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Il racconto del Trofeo delle Grigne


Di Carmela Vergura

Otto ore di corsa per ammirare e fotografare uno dei paesaggi di montagna tra i più spettacolari al mondo: le Dolomiti lombarde, ovvero le Grigne. Al cospetto del Lago di Como, le Grigne si elevano nella loro roccia carsica e imponente, queste montagne rappresentano un pezzo importantissimo dell’alpinismo italiano, su queste pareti sono nati i famosi Ragni di Lecco, a cominciare da Riccardo Cassin.  Dalle prime uscite in Grigna (che resterà comunque la palestra d’eccellenza del gruppo dei Ragni) degli anni trenta, si passerà alle altre zone delle Alpi, poi alle Ande, alla Patagonia, all’Hymalaya fino a toccare le montagne di ogni angolo della terra.

Da 11 anni si onorano queste montagne con una gara, una Sky Marathon (letteralmente “maratona del cielo”) tra le più affascinanti e tecniche del mondo. Questi 42 km e 3200 metri di dislivello positivo portano gli sky-runner dalla partenza nel comune di Pasturo, alla Grigna Meridionale, o Grignetta, prima parte tecnica, segue poi l’attraversamento della Val Cassina e la salita finale della Grigna Settentrionale, o Grignone.

Tre salite tecniche, una differente dall’altra, sono le protagoniste della gara.

Con la prima salita, dal paesino di Pasturo che si trova nella conca della Valsassina, sulle pendici orientali della Grigna Settentrionale,  si arriva nel cuore della Grignetta, di fronte alle pareti sulle quali hanno arrampicato generazioni di alpinisti, lecchesi e non, e si ammirano le guglie e pinnacoli, dalle forme spesso bizzarre, che offrono uno spettacolo mozzafiato, completato dagli scorci sul lago. La seconda salita è un bellissimo sentiero, in alcuni tratti attrezzato e con qualche passaggio quasi alpinistico con catene e corde fisse, che porta ad una forcella tra il Sasso dei Carbonari e il Sasso Cavallo (Val Cassina). L’ultima salita è il Grignone, non impegnativa da un punto di vista tecnico, che porta al rifugio Brioschi, posto in cima.

A capo dell’organizzazione della Sky Marathon vi è un gruppo ormai consolidato, che dopo tanti anni dimostra entusiasmo come al primo debutto: l’impegno dei volontari è notevole, dai ristori fornitissimi e numerosi, al controllo in quasi tutti i km del personale addetto alla sicurezza e del soccorso alpino. Il GSA Missaglia prepara la gara in maniera meticolosa e impeccabile. Dove il percorso consente tratti più corribili non mancano mai persone di servizio. Per me, che ero alla prima partecipazione a questa gara, il tirarsi con le catene, affidarsi alla corda nei tratti più esposti, salire la via ferrata della Val Cassina ha suscitato un’emozione di un’intensità che forse non avevo mai provato in altre gare con difficoltà diverse. Ci sono stati momenti in cui la gola mi si è chiusa dalla paura. Per me ha rappresentato un avventura, altro che una skyrace. L’adrenalina è sempre stata al massimo, così come i muscoli sempre sotto tensione, in particolare le braccia. I passaggi più difficili si presentano tutti nei primi 30 km, alla partenza e per pochi km si corre bene, senza molti problemi poi, all’improvviso vedi apparire le rocce della Grignetta. Si trasformano in appoggi sospesi nel vuoto, ci si aiuta con le corde, la concentrazione è al massimo, se si guarda verso il basso il vuoto sembra un buco nero, ma si deve andare avanti, l’attenzione e l’adrenalina diventano sorelle nello stesso istante.

L’attraversamento delle Grignette, per la sottoscritta sembra lunghissimo, eterno, infinito, pensavo di non uscire più da quel labirinto, poi finalmente la dura discesa anche questa su corde e catene attenua per qualche minuto la mia  paura.

L’avvicinamento alla Val Cassina è divertente, si corre tranquilli sino a quando il canalino di 400 metri di dislivello non mi appare davanti agli occhi. L’ascesa di questo canale è rappresentata da scalette in ferro e da catene, meno male che dietro di me ho degli angeli custodi che mi aiutano a salire quando le mie scarpe bagnate non riescono a fare una buona presa sulla roccia.

Il resto del percorso sembra relativamente facile, al Grignone, la terza salita, vi è il secondo cancello orario, 6 ore 45 minuti, devo darmi da fare e cerco di dare il massimo. Non ci sono difficoltà tecniche su quest’ultima salita anche se proprio in cima c’è un tratto con catena, ma è niente in confronto a quello che ho fatto prima.

I record da battere sono quelli dello spagnolo Kilian Jornet, per la classifica maschile, che ha realizzato il percorso in un tempo di 4h43′54” nel 2007, e di Emanuela Brizio, per quella femminile, con un tempo di 5h32’01” nel 2008. L’edizione 2010 vede la partecipazione di atleti di livello mondiale che si sono scatenati nel vero senso della parola.

Ai nastri di partenza ci sono 218 atleti sulla SkyMarathon.

Non sono stati migliorati i record, ma ci sono andati vicini, i più forti in assoluto sono risultati i catalani Miguel Heras e Miro Mireia Varela. Se il primo, almeno sino in Grignetta, ha dovuto vedersela con il campione mondiale di combinata Nicola Golinelli e con altri azzurri, la seconda ha invece subito innestato il turbo facendo gara sugli uomini e andando a sfiorare lo storico record di Emanuela Brizio. Un merito particolare agli atleti italiani saliti sul podio, la Manuela Brizio e la Cecilia Mora, rispettivamente terza e quarta della classifica femminile, in grado di controllare atlete molto più giovani.

La sottoscritta, tra uno scatto fotografico e l’altro, è giunta al traguardo al 19° posto della graduatoria femminile, stanca, ma molto felice. Per qualche momento mi sono sentita Catherine Destivelle, anche se non ha mai scalato le Grigne penso che questa brava alpinista francese si sarebbe divertita!

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.