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Ecomaratona del Ventasso – Busana (RE)

Di Carmela Vergura

L’idea di andare a Busana per
l’Ecomaratona del Ventasso mi era già balenata un anno fa, guardando una serie
di volantini di gare al di fuori del Piemonte, mi era capitato tra le mani
anche quello di questa gara. Una serie di cose mi avevano incuriosito: prima di
tutto la cima del Ventasso, a quasi 1800
metri, su cui nell’edizione di quest’anno gli
organizzatori hanno pensato di far passare il percorso gara.

Visitare una zona nuova e
cimentarmi in un trail erano una buona motivazione per visitare Busana,
nell’alto Appennino Reggiano. Con al seguito la mia preziosa famiglia, ci
dirigiamo quindi verso questo paese di circa 200 abitanti, arroccato sul fianco
di una collinetta.

Arrivati il sabato pomeriggio,
veniamo accolti da tanti palloncini colorati, striscioni degli sponsor,
gonfiabile dell’Ecomaratona. Il ritrovo, partenza e arrivo sono posti
nell’unica grande piazzetta di Busana.

Al ritiro dei pettorali scambio alcune
battute con una signora molto gentile, scopro che è Rosa Manari, la Presidente del comitato
organizzatore dell’Ecomaratona, e ne approfitto dunque per chiederle alcune
cose riguardo la gara dell’indomani.

Con quella di quest’anno è
l’ottava edizione, si corre sui sentieri che circondano e salgono in monte
Ventasso, in luoghi verdissimi e dalla natura ancora selvaggia, dove anni fa è
tornato ad abitarci anche il lupo e dove non è neanche difficile vedere volare
le aquile.

L’Eco del Ventasso è un sogno,
perché si attraversa di corsa un territorio incontaminato, con il cuore che
batte forte, l’occhio che abbraccia panorami mozzafiato ed il solo rumore del
ruscello, proprio come un animale cosi recita il pieghevole di presentazione
consegnato a tutti i concorrenti.

Rosi Manari mi racconta che
questa è un’edizione molto particolare perché nello stesso pomeriggio, oltre al
briefing gara, avverrà l’inaugurazione della segnatura permanente dell’Ecomaratona
del Ventasso: tabelle di colore marrone, con tanto di logo della gara,
segneranno il tracciato per quanti, appassionati sportivi e anche semplici
escursionisti, potranno venire a effettuare il percorso, per allenamento o per
una più tranquilla, lunga passeggiata.

Ma l’Ecomaratona è un impegno
oltre che sportivo anche sociale. Il tentativo di associare lo sport a valori
come la promozione dell’ambiente, del territorio che la ospita e delle persone
che vi abitano. Queste ultime rappresentano il cuore pulsante della
manifestazione, oltre 200 volontari di Busana e dei paesi limitrofi, che lavorano
per assicurare un evento ben organizzato. Vestiti con la maglietta rossa, ti adottano
da quando arrivi a quando riparti. Si prodigano per servirti al meglio sia al
pasta party della sera della gara, sia dopo l’arrivo.

Rosa mi spiega che questa gara deve
rappresentare anche un momento di solidarietà, poiché tutti i fondi saranno
devoluti a scopi benefici: l’Ecomaratona 
ha un cuore grande perché lavora anche per il sociale. Lo sa bene
Amir, il bambino della Bosnia, che da anni studia grazie al denaro che proviene
da una quota delle iscrizioni alla gara, destinate a tale scopo.

Si raccoglie anche una cifra per
finanziare il restauro del campanile di Busana, e si comprerà una cucina per la
pro-loco. Infine il pacco gara contiene alcuni prodotti di Libera,
l’Associazione che lavora e produce sui terreni liberati dalla mafia, a
testimoniare la presenza di un’Italia che è pulita.

Si sta insieme, tutti in questa
piazzetta, organizzatori, volontari, atleti, sponsor, questi ultimi molto
importanti per i contributi che riescono a dare in questo tipo di gare. Si
sente un grande spirito di solidarietà, voglia di stare insieme, campioni e
gente semplice che cammina e vuole apprezzare il territorio senza fretta,
guardandosi intorno.

Più di 600 persone, suddivise tra
varie distanze, hanno esplorato questo nuovo percorso, preparato con una
tracciatura perfetta; alle 7.30 è partito il gruppo di camminatori sul percorso
ridotto da 30 km, e
alle 8.30, accompagnati dagli escursionisti su un anello da 11 km, siamo partiti noi della gara
competitiva sul percorso completo della maratona, otto ore di tempo per
terminare la grande avventura.

I volontari disseminati lungo il
percorso, pazientemente in attesa ai punti di ristoro, a riempire i bicchieri,
a servire con modi gentili e di incoraggiamento. Quest’anno l’Eco si ricorderà
soprattutto per il grandissimo caldo e i punti di ristoro sono stati presi
d’assalto.

L’Eco è una gara che ama il
verde, come l’ambiente che vuole preservare da ogni tipo di rifiuto. Per
l’occasione sono stati posti vicino i ristori tantissimi contenitori per il
deposito di bicchieri e altro, e i partecipanti sono stati ammirevoli poiché
nessun bicchiere è stato buttato in giro.

C’erano diversi atleti d’elite al
via, ad avere la meglio è stato il vincitore della scorsa edizione  Matteo Pigoni, in un tempo di 3 ore e 31
minuti, grande prestazione, anche se il caldo di quest’anno ha sicuramente
condizionato i tempi di arrivo. Al secondo posto è arrivato Silvano Campestrin,
che fu già il vincitore della prima edizione di questa Ecomaratona, e
completare il podio

In campo femminile la forte
maratoneta Lara Mustat ha vinto in 4 ore e 35 minuti, con netto vantaggio su
Francesca Gualco, seconda, e sulla sottoscritta che, con una caviglia malandata,
ha terminato la sua fatica in 5 ore e 3 minuti, arrivando terza assoluta
femminile.

Prima di ripartire, mentre saluto
i vari organizzatori, mi sento chiamare da qualcuno, è Marco, un finisher
dell’Eco che mi ringrazia per averlo motivato a terminare la gara, dichiara che
se non ci fossi stata io a spronarlo si sarebbe ritirato.

Questo è un gesto di puro
spirito trail.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.