Alessia racconta il Tor des Geants della mamma Marina
Perché se non lo vivi, non lo conosci. Stiamo parlando del Tor des Geants, che prima di essere una gara è un viaggio, un’avventura, una condivisione di fatica, sudore, difficoltà, ma anche di gioia, meraviglia e stupore nell’osservare i sentieri e le montagne percorrendo le due alte vie della Valle d’Aosta.
Così, per il secondo anno consecutivo, l’aquila rosa Valetudo Marina Plavan, si presenta al via. Sono le ore 10:00 di domenica 13 settembre, diluvia. I concorrenti sembrano tanti pinguini sotto i loro k-way e mantelline cercando di non bagnarsi troppo e sopravvivere a quella prima prova che sottopone loro questo Tor des Geants. L’emozione è tanta, la musica è alta e i cuori battono forte. Il Tor des Geants 2015 è partito. Bisogna affrontare i primi colli per raggiungere il primo punto di controllo presso la Thuile, dove un timido sole fa capolino dietro le nuvole. Marina sta bene, è in terza posizione tra le donne, scappa via veloce. Superato il Rifugio Deffeyes, Passo Alto e il Col Crosatie eccola arrivare a Valgrisanche, prima base vita posta al 48esimo km, in quinta posizione femminile. Sono le 19,30, la base vita è caotica e pullula di atleti intenti a rifocillarsi e prepararsi per la prima lunga notte di Tor, c’è chi deve già ricorrere a medicazioni e chi decide di fermarsi a riposare per qualche ora. Marina si cambia in fretta e riparte subito, è fresca e non vuole perdere tempo, inizia così la salita verso il Col Fenetre mentre cala il buio.
In questa lunga notte si affrontano i tre colli più alti del Tor des Geants: Col Fenetre, Col Entrelor e il Col Loson. Il meteo è brutto, piove in basso e nevica in alto, ci sono lampi e tuoni, fa molto freddo. Viste queste condizioni meteo estreme dalle 04:00 alle 07:00 la gara viene sospesa, e la nostra atleta si trova a Eaux Rousses in una grandina condivisa con altri ad aspettare questo stop. Non appena l’organizzazione da il via libera, Marina riprende la strada per affrontare il Col Loson innevato e giungere alla base vita di Cogne. A Cogne spunta un timido sole e Marina dopo una pausa pranzo a base di prosciutto, fetta di tacchino e patate, si libera dei vestiti bagnati e parte in pantaloncini per salire al rifugio Sogno, al Rifugio Dondena e scendere poi verso Champorcher. A Champorcher entra nel ristoro quarta donna, non si ferma molto, e riparte veloce come un missile per non farsi raggiungere dalla ragazza francese che la segue a ruota. Lunga discesa verso Donnas, non facile il primo tratto e su asfalto il secondo tratto. La notte avanza e gli atleti si vedono costretti a accendere le loro frontali per vedere il percorso. La base vita di Donnas significa caldo, doccia, cibo e massaggi. Marina si ferma un’oretta per riposarsi, rifocillarsi, farsi massaggiare e poi ripartire, sempre in quarta posizione nella classifica femminile per raggiungere Sassa.
A Sassa, come lo scorso anno, si ferma a dormire un’oretta, per poi ripartire e inseguire le donne che nel frattempo l’avevano superata. La notte lascia il posto al giorno e dopo il rifugio Coda, all’ora di pranzo eccola sbucare dal sentiero che porta a Niel, un bellissimo angolo di paradiso, con un’accoglienza davvero unica. Saluta agitando la mano, sembra felice, non sembra stanca, è ancora bella lucida e ci racconta dove ha superato le altre donne che l’avevo passata mentre lei dormiva. Il Tor si porta a termine con le gambe, con la testa, con mille strategie diverse, ma soprattutto con il cuore. Mezzo panino a Niel, che ovviamente finisce Mambo, quel cane che ormai tutti conoscono, e grazie al quale la nostra atleta viene tifata con le parole “forza mamma di Mambo”. La merenda di martedì sera è a Gressoney, la base vita successiva. E’ stanca in volto, ma non nel fisico. Mangia merenda con marmellata, yogurt, una brioche e della frutta, si fa una bella doccia calda, chiacchiera con tutti gli atleti e con i massaggiatori che cercano di farle provare un po’ di sollievo dai dolori alle gambe. Ha un tallone arrossato, ma niente vesciche o bolle ai piedi. Tutto bene, tutto procede bene. Dopo circa un’oretta di pausa riparte ed è sempre in terza posizione, mantiene. Deve ora affrontare la salita all’ Alpenzu, passare da Cuneaz per raggiungere l’abitato di Saint Jacques. E’ in anticipo rispetto allo scorso anno, nonostante le tre ore ferma a Eaux Rousses per decisione dell’organizzazione. Al punto di controllo al Crest è 36a assoluta, seguita a breve dalla quarta donna. E infatti nella discesa su Saint Jacques si fa sorpassare, forse a causa di un piede che la da fastidio. Ha una caviglia gonfia. Chiede il ghiaccio, e si mette a dormire 1h30. E’ stanca, deve recuperare. Insieme a lei c’è l’australiana Baker a dormire. Mentre Marina dorme 1h30, l’australiana fa un microfono di 10 minuti e riparte. Strategie diverse. Ristorata da un buon sonno riparte nel cuore della notte per guadagnare terreno sia sulla Baker sia sull’atleta francese davanti a lei, e arriva per colazione alla base vita di Valtournanche, dove dopo aver mangiato qualcosa velocemente e aver appreso che la terza donna era poco più avanti di lei, scappa via alla volta del rifugio Barmasse dove la raggiunge e la supera. Pioviggina, fa molto freddo in alto e c’è vento. Passa al Bivacco Reboulaz, al Rifugio Cuney per arrivare chiacchierando con un ragazzo francese a Oyace nel tardo pomeriggio. E’ stanca, e dice che è stata fortunata a trovare questo ragazzo con il quale ha fatto un lungo pezzo di cammino. Il Tor des Geants è anche questo, incontri, persone, condivisione, aiuto. Mangia, beve un caffè e tentenna un po’ prima di ripartire. Non vorrebbe affrontare la salita successiva da sola, ma dopo mezz’oretta prende coraggio e esce dal ristoro per incamminarsi sul sentiero. La caviglia quasi non da più fastidio, ma sopraggiunge un po’ di mal di stomaco, dovuto forse al freddo. Stringe i denti, è in terza posizione, non può mollare, è in linea con il suo obiettivo delle “meno 100 ore”, non può mollare.
Alle ore 20:00 di mercoledì sera arriva la decisione dell’organizzazione di fermare la gara. Le condizioni meteo, soprattutto la fitta nebbia e il freddo rigido non permettono di proseguire in sicurezza. Marina arriva poco prima di mezzanotte presso la base vita di Ollomont, mancano circa 50Km a Courmayeur, poco. Il traguardo è vicino, ma la gara, dopo una notte di riposo per tutti gli atleti, è definitivamente fermata. La classifica congelata così come gli atleti sono arrivati nelle varie basi vita. I giganti hanno finito la loro fatica, i giganti hanno affrontato intemperie, freddo, pioggia, neve, vento, nebbia, ma hanno trovato amici, persone come loro, passioni in comune, volontari, assistenti, hanno trovato il vero spirito del Tor des Geants. Ed è così che Marina corona un suo piccolo sogno, è la terza donna del Tor 2015, dietro nomi importanti come Denise Zimmermann e Lisa Borzani.
Il Tor des Geants 2015 è dunque concluso. E la tanta fatica provata, il freddo e le intemperie affrontate lungo il percorso passano in secondo piano rispetto alle emozioni che suscita quest’esperienza speciale: la vista di paesaggi mozzafiato, magari condita ai colori unici di un tramonto o un’alba; la solidarietà tra i Giganti che si aiutano a vicenda tramite sorrisi ed incoraggiamenti per proseguire di tappa in tappa; la disponibilità di volontari ed assistenti; l’affetto e i calorosi incoraggiamenti del numeroso pubblico accorso sul percorso per ammirare le imprese degli atleti.
Tutto questo è il Tor. E’ questo che lo rende speciale, affascinante ed ambito da atleti provenienti da tutto il mondo. Un’esperienza unica. Un’esperienza da Giganti.
Di Alessia Beux