Veroli Winter Trail: il borgo, la gara e la cantina aperta
Veroli: 20 km, 1070 d+, fai presto a dire dislivello al paese ciociaro. D’altronde se ti fondano a 600 metri di altezza e la parte alta del paese sfora i 700, di che pianura vogliamo parlare?
Vien da sé che il terreno fertile per un trail serpeggia molesto tra i vicoli verolani, storico paese che negli anni d’oro dell’impero romano non era solo un alleato ma addirittura condivideva lo stesso stemma che per i romani era S.P.Q.R. per Veroli S.P.Q.V.
Della storia di Veroli si respira anche l’atmosfera nei vicoli che il trail percorre nei primi chilometri e negli ultimi. Attraversa parte di ciò che era la fortificazione che solo le tre porte rendevano accessibile e che solo le tre porte rendevano vulnerabile agli attacchi nemici.
Il Veroli Winter Trail però ti trasmette ciò, anche se l’ossigeno che fin dai primi chilometri comincia a mancare, fa si che il cervello non riesca a percepire tanta storia, tanta bellezza. Il primo flebile riposo, quantomeno, primo, flebile attimo in cui la salita molla è dopo il passaggio sotto la Rocca di San Leucio. Leggende e storie perseguono la costruzione che domina la valle. Qualche metro di panorama prima di riprendere a salire senza un metro di sosta verso il GPM di giornata, Monte San Giacomo, colle tanto caro al popolo verolano montanaro, meta di sportivi a bordo di mountain-bike, scarpe da trail, da trekking. La salita è più simile a un vertical che a un trail. E’ un’ alternanza continua di piccole corsette e lunghi passi faticosi verso l’arrivo alla croce.
Dalla croce alla chiesa di San Giacomo la corsa cambia letteralmente volto. Le lunghe salite lasciano il passo ad un intervallo continuo di saliscendi tra faggi, foglie, sentieri, sassi. Salite corte e irte, fino alla “Cantina Aperta”. Ecco, la Cantina Aperta è uno dei motivi per cui ogni trailer da un senso ai propri ricordi. Probabile che i primi non abbiamo modo e tempo di poter usufruire delle leccornie messe a disposizione da Ferdinando Zeppieri & Co con la ovvia collaborazione dell’Ernica Running. La Cantina è un’istituzione, un vanto, un particolare degno del popolo verolano che accoglie come ha sempre fatto, che offre agli avventori già provati dai primi 10 chilometri con oltre 700 metri di dislivello nelle gambe un pasto. La scelta varia tra salumi locali, formaggi dei contadini delle montagne verolane. Verdure alla griglia, vino rosso, bianco, birra e genziana. E’ un sacrilegio non fermarsi almeno un attimo, è un peccato non avere la possibilità di potersi godere un minuto di condivisione di sport, cibo e natura. Da lì in effetti le dure asperità sono ormai poche ma i chilometri di discesa da affrontare “a scapicollo” lasciano i neuroni vigili al controllo dell’alcool. La successiva pineta che porta sulla costa di Santa Maria è ciò che un vero trailer sogna da sempre. Costante, con poche difficoltà tecniche. Se arrivi fresco te la godi fino al sorriso spontaneo. Se arrivi cotto te la godi come una smorfia di dolore per le gambe in fiamme che frenano, ma non dovrebbero, frenano perché il cuore sale, frenano perché i tornanti sembrano asperità da gran premio della montagna. Al ritorno al sole sulla strada che da località il Crocifisso sale verso la parte nord di San Giacomo, torni a vedere nuovamente Veroli, torni a vedere nuovamente la Rocca, ma le vedi ancora maledettamente lontane con ancora il “tachimetro” che segna 13/14 chilometri. Hai ancora da sudare e stringere i denti. Il passaggio agli “Scaccia” segna un momento di ricongiungimento con il popolo che in strada ti sprona a non mollare, tanto si sussurra che la salita è finita, ma non è propriamente vero. Il pubblico di qualsiasi competizione ha in comune il grande difetto di comunicare cose non vere. Come quando durante le corse in bicicletta non vedono l’ora di gridare “fra poco spiana”. Che vuol dire fra poco spiana? Che fra poco per 30 metri ci sarà pianura per poi tornare a salire per 26 chilometri?
In quel punto però non è ancora il momento di mollare, di dislivello ce n’è ancora un po’ da affrontare ma il più, effettivamente, è fatto. La Rocca torna a segnare un crocevia fondamentale. Ciò che era stata una boccata di ossigeno all’andata decreta definitivamente la fine della salita. Dopo qualche metro ci si butta, rotolando, tra i vicoli di San Leucio, Sant’Angelo, Sant’Erasmo fino all’entrata in porta nel Largo Arenara. Cominci ad avvertire il pubblico, lo speaker, l’entrata trionfale in Piazza Mazzoli gremita di verolani, atleti, dolci locali, pasta fagioli e qualche birra. Il Winter Trail anche nel 2020 ha regalato tutto ciò ai quasi 350 arrivati al traguardo. Passano pochi minuti e il popolo social comincia la “litania” dei complimenti all’Ernica Running. E’ un coro unanime, è un coro di runners emozionati da Veroli, dal percorso, dall’organizzazione, dall’ospitalità.
Non c’è che dire Winter Trail Veroli; stai diventando grande, ti hanno fatto nascere tra “pochi” intimi e ti accompagnano dove meriti di stare: nell’elenco delle gare da non poter perdere per nessun motivo.
Di Emanuele Iannarilli