Il norvegese Moen vince la maratona di Fukuoka in 2h05m48s nuovo record europeo
Che i norvegesi dominino nello sci di fondo non è una novità, che un norvegese vinca una maratona davanti a etiopi e keniani e che stabilisca il nuovo record europeo con 2h05m48s, è un notizia che fa scalpore. Tutto ciò è successo in Giappone nella maratona di Fukuoka, dove il norvegese Sondre Nordstad Moen oltre a vincere ha corso in 2h05m48s, record europeo e primo risultato sotto le 2h06m ottenuto da un maratoneta non africano.
Moen, campione continentale under 23 dei 10.000 metri nel 2011 attualmente allenato dal tecnico Renato Canova, chiude con un risultato clamoroso la stagione-record della carriera: prima il limite nazionale dei 42,195 km a Hannover in primavera (2h10:07), poi la seconda prestazione europea di sempre nella mezza maratona a Valencia (59:48) e ora lo straordinario risultato di Fukuoka. Fu diciannovesimo ai Giochi Olimpici: il suo debutto sui 42 km risale alla maratona di Firenze 2015, dove esordì in 2h12m54s classificandosi quarto.
Il record europeo di Moen, migliora i precedenti 2h06m36s del francese Benoit Zwierzchlewski, (Parigi 2003) e il 2h06m36s del portoghese Antonio Pinto (Londra 2000). Il crono di Moen è migliore anche della prestazione ottenuta dal turco ex-keniano Kaan Kigen Ozbilen (alias Michael Kipruto Kigen), 2h06m10s, che non è da considerare europeo, visto che il keniano diventato turco per passaporto, tale non è. Moen a Fukuoka ha battuto nettamente il campione olimpico di Londra e iridato di Mosca, l’ugandese Stephen Kiprotich, secondo in 2h07m10s, terzo in 2h07m19s il giapponese Suguru Osako.
Una riflessione su questo risultato mi viene spontanea. Chiaro che i “vichinghi” hanno dei geni adatti allo sport, e non solo nel loro sport nazionale che è lo sci di fondo. Penso a Svindal e Kristoffersen nello sci discesa e slalom, ricordo qualche anno fa al Tour de France di ciclismo, c’erano solo due norvegesi in gara Thor Hushovd campione del mondo e Edvald Boasson Hagen, ebbene in due vinsero quattro tappe in quel Tour de France. Moen riprende la grande tradizione scandinava della corsa di mezzofondo, ma è allenato da un italiano Renato Canova, famoso per aver sfornato decine di keniani ad alto livello. Quindi la scuola di allenatori italiani è sempre al top nel mondo, possibile che non si riesca a risollevare le sorti della corsa su pista e su strada, dai 3000 siepi alla maratona, specialità in cui dominavamo nel mondo con atleti e tecnici italiani? La prestazione di Moen, come quella di Shalane Flanagan a New York, deve togliere l’alibi che nelle corse di mezzofondo e su strada gli africani siano imbattibili.