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Courchevel-Xtrail 53 km e 8800 metri di adrenalina


di Carmela Vergura

Adrenalina è: partire alle 4.30 del
mattino con le pile frontali, salire a fianco dei trampolini olimpici, su un
binario di fiaccole. Emozione è: essere qui, in mezzo ad altri 180 trailer che
stanno per affrontare 53 km di gara con 8800 metri di dislivello. Ammirare è:
osservare,  applaudire la perfetta
organizzazione dei francesi che hanno preparato questo trail. Incantarsi
è:  ammirare le montagne della Savoia,
avvertendo il clima sportivo di festa che aleggia nell’aria.Sono le 15.00 di sabato 7 agosto
quando arriviamo nella zona di Courchevel Praz, a 1400 metri di altitudine. Famosa
località di montagna, Courchevel, è situata nella Savoia, esattamente nel comprensorio
sciistico Trois Vallèe, considerata  come
la  più grande area ski del mondo.  Nel 1992 è stata sede di competizioni
olimpiche per il salto dal trampolino. Il mio sguardo rimane estasiato davanti
a queste strutture che, ancora oggi sono perfettamente integre e funzionanti.

Una lingua di montagna è stata
scavata per fare posto alle strutture dei salti. Non ci si rende conto del
deturpamento naturale, anzi, sembra un qualcosa voluto dalla stessa montagna.

I francesi, che in quanto a
fantasia non ne hanno di meno degli italiani, hanno previsto, in occasione di
questo trail,  una serie di competizioni
di contorno. La fantasia dei nostri amici d’oltralpe è stata quella di organizzare
anche una gara a cronometro, salendo
sulla montagna sino ad arrivare al trampolino più alto.

Il gonfiabile dello sponsor
principale ODLO invitava i trailer e gli accompagnatori ad entrare nel campus
sportivo, da una parte il gazebo del ritiro pettorali, dall’altra un grosso
tendone con gli stands di altri sponsor e  inviti a gare.

Giunta alla sua sesta edizione,  l’ xtrail ha visto aumentare il numero dei
partecipanti. Questa gara, insieme all’XTrail di Cervinia hanno creato un
circuito Challenge. L’idea del challenge è nata dai  Coureurs des Cimes,
l’associazione che organizza i trails di Courchevel e, con gli amici delle 
prestigiose stazioni alpine di Cervinia (Italia) e Crans Montana (Svizzera)
per  gettare le basi di un gemellaggio sportivo che ha debuttato appunto
nell’estate 2010.

Agli inizi del mese di luglio 2011, i trailers di Crans Montana dovrebbero
unirsi ai loro amici con due corse a scelta che porteranno ai piedi dei
ghiacciai.

Questa idea è stata accolta
positivamente, riesce a unire dei bellissimi posti nel movimento sportivo dei
trail di differenti nazioni. Per l’occasione a Courchevel sono stati previsti 2
percorsi, una 30 km, per i meno allenati e la 53 km per i coraggiosi della
fatica, come li chiamo simpaticamente io.

Partenza e arrivo della gara nel
campus sportivo. Le previsioni del tempo sembrano ottimali, il percorso a,
detta di chi lo ha affrontato l’anno prima, è molto duro e selettivo.

Ci sono ben 6 colli, beh a 2600
metri di altezza non li chiamerei proprio colli, con  altrettante discese. Non vedo l’ora che
arrivino le 4.30, mi sento molto emozionata,  questa tipologia di percorso mi piace. Salite
lunghe e dolci, discese corribili e poco tecniche, zero asfalto.

Con paziente meticolosità,
consolidata dai tanti trail ai quali ho partecipato, preparo lo zainetto
sopravvivenza; i ristori sono 4 e su una gara di 53 km se fa caldo sono appena
sufficienti. Per la prima volta mi preparo anche del pane con la marmellata,
come fanno i ciclisti, forse riesco a mangiarli meglio che una barretta. Per
curiosità, alla fine non sono riuscita a mangiarli, i francesi ai ristori avevano
previsto gli alimenti fondamentali per la competizione.

Il momento della partenza è anche
l’attimo dei saluti agli amici valdostani, Giuliano, Fabrizio, Tarciso e altri
di cui conosco bene i visi ma non ricordo i loro nomi. Saluto le due ragazze che
insieme a me partecipano al challenge, Manuela Brunero e Alessandra Carlini,
ammirevole quest’ultima nell’aver affrontato un viaggio di quasi 1000 km per
venire qui.

Ed eccoci alle 4.30 del mattino,  ad arrancare lungo la pista da sci tutti in
fila dietro il campione di umiltà, prima di tutto, e campione nello sport: Dawa
Sherpa. Qui in Francia, Dawa ha trovato la sua seconda patria. Accolto come un
fratello egli ha messo a disposizione la sua esperienza per attivare dei corsi
con i ragazzi e con le donne. Il tutto nella sua estrema semplicità. Dawa il
mito del trail che chiuderà questa gara in poco più di 6 ore. Un tempo
incredibile, visto la durezza del percorso. Ma un grande campione si riconosce
dai piccoli gesti: Dawa è rimasto al traguardo ad applaudire e salutare gli
arrivi di tutti i concorrenti, tra cui la sottoscritta.

Un piccolo sbaglio di percorso
dopo neanche 1 km ha simpaticamente fatto sorridere tutti noi, poiché in 170
persone ci siamo visti fare marcia indietro. Finito lo scherzo si iniziava a
fare seriamente. Una salita interrotta da alcuni brevi tratti di falsi piani ci
ha portato dopo 10 km  a 2500 metri del
Col Rocher e, all’apparizione di una meravigliosa alba che illuminava tutte le
creste.

A fil di cielo mi sembrava di
volare sempre più in alto, e la sensazione di voler rimanenere il possibile su
quelle creste. Salire al col du Fruit, il roccioso colle  du Rateau a quasi 2700 metri, sino all’ultima
salita, il colle Dent Du Villard, che poneva fine ai sali scendi terribili per
le gambe.

La picchiata finale verso
Courchevel chiudeva questo percorso ad anello, preparato in maniera meticolosa,
con un tratto percorso nel parco naturale della Vanoise,

Per molti km abbiamo corso  sulle creste, attraversato il parco naturale,
ci siamo sentiti degli stambecchi nel lungo traversone di pietre e roccia e degli
alpinisti quando si doveva scendere da un pendio innevato.

Tutto questo ha reso la mia gara
a perdifiato,  dandomi una forza quasi
sovrumana. Mai stanca,  incuriosita
chilometro dopo chilometro, affrontando le salite con il passo giusto e le
altrettante discese con attenzione, cercando di conservare la giusta
concentrazione e osservando i luoghi attraversati per imprimerli nella mente
come fotografie.

Dopo 8 ore e 55 minuti la mia
incredibile avventura aveva termine. Dawa mi ha abbracciato, sono 5a delle
donne. Ha vinto una ragazza che, il destino vuole si chiami Sherpa in 8 ore 21
minuti. Dawa Sherpa tra gli uomini e Sherpa tra le donne sono stati applauditi
tantissimo. Non capivo granchè del francese urlato dallo speaker,ma gli occhi
dei vincitori trasmettevano più delle stesse parole.

In queste gare i vincitori sono
tutti quelli che hanno potuto partecipare e arrivare, sia nella 30 che nella
53, poi è anche giusto che ci sia colui o colei che viene eletto come THE
WINNER IS….è ci siamo anche noi : Giuliano Fabrizio , Manuela, Carmela,
Tarciso, Fabio, Marcello,tutti gli italiani presenti, nel nostro cuore abbiamo
vinto. Vincitori sono anche i nostri familiari, in paziente attesa, anche un
po’ preoccupati. Da domani ci ricorderemo del trail di Courchevel come un
episodio vissuto intensamente e in cuor mio….di ritornare a riviverlo.

in allegato le classifiche complete

Carmela Vergura

biografia "Pratico sport dall'età di 14 anni e dopo anni di bicicletta, nuoto, triathlon e sci di fondo oggi è diventata molto importante nella mia cultura e vita sportiva la corsa in natura, il Trail running. Partecipo a trail e  sky race, in giro per il mondo: dal Canada, alla Scozia, alla Slovenia, alla Spagna, alla Romania. In Sicilia ho corso sull’Etna, in Spagna ho corso ad Olla De Nuria, in Scozia sul Ben Nevis, in Romania a Moieciu de Sus, in Canada nell’Ontario, e poi ancora in Italia partecipando due volte al Tor Des Geants e moltissime gare in regioni diverse. Appena il tempo di riprendermi fisicamente da una gara e rimetto le scarpe da corsa con il desiderio di conseguire sempre un obiettivo. Indossare un pettorale, mi fa sentire forte e padrona di me stessa, e non importa se il risultato è un terzo, primo o ultimo posto, l’importante è partecipare. Chilometri e dislivelli fanno parte del mio vivere quotidiano, assieme alla cura del lavoro come insegnante di scuola e il divertimento a insegnare anche l’amore per l’acqua ai bambini e agli adulti. Sono sposata con un “marito” paziente Alessandro, anche lui sportivo appassionato di outdoor. Ho una figlia, Elisa, a cui tento di trasmettere la stessa passione per lo sport. L'impossibile diventa possibile è da sempre il mio motto."