Caporaso ok dopo tre round. Più forte della pioggia
Le prime tre tappe dell’impresa di Enzo Caporaso sono filate lisce come…l’acqua.
La pioggia è stata infatti protagonista in tutte e tre le 100 km che Caporaso ha corso da domenica 13. Domenica, durante il primo round, l’acqua ha imperversato violentemente, ma solo per un’ora circa. L’atleta torinese sembra però non averne assolutamente risentito ed è riuscito a chiudere la sua prestazione in 11 ore e mezza circa, un tempo al di sotto della media prevista dal podista stesso prima dell’inizio del’impresa.
È stato invece più duro il secondo tentativo, quello di lunedì. Un acquazzone ha obbligato Caporaso a fermarsi perché la sua violenza e il suo perdurare non consentivano di correre in maniera normale. Il cronometro, perciò, alla fine ha fatto segnare un tempo nettamente superiore al giorno precedente a alle medie previste: quasi 15 ore.
Più tranquilla la prova di martedì, anche se il maltempo e la pioggia non hanno mai abbandonato Enzo durante il suo tragitto all’interno del parco Ruffini. L’acqua scende solo per un’ora circa, poi il cielo resta completamente coperto continuando a minacciare e lasciandosi scappare ogni tanto qualche goccia, ma offrendo così una temperatura ideale per correre.
Guardando Caporaso da vicino durante la sua prestazione, dopo già dieci ore di gara, non sono poi così evidenti i segni della stanchezza. Le gambe, certo, sono un po’ pesanti, ma il suo viso pare sereno e disteso. Tant’è che alla semplice domanda «Enzo, come va?», lui risponde con un sorriso e una battuta: «Stavo meglio qualche giorno fa».
La sua è una corsa solitaria, ogni tanti qualcuno lo affianca per pochi chilometri, ma nella maggior parte del tempo Enzo è solo con sé stesso. Chissà cosa gli passa per la testa, quella testa che dovrà essere più forte delle gambe per portare a termine una scommessa che è davvero un’impresa.
Tutto ok comunque dopo le prime tre giornate, nonostante il maltempo che ha fatto cadere un considerevole quantitativo di acqua su Torino e il parco Ruffini, luogo che forse, da domenica prossima in poi, Caporaso sentirà ancora più suo.
Marco Ceste