Déjame vivir: lasciami vivere, la montagna e la corsa a modo mio. Il film su Kilian Jornet Burgada presentato a Pont Saint Martin (AO)
Domenica scorsa a Pont Saint Martin (dove essere al Forte di Bard ma la prudenza per il maltempo ha spostato tutto qui) Kilian Jornet Burgada ha presentato il suo ultimo film “Déjame vivir” realizzato da Sebastien Montaz-Rosset, sulla trilogia della scorsa estate 2013, Elbrus, Monte Bianco e Cervino, saliti e scesi a tempo di record. La cronaca delle imprese sportive la conoscete tutti, almeno chi s’informa abitualmente sui risultati e sulle gare del fenomenale catalano che corre sulle montagne e che insegue i suoi sogni sportivi e di vita con una semplicità entusiasmante e disarmante. Il contesto era diverso questa volta, era una sala gremita, almeno 500 persone, che faceva il paio con la precedente a Valtournenche. Kilian era a sua agio, accompagnato da chi l’ha ispirato fin da piccolo, Bruno Brunod, nel suo viaggio sulle montagne, e raccontato da una forza narrativa che non ha uguali, la voce di Silvano Gadin, il vero narratore di questi sport di montagna, corsa, scialpinismo o fondo, che hanno nella fatica, nell’ardimento, nella capacità di passare tra le montagne con il minimo indispensabile, il comune denominatore, dal campione al più semplice degli appassionati.
Gli aneddoti nel corso della serata si sono susseguiti tra applausi e risate, con Bruno quasi nei panni di un papà entusiasta delle imprese del figlio, più che di un corridore che ha fatto la storia dello skyrunning di 15 anni fa’ che si è visto strappare un record storico sulla montagna di casa, il Cervino, da un grande atleta spagnolo, pardon catalano, figlio della nuova generazione, sicuramente più mediatica, ma pervaso di valori antichi che solo la gente di montagna conosce e passa di generazione in generazione.
Il film ha immagini entusiasmanti, fa capire come Kilian si ponga di fronte a queste montagne, ai viaggi e a questi record; girato da un grande videomaker come il francese Sebastien Montaz-Rosset, sullo stile dei film di freeride con sci e snowboard, anche se Kilian (che comunque è un forte freerider oltre che campione di tutto anche nello scialpinismo) usa solo una paio di scarpe da corsa. Chi scrive lo aveva visto 10 anni fa’, a 17 anni al Km Verticale di Fully in Svizzera, presentarsi con la cresta da urone (oggi si direbbe alla Balotelli) e da junior vincere anche la gara con il miglior tempo assoluto, che era anche il record del mondo. Quel giorno vedendolo arrivare con quella prestazione incredibile, avevo capito che quel ragazzo catalano avrebbe fatto grandi cose, in qualche caso sono anche riuscito a raccontarle, a intervistarlo. Sono passati gli anni ma la sua disarmante semplicità nel fare cose incredibili, non solo per gli appassionati, ma anche per chi è un atleta di questi sport, continua ad essere il suo marchio di fabbrica. Così come la sua gentilezza e la sua disponibilità (tra l’altro parla 5 lingue), nonostante sia una star anche a di fuori del nostro piccolo mondo sportivo di montagna, come aveva dimostrato con la partecipazione alla trasmissione di RAI3 “Che tempo che fa’” di Fabio Fazio dopo il record del Cervino, che gli aveva fatto dedicare doppie pagine anche da giornali come Repubblica e Corriere della Sera.
Lui che da ragazzino aveva come mito Bruno Brunod e il suo record Cervino, oggi è a sua volta il mito di tanti ragazzini che sono appassionati di sport di montagna. Eppure nonostante la carica innovativa del suo vivere la montagna, paragonabile a quella del “Nuovo Mattino” del mondo dell’arrampicata di 30 anni fa’, parla come un vecchio saggio “Continuerò a correre, poi camminerò e infine guarderò le montagne, seduto”.
”Déjame vivir”… Lasciami vivere…