la Traslaval 2009 di Paolo Zucca e Fabrizio Zucca
Facendo zapping una di queste sere, nell’attesa di prender sonno e con ancora acido lattico misto al vino da smaltire, al ritorno da una notturna, mi son imbattuto in un telefilm degli anni 70 che aveva caratterizzato le serate degli italiani: Tony ed il professore. Si trattava di telefilm a carattere poliziesco, di genere brillante in cui Tony era allievo di un professore esperto, ma un po’ rinc…ito.., che aiutava nello svolgimento di indagini. Nonostante i consigli e l’esperienza del prof., Tony faceva sempre di testa sua seguendo l’istinto, mettendosi spesso nei guai, ma poi, tra fortuna, buon senso e aiuti la storia volgeva a lieto fine con la risoluzione del caso.
Sarà stato per il dormiveglia o gli effetti del vinello ma mi son rivisto proiettato in una dimensione rapportata ad una esperienza di qualche settimana fa: titolo del telefilm TRASLAVAL con Fabrizio FASANO nei panni di Tony e..scusate l’accostamento Paolo ZUCCA nei panni del professore.
Era da diverso tempo che facevo promozione tra i colleghi di fatica sulla partecipazione all’edizione 2009 della TRASLVAL (corsa a tappe in Val di Fassa, di 5 giorni per un totale di 55km) dopo la mia esperienza dello scorso anno. L’unico alla fine lasciatosi convincere è stato il mio pupillo Fabrizio. A dire il vero temevo in un suo ripensamento dopo che nell’ultimo mese mi assillava riguardo la distanza delle tappe, la durata, il tipo di partecipanti, il pacco gara, le scarpe da usare,il meteo, l’abbigliamento, l’alimentazione, l’albergo, l’itinerario, le soste, ecc .
Dopo un sommario spiegone circa quello che ci avrebbe aspettato ci diamo appuntamento alla 1^ tappa a Mazzin, nel tardo pomeriggio del 28 giugno.
Faccio male i conti ed arrivo in ritardo parcheggiando a quasi un km dalla partenza. Il cielo minaccia pioggia e corro allo start a cercare Fabrizio. Lo trovo già pronto e carico: mi confessa che è lì già da due ore, è teso, non sa che scarpe mettersi e non capisce come sono ripide le salite.
“Tony, (pardon Fabrizio) guarda che qui non scherzano! Le salite della comunità montana in confronto sono dei cavalcavia. In più anche l’effetto dell’altitudine, per noi che siamo appena arrivati, si farà sentire. Parti piano, attento a dove metti i piedi e lascia andare gli altri, c’è tempo per recuperare.”
Si sente l’elicottero in volo per le riprese televisive, la musica aumenta di intensità, inizia a piovere e perdo di vista Fabrizio che mi sembra di scorgere dietro a Zenucchi.(ndr il vincitore finale).
Via, si parte: dopo un veloce giro di lancio entriamo nel bosco. Parto tranquillo anche perché girata la curva arriva subito una mulattiera stretta e ripida e procediamo tutti in fila indiana. E’ impossibile correre, abbiamo tutti le mani sulle ginocchia per aiutarci nello sforzo. Alzo lo sguardo, la visione è abbastanza lunga ma non vedo nessuna canotta famigliare bianco rossa. Per fortuna la cauta partenza mi consente sorpassi nei tratti più larghi. Sono insieme a un ragazzo di Genova e cominciamo la rimonta, c’è ancora un lunga salita e poi comincia la discesa, giriamo il tornante ma chi mi vedo all’improvviso, piegato in due camminare? È lui, Fabrizio! “ho mal di schiena, non riesco a spingere…” “ma per caso non è che sei partito un po’ troppo forte?” Lo supero e mi involo per gli ultimi 2 km di ripida discesa con a fianco l’amico genovese. In lontananza scorgo il gonfiabile rosso dell’arrivo ma sentiamo anche come una locomotiva sbuffare. Chi è? Ma è Tony che sta precipitando a valle nel tentativo di recuperare più posizioni possibili!
Alla fine solo 9 secondi ci separano. Al ristoro, mentre beviamo, gli ripeto che ha sbagliato a partire troppo forte e ci diamo appuntamento la sera davanti al tendone a vedere i risultati. Veramente poi ho saputo che già dopo pochi minuti era dai cronometristi a chiedere della sua posizione.
“Non è possibile, riuscirò domani a recuperare nella cronometro tutta in pianura (guerra)?mi sembra di poter far meglio (guerra), domani recupero 40 posizioni (guerra).” Mentre parliamo con gli amici genovesi, tra un intercalare di “guerra e altro” passano anche Zenucchi e la Nanu (ndr 1^donna alla fine) che guardano Fabrizio preoccupati. Che il proposito di guerra riguardi anche loro?
L’indomani la voglia di rivincita è palpabile come anche l’attesa: infatti è al ritrovo a Campitello già 4 ore prima dello start! Le partenze dei podisti, a distanza di 15 secondi a mò di giro d’Italia, sono spettacolari ma subdole: occorre saper dosare le energia dall’inizio per evitare crolli nel finale.
Cerco di distrarlo e ammonirlo sulla partenza a razzo…
Niente da fare, dopo appena 1 km mi ha già recuperato (forse io son partito troppo piano) e comincia la sua rimonta. Nei rettilinei lo vedo ancora sempre in spinta, anche se nel finale mi sembra accusi un po’ la partenza da velocista.
Alla fine ha speso molto,ma ha anche recuperato oltre 30 posizioni.
La 3^ tappa è a Soraga ed è la più lunga: ben 14,7 km di bosco e mulattiere. Dalla proiezione del filmato alla sera, vedrò che alla partenza Tony è già dietro a Zenucchi, il leader della gara. Non è che il suo desiderio di recuperare si vuole spingere un po’ troppo oltre?
Lo perdo subito di vista, anche se in una conca tra i monti sento in lontananza un’eco ripetersi: “guerraaaaa!!!” La serie di tornanti nel bosco non finisce mai. In salita mi sembra di rivederlo, ma poi le discese pericolose mi fanno procedere cautamente.
Alla fine mi becco 3 minuti tondi ma mi sento fresco e con la sensazione di essermi troppo risparmiato. Tony mi sembra un po’ stanco, forse ha dato troppo, comunque l’indomani c’è il giorno di riposo e potrà smaltire la fatica.
Dopo una giornata passata per dovere istituzionale a camminare per negozi al caldo di Bolzano mi ritrovo a Canazei alla partenza della penultima tappa. Fabrizio come al solito è già al ritrovo in ampio anticipo e sta scalpitando.”Non è che a Soraga hai dato troppo?” “Ma va! oggi recupero ancora e miglioro il 55° posto” “Guarda che poi la stanchezza esce di colpo…Calmati!”
La profezia dell’esperto prof. nei confronti di Tony è quanto mai azzeccata.
Lo supero quasi al termine dello scollinamento, mentre sta camminando e gli grido di attaccarsi in discesa. La strada non è ripida, ma nel bosco è tutto un mangia e bevi. Le mie gambe girano a meraviglia, sono su un ponticello e sento un ciabattare di scarpe.
“Sei arrivato Fabrizio?”-chiedo senza voltarmi- ma stranamente non è lui. “Guarda che il tuo amico è molto indietro ed è cotto!” Mi dice un ragazzo milanese. Possibile; vuol dire che ciò che aveva anticipato il prof. un po’ rincoglionito si è verificato? Alla fine sono oltre 2 i minuti che gli rifilo. Al ristoro lo vedo mogio che continua a bere e ripetere: “che bambola, che bambola, che bambola!”
Ora ci dividono meno di 2 minuti e domani c’e’ il tappone finale con arrivo in quota oltre i 2000m.
Non lo vedrò più fino alla partenza. Io intanto prenoto una seduta di massaggi defaticanti. A dire il vero, abituato alle mani di Agostino, al termine mi sento più stanco che rilassato. Chissà cosa starà facendo il mio pupillo? Sarà a visionare il percorso, starà rimpinzandosi di strudel o si starà sfogando con gli acquesi al telefonino? Intanto comincia a piovere abbastanza forte e il pensiero di finire la settimana al freddo, in quota, mi preoccupa per l’abbigliamento.
L’indomani invece è sole!
Questa volta al via Fabrizio è vicino alla Nanu: che voglia ridimensionare i suoi propositi? La partenza è in un sentiero stretto e pericoloso per oltre 500 concorrenti. Io mi attardo un po’ troppo alla ricerca di un bagno e così parto abbastanza indietro. Son costretto a una lunga rimonta, difficoltosa per le curve e le pietre che spuntano all’improvviso.
Dopo un lungo tratto nello scuro del bosco ci ritroviamo sotto i raggi infuocati del sole che ci accompagneranno per gli ultimi 6 km di lenta ma inesorabile progressione. Dopo un km lo vedo avanti poco distante voltarsi, prima di un tornante. Lui poi dirà che non mi ha riconosciuto, sta di fatto che lo rivedrò solo di sfuggita all’arrivo.
Ero convinto di riprenderlo ma questa volta è il prof. ad accusare la fatica. Saranno stati i massaggi del giorno prima o le scarpe pesanti o semplicemente gli anni di differenza che si fanno sentire tutti di colpo ma arrivo alla fine abbastanza provato alternando il passo alla corsa.
Alla sera, alle premiazioni ed al ritiro del diploma faccio i complimenti a Tony: è 66° ed il professore 72° su circa 500 partecipanti con appena 3 minuti di distacco in oltre 5 ore di gara.
Il prossimo anno andrà sicuramente meglio, ci alleneremo in modo specifico e magari riusciremo a trascinare qualche amico di squadra per una mega guerra con altri imprevisti o colpi di scena.
Ora Tony ha deposto finalmente l’ascia di guerra ed è andato a comprarsi qualche foto ricordo della gara mentre il professore ripensa agli acciacchi dell’età Il telefilm è alla conclusione, il caso Traslaval è stato risolto brillantemente e scorrono i titoli di coda ma penso già al prossimo episodio:
Tony e il misterioso caso delle 3 ore….
Nota finale: Spero che Fabrizio/Tony mi perdonerà se qualche particolare è stato un po’ enfatizzato ma era per rendere meglio il racconto ed il ricordo di una bella settimana trascorsa in Val di Fassa.
di Paolo Zucca