Ancora una tragedia nelle gare di trail: muore un concorrente alla Diagonale des Fous nell’isola de La Reunion
Non passerà alla storia per la vittoria di Kilian Jornet Burgada in 26h33’10”, l’edizione 2012 della Diagonale des Fous nell’isola de La Reunion, la corsa di 163 km e 9500 metri di dislivello, che attraversa l’isola passando per le vette. Una tragedia ha colpito la gara, la morte di un concorrente, caduto in un dirupo alle 3 di notte e morto in seguito alle conseguenze della caduta. E’ la quarta volta che accade in un mese, dopo un decesso per ipotermia durante la corsa Ultra Trail Cavalls del Vent sui Pirenei Catalani, un altro per arresto cardiaco durante il Tenerife Blu Trail e un altro decesso per malore al Tartufo Trail in provincia di Parma. Tutte gare di Ultra Trail, quindi con chilometraggi vicino o oltre i 100 km, in montagna, in ambiente severo, con una parte di gara da correre di notte, spesso dopo un buon numero di ore di corsa già sulle gambe e quindi di stanchezza che aumenta progressivamente. In un precedente articolo scritto in occasione dell’incidente all’ Ultra Trail Cavalls del Vent sui Pirenei Catalani, il racconto degli incidenti mortali durante i trail in montagna, dal 2008 a oggi, già sembrava un bollettino di guerra, gli eventi funesti degli ultimi giorni hanno rincarato la dose.
Ma dove sta correndo il movimento trail?
La crescita esponenziale del movimento, in fatto di gare, di chilometraggi e dislivelli, di numero di partecipanti, giustifica forse l’aumento di unghie nere, ma non scherziamo sulle vite umane. La ricerca dell’estremo non deve portare a questo tipo d’incidenti. La corsa trail in montagna non è alpinismo, sport dove si sa che il rischio zero non esiste e gl’incidenti sono all’ordine del giorno. Ma quando si parla di gare, ben più pericolose di una corsa trail, come quelle di scialpinismo, al massimo succede qualche distorsione o qualche costola incrinata. L’organizzazione ha il compito di far gareggiare i concorrenti salvaguardandone l’incolumità, mettendone in sicurezza passaggi critici, tipo canali e creste, bonificando il terreno dalle valanghe e facendo disputare le gare negli orari più consoni.
Ma se si propongono gare in cui correre una notte intera, magari dopo 100 km fatti di giorno, sembra la cosa più normale del mondo, manco fossero delle notturne estive di 5 km, e manco fossero tutti corridori a livello di Kilian, siamo sicuri di non andare incontro a rischi non più gestibili nell’ambito di una contesa agonistica? La vita umana non ha prezzo, perderla per una gara di corsa è assurdo. Se non lo capiscono gli organizzatori, forse sarà meglio che ci riflettano i corridori.