Correre nel grande vuoto, il deserto raccontato da Marco Olmo
Un caso letterario oltre che un fenomeno sportivo. Parliamo di Marco Olmo, protagonista da anni delle corse più estreme del mondo, dall’Ultra Trail Mont Blanc alla Marathon des Sables, che oltre ad aver corso un numero incredibile di chilometri su montagne e deserti di mezzo mondo, ha anche scritto quattro libri e su di lui hanno realizzato due film e una canzone.
L’ho intervistato più volte, ma solo leggendo questo suo ultimo libro, “Correre nel grande vuoto”, ho capito.
Ho capito perché un figlio delle Langhe e della provincia “Granda”, la provincia di Cuneo, è così innamorato del deserto. Lui che si richiama al “Mondo dei vinti”, il libro di Nuto Revelli che meglio di ogni altro ha fotografato nel dopoguerra la vita contadina delle Langhe, le colline cuneesi sovrastanti Alba, la città dove è nato Marco Olmo 70 anni fa’, prima di trasferirsi piccolo con la famiglia a Robilante ai piedi delle montagne, che poi sono sempre state la sua palestra d’allenamento.
Ho capito leggendo la prima frase della prima pagina del libro: “Io ho il mal di deserto”. E ancora “Io, il sole, la sabbia e la mia ombra. Solo il deserto ti può dare quest’emozione. Impossibile provarla in una maratona cittadina…Impossibile provarla anche in montagna…No il deserto è un’altra cosa..in alcuni tratti sembra l’inferno in terra. Ma al mondo, per me, non c’è posto migliore per correre.”
E continuando a leggere il libro, il deserto arriva nella vita di Marco e della moglie Renata, non attraverso un pettorale, una gara, ma attraverso un viaggio organizzato in Tunisia, attraverso i finestrini di un’auto, “per uno che a malapena era riuscito a vedere il mare”. Da quel momento il deserto sarebbe stato il destino di Marco Olmo. Figurarsi quando nel 1996 ricevette una telefonata, dal vicino di valle Dario Viale che gli comunicava di dover rinunciare alla Marathon des Sables e di aver fatto il suo nome come sostituto. Con Viale aveva vinto la mitica gara di scialpinismo “Tre Rifugi”, Viale era l’uomo del record del Monviso (battuto solo l’anno scorso da Bernard Dematteis), e il fatto che lo avesse indicato come suo sostituto l’aveva inorgoglito e preoccupato allo stesso tempo. Fu terzo al traguardo di quella Marathon des Sables, tra lo stupore generale, la prima delle 22 edizioni corse, e 10 anni dopo avrebbe fatto doppietta all’UTMB, l’Ultra Trail Mont Blanc, la gara di trail running più famosa del mondo. Ma il libro è da leggere non per le cronache sportive dei suoi tanti successi sulla sabbia dei deserti attraversati, quanto per le emozioni che trasmette, come quando intervistato risponde con poche, ma profonde parole.
“Per me correre nel deserto significa poter correre da solo, con soltanto le dune all’orizzonte, nel grande vuoto…Finchè il corpo me lo consentirà, io correrò. D’altronde gli animali fanno così, corrono fino all’ultimo respiro.”
Correre nel grande vuoto è un libro di Marco Olmo, edito da Ponte alle Grazie, di 183 pagine al costo di 14,90€