Running Passion | Notizie di corsa su strada e montagna / Skyrunning  / I 2000 metri di dislivello della Skyrace At Zalut di Crego raccontati con le immagini

I 2000 metri di dislivello della Skyrace At Zalut di Crego raccontati con le immagini


Tante foto per raccontare la corsa di Crego di Premia, Skyrace At Zalut Memoria Guido Gerla, dalle profondità degli orridi di Uriezzo alla vetta della Punta del Bronzo, 2000 metri di scalata e di passione per la montagna.

Passione, cuore, anima, cervello e gambe sono quelle di Marco Tosi, che ha organizzato questo bellissimo evento di corsa in montagna. Nelle sue parole la sintesi della giornata.

E’ incredibile come si comprimano il tempo e lo spazio correndo durante una gara, soprattutto su sentieri, mulattiere, boschi e prati e alpeggi che si conoscono a memoria e che si sono da poco percorsi con falcetto, rastrello, decespugliatore, bandiere e nastri segnapercorso.

La strada che si è lentamente e faticosamente ripulita in ore ed ore di duro lavoro vola sotto i propri piedi ma le immagini catturate, gli scorci mozzafiato, il senso di intimità con certi luoghi si vivono ugualmente, anzi forse con maggior intensità che camminando pigramente per gli stessi sentieri.

E’ come se il cervello fosse iperattivo, insieme al resto del corpo, in sintonia con cuore e polmoni, capace di immagazzinare milioni di immagini durante lo sforzo; immagini che, inizialmente offuscate dalla sofferenza e dalla fatica, riemergono concrete, nitide e colorate non appena il battito cardiaco diminuisce, in perfetta dissolvenza l’una con l’altra.

E’ quello che, ancora una volta mi è successo al memorial Gerla, la gara che decisi di organizzare per ricordare l’amico Guido, alpinista, scialpinista, runner, skialper ma soprattutto amico, la cui simpatia e generosità d’animo lo hanno fatto conoscere ed apprezzare in tutti gli ambienti che ha frequentato.

La settima edizione della “At Zalut” è stata un successo; ha visto il record di 95 iscrizioni (75 alla skyrunning, 20 alla novità “Kids & Mum”) e verrà ricordata per il livello altissimo dei concorrenti.

Lo stupore dei concorrenti nel percorrere le magnifiche erosioni degli Orridi di Uriezzo, nel contemplare l’unicità della chiesetta della Maria Immacolata di Crego e nell’arrancare sul sentiero scavato tra rododendri e mirtilli  nei magici boschi di  larici sopra i Piani di Aleccio, ci hanno dato la misura del fatto che la “At Zalut” è una gara unica.

Il tempo splendido, il fresco delle prime ore del mattino e il panorama che, dall’arrivo ai 2501  metri della Punta del Bronzo, spaziava  dalle vette dell’Ossola al Monte Rosa, dal trittico Wiessmies, Lagginhorn e Fletchorn ai grandiosi 4000 dell’Oberland Bernese, hanno facilitato il nostro compito di organizzatori, per altri aspetti tutt’altro che facile, e permesso ai partecipanti e agli amici venuti a incitarli, di godere appieno dell’incanto di quest’angolo di Antigorio.

Il podio maschile ha visto nomi di spicco nel panorama nazionale; Enzo Mersi, che ha abbassato il record con il tempo strabiliante di 1 ora 35’ e 56”, ha preceduto Alex Romagnolo e Paolo Rinaldi

Tra le donne ennesima splendida vittoria di Cecilia Mora, davanti a Elisa Masciocchi e Scilla Tonetti.

Poi tutti a festeggiare al Rifugio Monte Zeus, dove i cuochi Venanzio ed Edi hanno soddisfatto 130 affamati e le premiazioni si sono svolte in un clima di simpatia e condivisione.

A proposito…….AT ZALUT è il modo dialettale e originale con cui Guido salutava gli amici.

E questo invece è il racconto di Antonella, la moglie di Marco:Se partecipi ad una corsa sei troppo dentro, troppo coinvolto per descriverla con imparzialità.Se sei un semplice spettatore, viceversa, sei troppo oggettivo e distaccato per coglierne la magia. Ma se hai visto nascere l’idea, l’hai osservata trasformarsi in realtà, ne hai seguito l’evoluzione (in senso stretto, visto che il dislivello aumenta da un anno all’altro!!!), se hai vissuto i retroscena, le lodi e le critiche, le piccole storie umane dei protagonisti di 7 edizioni, ma senza che sia opera tua, allora ecco come la vedi:   Sono ad Aleccio, a poco meno di metà gara, il ristoro è pronto, il sole lambisce la piana, ma gli atleti di testa anticipano di qualche minuto l’arrivo dei primi raggi ristoratori. Sono già molto sgranati, ognuno fa la sua corsa, ognuno si misura con se stesso oltre che con gli avversari, così diversi all’apparenza, ma accomunati dalla fatica, dalla voglia di spendersi, dal desiderio di salire, di salire ancora. Man mano che ci sfilano davanti  e si concedono un bicchiere di tè, sempre con un sorriso e una parola di rangraziamento, il mio tifo, mio bravo, alé vuol esprimere un incoraggiamento, un omaggio che meritano tutti, forse gli ultimi più dei vincitori.   Vedo Marco che spunta dal tornante (ma come, é già qui? donna di poca fede…!!), lo guardo avvicinarsi, penso a quanto si sia prodigato affinchè tutto funzioni, so quanto lo start rappresenti per lui, più che una partenza, l’apice di un impegno che è passione oltre che lavoro, gioia più che  fatica, espressione di un amore (quello per la montagna e per questa montagna ossolana in particolare) che non ha uguali, non ha rivali, non ha confini. Sono lì, anche oggi sono lì, gli porgo da bere, faccio qualche passo al suo fianco e lo accompagno con gli occhi mentre si allontana, così persa e fiera di lui come non potrei essere nemmeno se stesse vincendo l’Ultratrail del Monte Bianco!!!    I runners si susseguono, il sole si sposta verso lo zenit di un cielo terso che premia l’ardire di questi piccoli uomini in corsa. Arrivano e spariscono anche le poche donne in gara, dopo essersi guadagnate lodi e incitamenti più calorosi rispetto ai colleghi maschi (ma in questi casi non ci arrabbiamo per il mancato rispetto della par condicio, no??) In men che non si dica sono passati tutti, anzi dal traguardo stanno già scendendo alla spicciolata i finishers, il volto acceso per la soddisfazione, pronti adesso a condividere il racconto della salita con noi comuni mortali che non sappiamo volare. Si raccolgono gli avanzi, si beve un ultimo sorso alla fonte e si torna al Rifugio perchè, insomma, ci sono 100 persone con una fame da lupi da far pranzare!   E lì trovo le mie bambi, Beatrice e Carolina, reduci dalla versione corta mum & kids alla sua prima edizione. Mi saltano addosso, ridono, si vantano della loro prestazione, con quei pomelli rossi sembrano due Heidi (beh, certo, se solo Heidi indossasse il body della Arc…), mi vogliono raccontare ogni metro da Santa Lucia a Crego: parlano a raffica, come sempre, litigano per ottenere l’attenzione, come sempre, ma nell’arco di 3 minuti sono già sparite, come sempre, in giro per il paese a giocare con gli altri bambini.   Un ragazzo che non conosco mi si avvicina, zoppica un pochino, mi dice che sente le gambe di piombo, è dispiaciuto perchè deve tornare subito a casa, ma ci tiene a farmi una confidenza: quest’anno ha spostato le ferie per non perdersi la gara. Me lo dice un pò impacciato, un pò goffo, mi fa tenerezza. Grazie, siamo contenti, gli rispondo, mi raccomando, non mancare l’anno venturo! At zalut.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.