Correre il Lycony Trail


Correre il Licony Trail non è stato il solito trail, come tanti altri ai quali ho partecipato in tutti questi anni nella mia vita sportiva. Correre questo trail a Morgex ancora una volta mi ha confermato quanto è importante andare dove ti accolgono persone e paesi che ti entrano nel cuore, e da questo non ne escono mai più.

Prefazione:
Licony TRAIL edizione 2016, sabato 11 giugno. Ore 5.00 del mattino. Sul tetto della palestra dove cerchiamo di riposare ancora per qualche minuto, io e Berni (Lorenza) avvertiamo quello strano battere insistente sul tetto: le gocce di pioggia altro non sono che la conferma della giornata bagnata che ci aspetta. Non è possibile! Come ti vesti e cosa ti porti nello zaino, sono domande che ci poniamo per poco tempo. Non farà freddo, ma è doveroso coprirsi, per non avvertire quella fastidiosa sensazione del corpo che corre sotto la pioggia.
Devo prendere ancora il pettorale, corro in piazza e la voce tonante di Silvano Gadin risveglia gli animi dei circa 200 trailer iscritti sulla 62 o forse 65 km, lo scopriremo strada facendo, non sappiamo esattamente quanta distanza ci aspetta da adesso a chissà fra quante ore. Siamo sicuri solo del dislivello positivo: 4000 metri.

Partenza:
Ore 6.30, si parte sotto la pioggia.
Di spettatori a quell’ora del mattino ce ne sono abbastanza: familiari, amici, curiosi, volontari. Saluto tanti amici di gare e non, in primis il mio amico Gigi che mi sorride e mi dice, “dai ci vediamo strada facendo”. Mimmo Domenighini, il factotum e direttore della gara, speranzoso della buona riuscita sia della gara sia del meteo, saluta tutti i concorrenti con il suo grande sorriso.
“Lasciate ogni speranza a voi che entrate”, iniziano le danze.
Berni è già davanti, il suo obiettivo è sicuramente cercare un bel piazzamento nelle prime posizioni femminili. Io parto tranquilla nelle retrovie. I chilometri sono tanti e il dislivello non mi piace. E’ da parecchio che non affronto una gara con tale distanza, anche se gareggio quasi tutte le settimane.

News del percorso:
Il percorso è stato cambiato nella seconda parte di gara. Dopo 30 km di gara non si andrà più verso il Col Croce, troppa neve, il Giotto del Licony che disegna il percorso del Licony Trail gara ha voluto farci delle sorprese. Staremo a vedere. Che sarà mai?

I gironi danteschi: Il Purgatorio
Giro passerella attorno alla piazza di Morgex, ci si inoltra sul sentiero corribile. Il serpentone di atleti man mano si sfilaccia, si raggiungono le baite di Lillotta, da dove si ha una bellissima panoramica sul fondovalle. Alle baite del Licony, mi rendo conto che oggi sarà duro sia la salita sia la discesa, afferro quasi con nervosismo il mio IPOD e infilo nelle orecchie le cuffie. Dopo i primi 8 km, la salita non molla mai, il Bivacco Pascal e deviazione verso Planaval, con un sentiero molto bello da correre e da camminare. Lo spettacolo è fantastico anche se la pioggia e le nuvole non rendono la bellezza. Si scende per morbidi sentieri di pini e larici passando per Challancin, Chateau, fino a Morgex che segna i 30 km e finisce la prima metà del percorso. La discesa verso Morgex mi pone un grosso dubbio: mi fermo o continuo. Rilevo che sino adesso abbiamo percorso solo 1500 metri positivi rispetto ai 4000 totali….
A Morgex sono transitati solo quelli del mio percorso, i concorrenti della 25 km, partita alle ore 9.00 dovrebbero arrivare tra non molto e a quel punto la piazza si riempirà, intanto godiamoci gli applausi dei bambini e degli amici che ci aspettano.
La sottoscritta transita nel tempo di 4 ore e 20 in questa prima parte.

L’inferno:
La seconda parte del percorso inizia subito con una bella e impegnativa salita verso colle San Carlo. Quest’anno purtroppo non si riesce a passare per il Col Croce perché il sentiero è ancora pieno di neve. E allora ecco la deviazione che dal lago di Arpy ci butta su una ripida discesa verso la pista di fondo. All’ostello di ARPY chiedo ai volontari quanto manca al traguardo: 20 km. Soprattutto due belle salite. Questa è la news del percorso! Ho tanto mal di schiena, reduce ancora degli scalini del Trail di Amalfi. Non devo lamentarmi. Giù la testa e pedalare.
Intanto notizie corsa mi dicono che Berni ha un vantaggio di oltre 20 minuti. Attualmente sono 7° e difficilmente riuscirò a entrare tra le prime cinque donne. Irraggiungibili! Oggi sento il peso dei miei 53 anni!!
All’ostello di Arpy, Gigi si preoccupa del mio stato fisico, mi versa nel bicchiere la coca cola, addento con tutta la forza una brioche alla marmellata di arance preparate al mattino. Mi faccio coraggio e con il mio amico Giorgio decido di ripartire per questi 20 km e oltre 600 metri di dislivello che mancano sino a Morgex.
Intanto ha smesso di piovere, la temperatura è ideale.
La salita che tanto era stata annunciata arriva all’improvviso: bastarda già dalla visione! La salita di Praranson, ripulita e rivestita ad hoc per la gara, presenta delle pendenze da brividi, ad annunciarla era un cartello: ” SE FINO ADESSO NON AVETE PIANTO, DA QUI IN POI AVRETE MOTIVO DI FARLO!”
Non ho pianto per orgoglio e per l’atleta che c’è dentro il mio cuore, ma penso che sarebbe stato un pianto liberatorio.
Alla visione del traghettatore CARONTE Enrico Berguerand che ci porgeva con gentilezza le corde per uscire dal girone infernale ho capito che la salita era terminata. La salita. Non il lunghissimo traverso di radici, pietre e saliscendi continui…sino all’agognata discesa verso Morgex.

Premio Finisher:
Un boccalone di birra di 1 litro ricompensava delle oltre 10 ore di fatica.

Cosa ricorderò:
Prima di tutto Mimmo Domenighini che conferma la grandissima capacità di organizzare un trail con tutti i requisiti più soddisfacenti, dai ristori pantagruelici e degni di ogni ben di Dio, dalla birra alla frutta. I volontari tanti, e tutti validissimi. Il percorso tra i più belli, tecnici, nervosi e sorprendente. Le premiazioni, mai banali, come essere in famiglia. La piazza di Morgex preparata con regalità. Per il pranzo non ci sono parole per la cura e il servizio di tale regalo per gli atleti. Gli amici, questo è il fattore per me che sono una terrona del sud più importante, perché va bene la fatica, va bene il panorama, va bene la salita, va bene tutto ma quello che ti ripaga è l’abbraccio umano, sempre! Ecco perché mi piace arrivare in fondo perché ad aspettarti ci sono persone che ti vogliono bene e con esse condividi un pezzo di storia del trail e di vita stessa.

Di Carmela Vergura

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.