Alimenti funzionali: vantaggi, preoccupazioni e sfide
Gli alimenti funzionali possono essere considerati i cibi interi, arricchiti o potenziati in grado di fornire benefici alla salute oltre ad assicurarci i nutrienti essenziali ( ad esempio vitamine e minerali ), quando sono consumati a livelli efficaci come parte di una dieta varia ed equilibrata.
Gli alimenti funzionali, oggi, rappresentano una delle aree più intensamente studiate e ampiamente promosse nelle scienze alimentari e nutrizionali. Tuttavia, bisogna sottolineare che questi cibi non sono alimenti magici o delle panacee per le cattive abitudini di salute; la dieta è solo un aspetto di un approccio globale alla buona salute.
Il principio “lascia che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo” è stato abbracciato 2500 anni fa da Ippocrate, il padre della medicina. Tuttavia, questa filosofia del “ cibo come medicina” cadde nel buio nel 19° secolo con l’avvento della terapia farmacologica. Soltanto nel 1900, il ruolo della dieta tornò in primo piano nella prevenzione delle malattie e nella promozione della salute.
Mentre nei primi anni 50 l’attenzione scientifica è stata rivolta sulle carenze di nutrienti o sulla sottonutrizione, negli anni 70, questa enfasi , si è spostata nella direzione opposta, ossia le malattie legate alla sovranutrizione.
Iniziò così una lunga serie di linee guida sulla salute pubblica, tra cui gli obiettivi dietetici, sottolineando l’importanza di consumare una dieta in grado di ridurre il rischio di malattie croniche, come malattie cardiache, osteoporosi, diabete e ictus.
Gli scienziati hanno iniziato ad identificare i componenti fisiologicamente attivi negli alimenti derivanti da piante e animali, noti come sostanze fitochimiche e zoochimiche.
Questi eventi, insieme ad una popolazione anziana e attenta alla salute, a cambiamenti nelle normative alimentari, a numerosi progressi tecnologici e a un mercato maturo per l’introduzione di prodotti per la salute , si sono coalizzati negli anni ’90 per creare la tendenza che ora è conosciuta col nome “alimenti funzionali”.
Tutti gli alimenti sono “funzionali” perché forniscono gusto, aroma e valore nutritivo. Tuttavia, ora, gli alimenti vengono esaminati in modo intensivo per i loro eventuali effetti benefici fisiologici, in grado di ottimizzare la salute.
Il concetto di alimenti funzionali si è sviluppato la prima volta in Giappone negli anni ’80 quando, di fronte ai costi crescenti dell’assistenza sanitaria, il Ministero della Salute e del Welfare ha avviato un sistema per approvare determinati alimenti con benefici sanitari documentati nella speranza di migliorare la salute della popolazione nazionale. Nel 2002, quasi 300 prodotti alimentari avevano ottenuto il sigillo speciale di FOSHU.
Negli Stati Uniti, nel 1994, il Food and Nutrition Board della National Academy of Science ha definito gli alimenti funzionali come “ qualsiasi alimento o ingrediente alimentare modificato che possa fornire beneficio per la salute oltre ai nutrienti tradizionali che contiene”.
Un altro termine spesso usato, anche se meno favorito dai consumatori, è “nutraceutici “, un termine coniato nel 1991 dalla Foundation for Innovation in Medicine per fare riferimento a quasi tutti i componenti bioattivi che offrono benefici per la salute.
Secondo le più recenti statistiche, 5 volte su 10 le principali cause di morte sono legate alla dieta, per esempio le malattie coronariche, il diabete, alcuni tipi di cancro, l’ictus e l’aterosclerosi.
Gli alimenti incriminati sono principalmente gli zuccheri, i grassi saturi, il colesterolo, il sodio e il relativo basso contenuto di grassi insaturi, cereali, legumi, frutta e verdura.
Per poter affermare che un alimento abbia effetti benefici sulla salute occorre basarsi su solide prove scientifiche, anche se molto spesso ci si basa sulle cosiddette “ prove emergenti “ per la loro commercializzazione.
Per quello che riguarda gli alimenti funzionali di origine animale, probabilmente, la classe più studiata è quella relativa agli acidi grassi omega 3, che si trovano nei pesci grassi come il salmone, tonno, sgombro, sardine e aringa.
I due principali acidi grassi omega 3 sono rappresentati dalle sigle EPA e DHA e sono stati presi in considerazione i loro effetti fisiologici in alcune importanti patologie, dimostrando un grande beneficio soprattutto per la salute del cuore, rispettando le dosi consigliate di circa 2g al giorno.
Un’altra classe di componenti fisiologicamente attivi che ha ricevuto una crescente attenzione negli ultimi anni è quella dei probiotici, definiti come “microrganismi vitali che sono benefici per la salute umana”. Per primo fu il premio nobel Metchnikoff a dimostrare che i batteri lattici contribuivano alla longevità dei contadini bulgari e da quel momento la ricerca si è allargata portando alla luce numerosi ceppi di Lactobacilli che sono stati incorporati in molti alimenti oltre che nei numerosi integratori presenti in commercio. I principali effetti fisiologici riguardano la funzionalità dell’intestino, la funzione immunitaria, le allergie, la salute dello stomaco e quella urogenitale e altri.
Più recentemente, gli sforzi della ricerca si sono concentrati sui prebiotici, cioè sugli ingredienti alimentari non digeribili che influiscono positivamente sul microbiota intestinale. I prebiotici sono dei carboidrati a catena corta come inulina e fruttooloigosaccaridi e sono preziosi alleati con i probiotici nel difendere la nostra preziosa flora batterica.
Ancora più nuovo il concetto di simbiotici, ossia, miscele di probiotici e prebiotici che agiscono sul microbiota intestinale stimolandone la crescita e la sopravvivenza.
Numerosi alimenti vegetali o componenti fisiologicamente attivi derivanti da piante sono stati studiati per il loro ruolo nella prevenzione e nella salute delle malattie.
Tuttavia, solo un piccolo numero di questi ha avuto una documentazione clinica sostanziale dei loro benefici. Un numero ancora più piccolo ha superato la rigorosa approvazione da parte della Food and Drug Administration e tra questi ci sono la fibra solubile di psillio, la proteina di soia, l’acido sterolico, mentre alcuni alimenti che hanno una ricerca clinica in crescita sono i mirtilli, l’aglio, le noci, l’uva e il cioccolato.
Negli ultimi anni stanno aumentando i dati epidemiologici sui benefici di molti altri alimenti di origine vegetale, tra cui il tè verde (catechine), il licopene ricavato dai pomodori, e i carotenoidi come luteina e zeaxantina da verdure a foglia verde.
La luteina ha dimostrato di avere una spiccata capacità di neutralizzare i radicali liberi che possono danneggiare gli occhi, pertanto un’alimentazione ricca di carotenoidi con luteina può ridurre la probabilità di sviluppare la cataratta e la degenerazione maculare senile. Buone fonti di luteina includono verdure a foglia verde come spinaci ( 7,4mg/100g) e cavolo cotto(14,4 mg/100g).
La legislazione prevede delle norme molto severe per approvare un alimento o un integratore alimentare come salutistico e, in particolare:
_ descrizione del ruolo di un ingrediente nutritivo o dietetico destinato ad influenzare la salute umana
_ caratterizzare il meccanismo documentato mediante il quale un alimento o un integratore agisce
_ descrizione del benessere generale derivante dal consumo di un ingrediente nutritivo o dietetico
_ richiesta di un beneficio correlato ad una malattia classica da carenza di nutrienti.
Inoltre, le affermazioni su un alimento o un integratore devono includere una indicazione di come il nutriente influenza la struttura o la funzione del corpo.
Nell’ultimo decennio, numerosi sondaggi hanno indicato che un numero crescente di consumatori si assume la responsabilità della propria salute e del proprio benessere rivolgendosi sempre di più alla propria dieta considerando la dispensa della cucina come l’armadietto dei medicinali.
L’aspetto preoccupante è che molti si affidano a internet per avere le informazioni su come impostare una dieta o come curare i propri sintomi andando alla ricerca di integratori che potrebbero, però, avere effetti secondari. È molto importante avere un supporto e dei pareri da parte di un professionista sia sugli alimenti funzionali sia sugli integratori e per affrontare al meglio ogni situazione riguardante la salute.
I consumatori devono rendersi conto che i cibi funzionali non sono un “ mirino magico” o una panacea per le cattive abitudini di salute. Non ci sono cibi buoni o cibi cattivi ma solo buoni e cattivi modelli dietetici. La dieta è solo un aspetto di un approccio globale allo stile di vita per una buona salute, che dovrebbe includere esercizio fisico regolare, eliminazione di abitudini dannose come il fumo, riduzione dello stress, mantenimento del peso corporeo sano.
Solo quando tutti questi aspetti verranno affrontati, gli alimenti funzionali diventeranno parte importante di una strategia efficace per massimizzare la salute e ridurre il rischio di malattie.
Una vasta ricerca è, attualmente, diretta ad aumentare la nostra comprensione degli “alimenti funzionali”. Gli istituti accademici di tutto il mondo stanno dedicando sostanziali sforzi per identificare alimenti funzionali e integratori nella speranza di prevenire o ottimizzare la salute e malattie croniche importanti.
Una disciplina emergente che avrà un profondo effetto sugli sforzi futuri di ricerca e sviluppo degli alimenti funzionali è la nutrigenomica, che studia l’interazione tra la dieta e lo sviluppo di malattie basate sulla genetica di ogni individuo.
Di D.ssa Cedrino Emanuela, Farmacista Esperta in Nutrizione, Consulente in alimentazione umana