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Iranian Silk Road Ultramarathon: in Iran una corsa estrema contro i pregiudizi


Alla prima edizione della Iranian Silk Road Ultramarathon, una gara di 250 km nel deserto del Dasht-e-Lut, uomini e donne hanno potuto correre insieme. E’ la prima volta che accade in uno Stato islamico.

Paolo Barghini è il race director ma anche e soprattutto l’inventore della Iranian Silk Road Ultramarathon, una bella gara, estrema più che mai, che alla sua prima edizione ha ottenuto un grande successo: quello di aver abbattuto un muro gigante di pregiudizio. Per la prima volta in uno stato islamico, infatti, uomini e donne hanno potuto correre insieme, in una stessa gara. E per quei luoghi non è cosa da poco.
Non solo successo di numeri dunque (35 partecipanti per una prima volta di una gara così estrema non sono male), ma anche e soprattutto di conquista sociale. Alla fine degli anni ’70 la rivoluzione iraniana ha deposto lo scià di Persia, Rehza Palhavi, imponendo una repubblica islamica con a capo l’ayatollah Khomeini e la cui costituzione è ispirata alla legge coranica, la Sharia. Bene, tante sono state le trattative e discussioni che Paolo Barghini ha dovuto sostenere con le autorità locali, negoziando alla fine che ok, le donne erano ammesse a patto però che gareggiassero con i pinocchietti (pantaloni da corsa lunghi fino al ginocchio) e le mezze maniche. Questo per quanto riguardava le europee, mentre le iraniane avrebbero dovuto indossare pantaloni fino alle caviglie e maglie a maniche lunghe. Per tutte: capo coperto, ma tanto nel deserto è già di per sé inevitabile. Soprattutto nel deserto più caldo del pianeta, il Dash-e Lut, nell’altipiano del Gandom Beryan, sud-est dell’Iran, dove in estate si registrano temperature che vanno oltre i 70°C.
“Ho insistito molto perché le donne potessero esserci. Si voleva dare un po’ di notorietà a queste terre, che altrimenti non ne avrebbero, ma non permettere alle donne di partecipare alla mia gara ne avrebbe decretato il flop stesso. Non ci sarebbe venuto nessuno degli europei. Io in una discoteca senza donne non ci vado”, è la battuta scherzosa ma molto vera di Paolo. E per la logistica? Come è stata la sistemazione all’interno delle tende? “Tutti insieme nei campi tendati”.

Tante le belle storie all’interno dell’Iranian Silk Road Ultramarathon, nelle suggestive terre dove in passato sono transitate le carovane che percorrevano la Via della Seta (da qui il nome della gara). Una riguarda Stephanie Case, di stanza a Gaza dove svolge la professione di avvocato dei diritti umani. Ultrarunner per passione – Tor des Geants, le gare di Racing The Planet’s e altre competizioni blasonate nel suo palmarès – è presidente e fondatore di “Liberi di correre”, un’organizzazione no profit che utilizza la corsa, non solo estrema ma anche il fitness e l’avventura all’aria aperta, come strumento di forza per le donne nelle zone colpite dai conflitti. Non poteva trovarsi in un posto più emblematico.
Come anche Masha Torabi, iraniana che ha corso indossando la maglia di Free to run. Un bel messaggio. O come il duo indissolubile Tullio Frau-Raffaele Brattoli, non vedente il primo, sua fidata guida il secondo. Attaccati con un laccetto ai polsi, hanno affrontato i tanti chilometri sotto il sole cocente e ai punti di ristoro, quando l’arsura si fa sentire più forte e la sete diventa urgente, Raffaele porgeva per prima cosa l’acqua al suo compagno d’avventura, e solo dopo soddisfaceva la sua esigenza. Gesto di grande altruismo.

Ma parliamo un po’ anche di dati tecnici: due i percorsi, da 250 – versione light – 150 km da percorrere in autosufficienza per sette tappe su terreno sabbioso/sassoso/lavico comprendente anche affascinanti distese di sale. Chiedo a Paolo: “Ma come ti è venuto in mente di organizzare la prima e per ora unica maratona internazionale in Iran?”. “Tutta colpa/merito del mio amico Massimo Taddei, che ha un’agenzia di viaggi e col quale abbiamo fondato la Extreme Races Organization, organizzazione di corse estreme in tutto il mondo. Appuntamento in India per l’anno prossimo, con la Thar desert, in Rajasthan”.

Di di Silvana Lattanzio – Action Magazine

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.