, ha riaperto le sue porte a tanti dei protagonisti di quei giorni, questa volta giunti qui non stravolti dalla lunga discesa dal Col Fenetre di Champorcher, ma rilassati da un viaggio più o meno lungo in automobile. L’iniziativa della biblioteca di Donnas, gestita e presentata da Maurizio Pitti, che oltre che a correre ha condotto la serata in maniera esemplare, gestendo i tanti personaggi che sono saliti sul palco a raccontare il loro Tor, la loro esperienza, la loro visione di questa gara che come un virus s’insinua nella mente di chi ama correre le lunghissime distanze e vuole fare il giro della propria regione. Tutti valdostani i partecipanti, tutti accomunati da questa splendida malattia che è il Tor des Geant, dal Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta Augusto Rollandin al “meno giovane” in gara Eligio Pramotton, che ha 70 anni quasi per scommessa s’è messo il pettorale per fare il giro a piedi della sua regione, tra le sue montagne. Tanti altri i protagonisti, da Franco Collè, a Bruno Brunod, Giancarlo Annovazzi, Sonia Locatelli e tanti altri, compreso chi il Tor non l’ha corso, ma è stato il responsabile della sicurezza come la Guida Alpina Lucio Trucco o chi ne ha garantito la logistica, come il gestore del rifugio Dondena nella valle di Champorcher Loris Merli.
Ouverture della serata la presentazione del libro “Magical Mystery Tor” da parte dell’autore, il giornalista de LaStampa Giorgio Macchiavello, da 4 anni finisher al Tor che racconta il suo approccio semiserio al mondo del trail, del quale è diventato appassionato divulgatore proprio con il suo libro, scritto con la filosofia dei suoi tweet di testo e foto, che ha pubblicato in tempo reale durante la corsa.
Chi non ha corso il Tor, ma ormai ne è un simbolo è Franco Collè: “Quest’anno pur se a malincuore ho rinunciato a correre il Tor per andare alla finale spagnola del circuito Mondiale di Ultra Skyrunning. Volevo mettermi alla prova in gare con avversari di qualità superiore e alla fine ero in testa al circuito, cosa che mi ha fatto prendere la decisione di andare a correre questa gara e rinunciare al Tor. Ma l’anno prossimo, cercherò di essere comunque in gara al Tor, solo chi è valdostano può capire cosa significa per noi questa gara.”
Momento topico della serata l’intervento di Lucio Trucco, Guida Alpina responsabile del Soccorso al Tor des Geants e in altre gare, come la Skyrace Mont Blanc e la PTL di Chamonix. L’argomento era ancora scottante, l’interruzione del Tor des Geants. “Da Guida che lavora nel Tor mi sono sempre impegnato perchè il Tor non sia fermato. C’è una centrale di controllo, che ritengo che sia la mente della sicurezza del Tor e io sono le braccia e le gambe, sono quello che va in giro per i colli a risolvere i problemi, come successo al Col Loson, messo in sicurezza con gradini e corde per far passare i concorrenti anche con la bufera di neve e nella notte. Il Col Loson non era un problema era un tratto corto ed era semplice da bonificare e mantenere in sicurezza. Dopo il Col Lon mi sono spostato al Col Malatrà, il posto dove passo il resto del mio servizio al Tor. A quel punto il problema è stato che sulla zona e su tutta l’alta via è calata una nebbia fitta, una nebbia anomala, tanto che uno dei primi concorrenti, Christophe Le Saux s’è perso e ho impiegato un’ora e mezza per ritrovarlo. Lì ho iniziato a pensare che ci fosse un problema serio, visto che stava calando la notte e un tratto di 150 chilometri con circa 400 corridori in gara non era gestibile con una visibilità di 5 metri. A quel punto l’abbiamo fermata, per la nebbia. Nella riunione delle 6 del mattino le condizioni erano ancora le stesse e dopo un paio d’ore, dopo continui consulti abbiamo deciso di fermarlo definitivamente. Io come tutte le persone che lavorano al Tor, da professionisti o da volontari, sono il primo ad essere stato dispiaciuto di questa decisione, ma le condizioni erano tali da costringerci a prendere questa decisione.” A una domanda del pubblico risponde così: “Sarei favorevole all’introduzione nel materiale obbligatorio dei ramponcini da neve e del GPS, e di saperlo usare. In questo modo ogni concorrente che si iscrive e partecipa al Tor, avrebbe consapevolezza dei rischi e della preparazione necessaria per partecipare ad una gara così impegnativa, come il giro sulle alte vie, che non sono un percorso alpinistico ma escursionistico, ma che può essere difficile in caso di condizioni climatiche sfavorevoli, come pioggia, neve, vento e nebbia, cose che possono succedere in una gara di questo tipo e a queste quote.”
Per Augusto Rollandin, Presidente della Regione Valle d’Aosta, questa era la sua quarta partecipazione al Tor: “Questa è stata la mia ultima volta al Tor come concorrente. E’ stata una bella sfida, impegnativa, mi sono divertito, ho faticato, ho attraversato la nostra regione ed è ora di lasciare ad altri questo compito. E’ stato un Tor difficile quello di quest’anno, per le condizioni climatiche, la pioggia fin dalla partenza, la neve al Col Loson, il freddo la notte e la nebbia. Difficile per chi ha corso e difficile per chi ha organizzato, per le decisioni che ha dovuto prendere, fino a quella finale di interrompere il Tor. Questa gara è stata una grande idea, una grande promozione della nostra regione in tutto il mondo, sono stato in Cina e anche lì mi hanno consegnato un libro sul Tor scritto da un concorrente cinese, questo per dire della popolarità mondiale che ha raggiunto la nostra gara. In questi anni è stato fatto un grande lavoro dagli organizzatori e dai volontari, sia durante la gara che per la manutenzione dei sentieri, che non è banale. L’esigenza che sentiamo, come Regione, è di ripensare la data di svolgimento del Tor, non per le condizioni climatiche, che possono capitare cosi anche in luglio o agosto, quanto per avere ancora i ragazzi in vacanza e non a scuola, cosa che ha influito quest’anno sulla disponibilità dei volontari, in quanto le famiglie, con i figli a scuola, hanno dato meno disponibilità per fare i volontari. E senza i volontari non si fa più il Tor. Bisogna che ci sia un’organizzazione sempre migliore, per fare un Tor sempre più bello, che sia un vantaggio per tutta la Valle d’Aosta.”
Tante altre le cose dette durante la serata dai vari protagonisti, emozioni e ricordi, analisi e speranze, sicuramente una serata che è servita per trasmettere la “malattia” del Tor des Geants.