Correre e vivere, skyrunning e scialpinismo raccontati da Bruno Brunod, Jean Pellissier e Xavier Chevrier – Issime (AO)
Serata organizzata nello splendido salone pluriuso di Issime, dalla locale Pro Loco e dallo Sci Club Mont Nery del presidente Lele Panza. Protagonisti tre icone dello skyrunning, della corsa in montagna e dello scialpinismo mondiale, tre personaggi che portano alta la bandiera della Valle d’Aosta sui palcoscenici internazionali di questi sport di montagna. Questa sera il palcoscenico era reale e con le interviste che ho avuto il piacere e l’onore di fare ed i filmati delle loro imprese, si sono raccontati i grandi eventi agonistici di questi due sport con un ideale passaggio di testimone tra i tre protagonisti.
Chi come Bruno Brunod ha scritto pagine epiche nelle competizioni di skyrunning di mezzo mondo e soprattutto i grandi record sul Cervino, il Kilimangiaro e l’Aconcagua, ha iniziato in modo romanzesco a praticare gli sport di resistenza. A 16 anni era in un alpeggio con il nonno, quando un turista di passaggio gli regalò una rivista con la storia di Fausto Coppi, il “Campionissimo” del ciclismo (di cui l’altro ieri si celebrava il 53° anno dalla tragica scomparsa). La lettura di quell’articolo gli accese la passione per il ciclismo, che iniziò a praticare in modo ruspante ma determinato, fino ad arrivare a pedalare in squadra con Claudio Chiappucci “El Diablo” del ciclismo anni ’90, che arrivò a definirlo il più forte scalatore mai incontrato. Ma il ciclismo non era il suo ambiente e dopo un anno nei dilettanti torno nella sua Chatillon a lavorare come muratore. Poi la folgorazione, l’incontro con la corsa in montagna e dopo le prime gare in Valle d’Aosta, la svolta con la prtecipazione alle prime gare di skyrunning. Abbiamo ripercorso la storia della disciplina, con la genesi delle prime gare, gare in cui si salivano e scendevano i 4000, come la Cervinia-Breithorn, l’Alagna-Capanna Margherita e soprattutto l’Aosta Becca di Nona, gara in cui partendo dal centro di Aosta si sale in vetta alla Becca di Nona a quota 3150 metri per ritornare in città. E ancora la gara in Messico sul vulcano spento Ixtachiuatel a 5500 metri di quota, al termine della quale Bruno si aggiudicò la prima Coppa del Mondo di Skyrunning nel 1996, successo bissato nel 1998 con la vittoria a Cervinia del primo Campionato Mondiale. Ma la leggenda di Bruno è legata alla montagna simbolo di Cervinia, il Cervino: salita e discesa dalla piazza della chiesa alla croce di vetta e ritorno in 3h14′, un tempo incredibile anche per il più allenato e preparato degli alpinisti. Ma 3 anni di preparazione e 34 ascensioni gli consentirono di abbassare di oltre un’ora il precedente record e di guadagnarsi ammirazione e rispetto da parte di tutto il mondo alpinistico.
A Jean Pellissier, compagno di tante corse e avventure di Bruno, la parte scialpinistica della serata, che ha preso il sopravvento sui tanti successi podistici da lui ottenuti, con il racconto dei 5 podi alla gara delle gare, il Trofeo Mezzalama, vinto nel 2007. Sul filmato di quell’edizione vittoriosa il suo racconto di 15 anni di scialpinismo, con particolari e aneddoti sui tanti campioni che l’hanno accompagnato non solo al Mezzalama: il compianto Stephane Brosse e Guido Giacomelli su tutti.
Come in una gara a staffetta, il testimone ideale passa quindi al più giovane della serata, quel Xavier Chevrier che a soli 22 anni corre forte per davvero e ha un palmares incredibile nella corsa in montagna, fatto di medaglie importanti a Campionati Mondiali ed Europei senior con la maglia azzurra e a titoli mondiali e italiani conquistati da junior e quest’anno da promessa under 23. Ma il futuro è sicuramente dalla sua parte, per quello che tutti i tecnici italiani considerano uno dei più grandi talenti della corsa in montagna di sempre. E visto che Bruno e Jean l’hanno praticamente adottato, chissa che presto non lo vedremo alla partenza di qualche skyrace, magari capace di spodestare dal trono il re incontrastato della specialità in questi anni: Kilian Jornet Burgada.
Nel finale di serata anche il filmato Everest Vitesse 2005, con il tentativo di salita a tempo di record della montagna più alta del mondo. Presente in sala anche Claudio Bastrentaz, capo spedizione di una grande squadra di guide valdostane che supportarono Bruno Brunod nel suo tentativo di record. Una grande squadra e un grande atleta non furono sufficienti a raggiungere l’obbiettivo, il tentativo si fermò a 8150 metri di quota, perchè andare oltre avrebbe potuto significare perdere la vita. Proprio da questo racconto emerge forte l’umanità di Bruno, nel aver saputo accettare la volontà della montagna che quel giorno non gli aveva consentito di passare a causa del forte vento sopra i 7000 metri.
Sette anni sono passati da allora, in cui Bruno ha lasciato il mondo della corsa, per dedicarsi alla famiglia e al lavoro a tempo pieno, ma in questo 2013 una nuova sfida si profila all’orizzonte, non più dall’altra parte del mondo, ma sulle montagne e sui sentieri di casa: il Tor des Geants. Secondo le sue dichiarazioni parte per finirlo, ma chi conosce la sua caparbietà ed i suoi mezzi fisici non fa fatica a pronosticargli un ruolo da protagonista.
La corsa come la vita, un’avventura da vivere fino in fondo.