Il racconto dei mondiali di corsa in montagna a Kamnik in Slovenia
Di Piergiorgio Chiampo
Africa padrona al maschile. In campo femminile in assenza delle africane, sono ancore le atlete del vecchio continente ad imporsi. Buon bottino per l’Italia soprattutto tra le donne con l’oro a squadre e l’argento individuale della Belotti. Terzo gradino del podio per le squadre juniores e seniores maschili.
Un oro, un argento e due bronzi, ovvero forse più di quanto ipotizzato alla vigilia. Il bottino di medaglie con cui l’Italia della corsa in montagna torna dai mondiali, disputati domenica scorsa a Kamnik in Slovenia, conferma la forza del nostro movimento in un contesto mai così elevato come in questa edizione. Un rassegna iridata va detto subito, si con più d’una lacuna organizzativa, ma disputata su un percorso comunque se ne dica di vera montagna , che forse farà ricredere chi in passato troppo in fretta ha addebitato come uno dei motivi della superiorità africana, un’involuzione verso una tipologia di tracciati sempre meno tecnici e impegnativi. Domenica gli ingredienti di una vera corsa in montagna c’erano tutti e nonostante ciò al maschile la vecchia Europa (e non solo) è stata letteralmente annichilita nel confronto con gli atleti degli altipiani, maestosi nel loro incedere.
Sono state le donne come detto, a regalarci le soddisfazioni migliori, con un splendido oro a squadre non facile da ipotizzare alla vigilia considerata la tipologia di percorso in sola salita sulla carta assai favorevole alla compatta formazione della Svizzera, nostra diretta concorrente al titolo. A trascinare le azzurre una grande Valentina Belotti argento individuale dietro all’austriaca Andrea Mair (terzo titolo per lei) ma avanti all’elvetica Martina Strahl campionessa europea proprio innanzi alla nostra lo scorso anno. Per la bresciana si tratta del quarto argento (due europei e due mondiali, dietro a quattro atlete diverse) nelle ultime due stagioni , il che ne fa l’atleta di corsa in montagna più completa al mondo, tenendo conto dei due format di gara, anche se rimane per lei il giustificato rammarico per un oro incredibilmente tabù, che prima o poi comunque ne siamo sicuri arriverà. Ottima anche la prova di una sfortunata Antonella Confortola, costretta ad un’affannosa rincorsa dopo essere caduta in mezzo al gruppo nella concitata fase di partenza, ma poi brava a risalire posizioni su posizioni sino alla sesta piazza finale. Ancora una volta determinante col suo eccellente nono posto Maria Grazia Roberti, mentre Alice Gaggi trentesima, ha inevitabilmente un po’ pagato l’emozione dell’esordio azzurro lottando comunque con grinta sino alla fine. Sul podio a squadre dietro alle azzurre, argento alla Svizzera e bronzo alla Russia.
Stellare la prova maschile con eritrei e ugandesi all’attacco su ritmi forsennati già nel tratto iniziale di avvicinamento ai piedi della salita. Al loro inseguimento, ma subito a debita distanza, il turco Ahmet Arslan (campione europeo nelle ultime quattro stagioni), il sei volte iridato neozelandese Jonathan Wyatt , lo statunitense Joe Gray e il migliore degli azzurri Gabriele Abate. Lungo la salita l’inevitabile ulteriore selezione con gli eritrei compatti nelle posizioni di testa e parte degli gli ugandesi un po’ in difficoltà. Così sul traguardo posto dopo una durissima erta, a giocarsi il titolo praticamente allo sprint erano due eritrei. Un’epilogo con Samson Gahsazghi avanti a Teklay Weldemariam, con quest’ultimo ancora secondo così come lo scorso anno. Ad una trentina di secondi altra volata per il bronzo con l’ugandese Geoffrey Kusuro, campione 2009, ad interrompere l’egemonia eritrea precedendo Petro Shaku. Conferma come miglior europeo per Arslan pochi secondi avanti a Wyatt. Undicesimo il primo degli azzurri e secondo europeo un grande Abate, protagonista probabilmente della sua miglior gara di sempre e considerando il contesto di spessore addirittura superiore a quella che in Nuova Zelanda gli regalò l’argento mondiale 2005. Prova di carattere pur in un momento di forma per loro non al top per Marco De Gasperi e Bernard Dematteis, rispettivamente diciassettesimo e ventiquattresimo, seguiti da Antonio Toninelli venticinquesimo e dagli esordienti Gerd Frick trentacinquesimo e Tommaso Vaccina trentasettesimo. Per gli azzurri alla fine un preziosissimo bronzo a squadre, tutt’altro che scontato alla vigilia, vista anche l’assenza per infortunio dell’indiscusso numero uno della stagione il campione italiano Martin Dematteis. Scontato il titolo mondiale per nazioni all’Eritrea, argento agli Stati Uniti mai così forti e compatti. Relegati piedi del podio nell’ordine Uganda e la Turchia.
Senza storia anche la gara juniores maschile dominata da cima a fondo dall’unico atleta eritreo al via Yossief Andemichael ,capace di rifilare ben 3’30 al secondo il turco Ridvan Bozkurt mentre il bronzo era preda del belga Jente Joly. Per gli azzurrini un bel bronzo a squadre grazie al campione italiano Paolo Ruatti undicesimo, al giovanissimo valdostano Massimo Farcoz dodicesimo e ai trentini Andrea Debiasi diciottesimo e Alex Cavallar quarantottesimo.
Dominio turco nella prova juniores femminile con Yasemin Can alla riconferma del titolo già vinto lo scorso anno in quel di Campodolcino. Argento per la connazionale Burcu Dag e bronzo alla francese Adelaide Pantheon. Per nazioni ennesimo oro in questa categoria alla Turchia innanzi e Romania e Gran Bretagna. Per l’Italia un ottavo posto senza infamia ne lode, con la campionessa italiana Letizia Titon quindicesima, Cristina Mondino venticinquesima e Silvia Zubani ventottesima. Prossimi mondiali nel 2011 in Albania, con partenza e arrivo nel centro di Tirana su tracciati in salita e discesa. Campionati europei (sempre nel 2011) invece a Bursa in Turchia, con percorsi in sola salita.
In allegato la classifica completa e le foto dei Mondiali di Kamnik