Il racconto della Trans D’Havet
Quando siamo arrivati e parcheggiati con il camper nel paesino di Valdagno ad accoglierci è stato il caldo mostruoso di questi giorni di luglio. Valdagno è un paesino della provincia di Vicenza, 214 metri sul livello del mare, da 6 anni è sede di un trail che è stato anche gara di campionato Europeo di Skyrunning, si tratta della Trans D’Havet.
Questa parte del vicentino è florida di gare trail, oltre che di un elevato numero di amatori e appassionati dei sentieri. La zona della TRANS D’Havet è il Pasubio, un gruppo alpino ricordato come terreno di combattimenti risalenti alla prima guerra mondiale e 30 cippi posti a memoria ne ricorda il passato. Una miriade di strade percorse da militari e camion sono ancora intatte e oggi meta di milioni di escursionisti. La più famosa è la strada degli Eroi.
Il paese di Valdagno mi ricordava oltre che il Pasubio e la sua storia anche la sede dei Marzotto, il famoso marchio di tessuti. Nel mese di luglio, tra le varie manifestazioni, la piazza centrale di questo paese di 26000 abitanti diventa il punto di arrivo dei due percorsi gara della Trans D’Havet, 80 km e 5500 + (chiamata anche la 50 miglia delle Piccole Dolomiti) e 40 km e 2500+.
In questi anni ho partecipato a tantissimi trail, questa zona era assolutamente sconosciuta, avevo sempre sentito parlare della Trans D’Havet, quest’anno non mi lascio sfuggire l’occasione di cimentarmi nella Marathon. La partenza delle gare avviene tramite spostamenti degli atleti con bus, a Piovene Rocchette per la 80 km e da Pian Delle Fugazze per la Marathon. Io vi parlerò della mia gara, dei miei passi di corsa e di cammino e di quanto sia stato bello questo viaggio ed ennesima avventura corsa a fil di cielo, in questo caso sui sentieri delle Piccole Dolomiti.
Partenza con i bus navetta alle 7.30 dal palazzetto dello Sport di Valdagno, quasi un’ora di viaggio di curve e strade piene di tornanti per arrivare a Pian delle Fugazze, un valico alpino a 1163 m s.l.m. situato ai confini delle province di Vicenza e Trento, che separa le piccole Dolomiti dal massiccio del Pasubio. Siamo in circa 200. Attorno a me vedo tante donne, giovani, meno giovani, accompagnate da amici, mariti, fidanzati, una anche con il cane. In questi ultimi anni il trail richiama sempre più donne. Tutte papabili concorrenti, ma io non mi aspetto grossi risultati, mi piacerebbe solo finirla. Il meteo ci è amico, anche troppo. Farà caldo. Prepariamoci a bere litri di liquidi.
40 km possono essere pochi o tanti dipende da come si corrono. Guardando il dislivello sembrerebbe una gara molto veloce, 2500 metri positivi in effetti fanno pensare ad un trail veloce.
Si sale dolcemente attraversando dei prati scorrevoli verso la catena del Sengio Alto per raggiungere la sua cima più alta, il Monte Cornetto 1899 metri di pura roccia, una discesa inizialmente tecnica poi più scorrevole che ci permette di affrontare il Passo di Campogrosso un luogo alpino di particolare interesse. Fino al 1918 segnava il confine fra il Regno D’Italia e l’Impero Austro Ungarico. La seconda salita è quella di Cima Carega (m2259) , verso il rifugio Fraccaroli, e qui mi fermo per ammirare l’impagabile bellezza dell’ambiente alpino che mi viene donato, l’Altopiano della Lessinia e una gran parte delle Dolomiti. Lo sguardo si perde e ricomincia la discesa. Si arriva al Rifugio Scalorni, meta di moltissime escursioni verso i sentieri europei che parlano di questi sentieri del Pasubio come terreno di confini da difendere. Dal Rifugio inizia una dolce e corribile discesa, tra sentieri ripidi e single track a mezza costa facendo attenzione dove mettere i piedi.
Una corsa a perdifiato in discesa lunghissima, 12 km inizialmente molto tecnica poi sempre più scorrevole verso Valdagno.
Il caldo è incredibile, ma le poderali invitano a correre sempre più velocemente, le montagne lasciano il posto alle colline circostanti il paese d’arrivo.
Dopo 6 ore 8 minuti arrivo nella piazza centrale. Mi accoglie Enrico Pollini “factotum “ della Trans D’Havet.
Sicuramente da consigliare a chi vuole vivere immerso nelle montagne e allo stesso tempo su sentieri molto particolari, un percorso storico, da rifare con calma, assaporando, i valichi, i rifugi, imparando ad apprezzare l’altro aspetto della montagna quella di conquista per difendere la propria terra.
Di Carmela Vergura