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Il Giro del Monte Bianco di Fabrizio

Questo non è solo
un racconto, in fondo è una poesia dedicata a chi si cimenta nel trail running
piuttosto che in una spedizione alpinistica, animato dall’amore per la montagna
e per la conoscenza. Per l’alpinismo di 100 anni fa la conoscenza era la
scoperta di cime inviolate, per chi fa l’UTMB nel 2009 senza essere Kilian
Jornet Burgada, la conoscenza è la scoperta di se stessi in un’altra
dimensione.

Questa storia
finisce con una dormita. Uno si allena come meglio può ma ad un certo
punto della gara-obiettivo ha sonno, trova una stalla, dorme per 5 ore, quando
si sveglia 300 persone gli sono passate davanti. Fine. Nessun bisogno di legger
oltre. Ovviamente spero di no: credo ci sia altro in questa storia
che non appare in una prima lettura. Ti invito a scavare, ad approfondire
il nulla apparente celato da un punto interrogativo: il mistero. In fondo è per
questo che scrivo.

Il mistero è
ovunque. Esiste Dio ? Mistero. Le origini dell’universo ? Mistero. La ricetta
della Torta ‘900 ? Mistero. L’assassino di JFK ? Il mostro di Loch Ness ? Gli
UFO ?  Mistero. Mistero. Mistero. Eppure viviamo in un mondo sezionato,
mappato, classificato, conosciuto. In un istante possiamo
trasformare una curiosità in conoscenza. Google: 200.000 risposte digitando
aereoplanini di carta. La capitale del Kirghizistan ? Bishkek, 0.35
sec.

Quante domande
troveranno risposta nel tempo che occorre per legger queste righe? Ecco
un’altra ragione per saltarle a piè pari e legger il prossimo articolo.

Cio’ che sto
scoprendo non è una novità per nessuno: viviamo nell’età dell’immediatezza.
L’esperienza vissuta è roba del passato, inutile
ostacolo alla possibilità di offrire qualcosa di continuamente
nuovo alla nostra attenzione. E’ inutile guadagnarsi la fine del gioco in un
mondo dove puoi avere quello che ti occorre in ogni momento.

160 km intorno ad una montagna, passo dopo passo.
Che senso ha ? Mistero.

Chi ci prova sa che
questa è l’unica domanda da non porsi. Per averlo letto nei volti dei miei
compagni di viaggio e per esperienza personale so anche che quando
arrivi al traguardo non trovi risposte ma, come per magia, tutti
i momenti appena vissuti acquistano un senso, specie quelli più’
difficili, quando stavi per dirti adesso basta…. Si tratta di un
giochetto in voga nei reparti di ostetricia: la puerpera pronta a ricominciare
una nuova gravidanza un’ora dopo aver giurato – durante l’ultima contrazione –
che mai piu’ avrebbe fatto un figlio. Che senso ha ? Mistero.

Catogne. Fine della
penultima salita. Due case in mezzo alla montagna. Una di notte. Mancano circa 20 km., un po’ troppo, meglio non pensarci. Da
un’ora salgo ondeggiando come un ubriaco: ho sonno e continuo a ripetermi che
non devo volare giù dal sentiero. Al posto di controllo chiedo se posso dormire
da qualche parte. Mi indicano una baita, forse una stalla, per me è una reggia,
addirittura dentro ci sono dei letti con qualcuno dentro. Mi sbatto da
qualche parte. Dopo un po’ mi sveglio. Fuori albeggia. Ho dormito 5 ore. Sto così
bene che non riesco neanche a darmi del coglione. In quel momento tutti gli
allenamenti che ho fatto sono solo una bella esperienza, non un investimento
sbagliato. Ricomincio a correre. La processione delle frontali continua
ininterrotta come 5 ore prima ma con l’alba posso indovinare le
espressioni di queste lucine. E’ uno spettacolo bellissimo: che storie ci sono
dietro a quei volti stanchi?  Che senso ha tanto impegno quando il primo,
un gagliardo catalano 23enne , è passato qui 20 ore fa ?  Mistero.

Ultima salita.
Prima ripida poi dolce. Rocce montonate, forse per ricordare che il tempo non
si misura solo in ore e minuti. Di fronte i Dru, l’Aiguille Verte, il Nant
Blanc, il Bianco e tutte le altre punte; per ognuna c’è almeno una storia e qualche tragedia.
Ormai deliro a pieno regime e continuo a ripetermi …perchè è
li : si tratta di una famosa risposta che (non ) spiegava lo
strano impulso che nel 1924 animava Mallory a rischiare , e perdere, la
pelle per conquistare l’Everest. 

… perchè è
lì: Qui non si rischia nulla ma si convive con la sensazione di
esser molto piccoli e fragili rispetto a tutto il resto.

All’improvviso
tutto diventa chiaro: il bello di questo gioco è semplicemente il processo che
impone in ogni suo istante: …perchè è li.

Sarà che capita
poche volte nella vita o che deliro professionalmente ma mi è tutto chiaro…

Difficile
riassumerlo: certo c’è l’agitazione della partenza, la prima notte, il calore
del tifo francese, l’indifferenza italica, tutti i momenti di crisi con
relativo epilogo, la speranza di rincontrare qualcuno conosciuto qualche
ora prima, così poco ma così bene…. ma sento non posso ritagliare dei pezzi
di questa storia e magari metterli su youtube, non sarebbe lo stesso.

Solo vivendola
sulla propria pelle l’esperienza acquista un senso. Non importa si tratti
di 160 km a piedi, un videogioco difficile da concludere o una relazione
umana diversa da come la presentano gli spot del Mulino Bianco. Tu scava. (Fabrizio Pistoni)

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.