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Allenamento : i lavori ad indirizzo misto


Gli allenamenti che vanno a sollecitare più meccanismi contemporaneamente, sono di forma complessa ed offrono condizionamenti preziosi. A livello energetico hanno risvolti mirati alle gare di impatto qualitativo-resistente.
C’è, infatti, da considerare che questi allenamenti hanno una forte incidenza anche sul piano della quantità. In effetti, oltre al carico di qualità c’è una notevole quantità poiché fra riscaldamento, prove, recuperi e defaticamento divengono sedute molto consistenti.
Bisogna sempre tener presente che quando si utilizzano carichi misti, c’è da valutare con attenzione gli stimoli che si vogliono preferire. Per questo motivo i diversi mezzi allenanti inseriti all’interno della seduta devono essere dosati in modo attento. Ad esempio in un fondista la percentuale di lavoro prevalentemente aerobico all’interno della sessione dovrà essere più incidente. Il maratoneta si troverà spesso a correre le prove veloci inserite in un training misto, cercando appunto un contesto che miri a sviluppare al meglio le proprie finalità.
Ritengo sia giusto non snaturare quelle che sono le caratteristiche dell’atleta ed è per questo che i training misti aiutano a sviluppare qualità nuove assieme ad altre già esistenti. È un sistema che si può utilizzare per accrescere i carichi di allenamento, ma senza forzare in modo eccessivo verso aspetti nuovi. Questi tipi di allenamento possono quindi servire per introdurre lo sviluppo di nuovi adattamenti, ma modulando le sezioni di lavoro che l’organismo già conosce.
Un ulteriore aspetto che secondo me è da prendere in considerazione è il tipo di superficie sulla quale si corrono determinati allenamenti. Infatti, quando si mettono prove per favorire la fase veloce e la decontrazione, è fondamentale eseguirle su fondi scorrevoli. Invece se cerchiamo un buon carico sia energetico sia muscolare, la scelta dovrà cadere su tracciati dalle caratteristiche più impegnative.
Una proposta interessante può essere quella dell’alternanza del terreno sul quale si corre all’interno del solito mezzo allenante. Se ad esempio il podista corre un medio ad una determinata andatura su asfalto e poi passa ad una superficie più impegnativa, noterà che per mantenere il solito ritmo le frequenze cardiache si sposteranno verso l’alto. Molte gare prevedono percorsi misti; è secondo me importante oltre a combinazioni di mezzi nel singolo allenamento, anche l’alternanza dei tracciati. L’ideale è trovare dei circuiti che presentano una struttura non omogenea.
Le esercitazioni che prevedono la miscela di vari mezzi, stimolano nell’organismo reazioni che mirano alla resistenza specifica.
Non bisogna mai perdere di vista l’obbiettivo finale e cioè la gara. In fase di impostazione dei piani programmatici deve sempre essere presente il cammino da seguire. I combinati non sono altro che la naturale evoluzione degli allenamenti base.
La fantasia del tecnico contribuirà a suggerire proposte accattivanti al proprio atleta in modo da farlo allenare con la mente libera, piena di motivazioni e con la spontanea conseguenza di ottenere il massimo profitto dall’allenamento.

Massimo Santucci – www.santuccirunning.it

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.