La Tre che non c’è: in Valpellice si corre per pura passione
“On dit” che l’essenziale è indispensabile e tutto il resto è orpello. Magari gradito o di moda ma semplice orpello.
Il contadino che vuole fare i salami sa che l’essenziale e limitato a due elementi: lui ed il povero maiale; anche nello sport della antica “Marcia Alpina” l’essenziale sta in due elementi: un sentiero in montagna e gli atleti che lo percorrono…come possono!
C’è posto per tutte le versioni e le visioni nello sport e tutte hanno pari dignità ma ieri, nella Conca del Pra, comune di Bobbio Pellice, si è celebrata la versione minimalista, la corsa ridotta all’essenziale ma un essenziale dal peso specifico enorme.
Non c’era l’Organizzazione ne gli Organizzatori, non c’erano i Giudici di prima istanza e ne quelli d’appello, non c’era la “location” per la partenza ne la dirittura d’arrivo, non c’erano i premi e neppure la premiazione, le Autorità e gli striscioni pubblicitari. Persino lo speaker mancava. Solo loro: il sentiero in montagna e le atlete/i che lo hanno percorso, come hanno potuto!
Non che non ci sia stata “assistenza” ma è stata del tutto spontanea, senza alcun organigramma:
ed allora i Rifugi hanno provveduto a “dare da bere agli assetati” ed a loro si sono aggiunti il Jervis la Ciabota e l’Agriturismo Catalin nel dare “da mangiare agli affamati”, l’amico Claudio Merlo ha provveduto alla farina di “Pignulet” per la polenta finale, Enrico si è consumato la suola delle scarpe ha ritracciare continuamente una linea di arrivo poco più che immaginaria, Daniele, Luisa, Debora, Angelo e Alessandro hanno controllato che tutti facessero ritorno alla base. Giorgio Poet è salito al Colle Manzol per dare a tutti la sicurezza che ha garantito in divisa come Soccorso Alpino per 40 edizioni di gara. Solo gli oramai pingui “Crin ‘d Puluciu” (qualcuno mi insegnerà dove sono i caratteri “strani” sulla tastiera), sempre uguali ma tutti gli anni diversi, hanno assistito distratti alla celebrazione della “Tre che non c’è”, versione 2016 della “Tre Rifugi Val Pellice”.
“L’incontro è avvenuto in una stalla dell’alpeggio La Rossa nel vallone dei Carbonieri un tempo regno di numerosi branchi di mufloni di importazione. Pier Claudio, inteso come Michelin Salomon intento nel quotidiano lavoro di mungitura si è trovato faccia a faccia con un alieno, un personaggio dotato di pantaloncini e canottiera sportiva ed armato di capace zainetto tecnico, che difendendosi dai voraci cani cercava, anzi, implorava informazioni logistiche relative al suo destino di giornata: la partecipazione alla Tre che non c’è! Era un po’ che vagava per l’alpeggio alla ricerca di una voce amica. Li ci era arrivato dopo avere tentato un taglio temerario di percorso (brutti scherzi dell’agonismo) scendendo dal Colle Barant direzione Rifugio Barbara. Aveva notato la strada appena sotto: due salti tra i “brunsec” ed avrebbe guadagnato qualche posizione ma…peccato che la strada del successo e del record portava all’alpeggio della Rossa, in direzione opposta e contraria all’ambito Barbara! Fatte le reciproche presentazioni e compreso il problema il gentile margaro ha provveduto ad indicare al “nostro” la retta via ma ciò gli è costato un tempo cronometrico fantozziano.” E bravo Eraldo Bertero!!!
Alla vigilia i dati erano traballanti in relazione alla partecipazione ad una gara inesistente. Però le strutture ricettive locali erano sature di prenotazioni e allora….prima dieci, poi cinquanta, poi novanta e al fine centoquarantuno sportivi dal volto umano hanno risposto all’appello nelle forme più disparate: con l’avvento della nuova legge sui “diritti civili” sono state sdoganate “coppie” di singoli, di due, di tre e finanche di undici componenti la “coppia” (e lasciamo perdere i generi non intesi, in questo caso, come i mariti delle figlie). Solo a loro è andato l’unico premio previsto: un gagliardetto da assegnare alla “coppia più numerosa”!
Le classifiche, che ci sono, renderanno tutti edotti della fantasia dei “nostri” ad assegnare alla propria squadra i nomi ritenuti i più appropriati. E c’è stato chi con il nome della “coppia” ha voluto ricordare Ivan Mirto, l’atleta della Podistica Valle Infernotto scomparso al Trail del Sestriere.
“Chissà Cristina come starà vivendo la sua prima giornata di lavoro!?!. La salita al Colle Manzol stava raggiungendo le sue pendenze più ostili, al limite de ribaltamento. Lì gli atleti, ed anche le atlete, alle volte vedono nelle rocce una madonnina di azzurro vestita che chiama con voce suadente per nome i passanti distrutti dalla fatica e li incita a salire verso la vetta. Qualcuno ne vede più di una ma ormai tutti hanno capito che sono solo visioni dovute al livello di fatica raggiunta…in piena terra eretica nessuno si sognerebbe di collocare realmente una statuetta mariana! Ma come si fa nelle suddette condizioni a pensare alla “murusa”??? E’ umiliante per chi accompagna l’atleta innamorato prendere atto che le sue visionarie fatiche non sono condivise dal compagno di avventura che non solo non vede la Madonna ma si permette anche di pensare alla sua Donna. E’ importante l’esordio lavorativo della bella Cristina e condivido la speranza che tutto funzioni al meglio oggi e nel futuro ma “Santa Polenta”, un po’ di rispetto per le fatiche del socio!”
L’evento è stato celebrato da medaglie di apposito conio e molto gradite, quale unico premio, dai faticatori di giornata. Loro che hanno percorso i sentieri del Barant in una unica coda. Un serpente continuo di colori che ha sfregiato il monte prima che la discesa al Barbara pensasse a disperdere appena un po’ la truppa. Loro che dopo il calvario del Manzol hanno sentito avvicinarsi l’agognata meta per qualcuno resa irraggiungibile da imprevisti crampi, quelli che ti ricordano che “lo spirito è forte ma la carne è debole e, soprattutto, necessita di adeguato allenamento”.
“Ancora pochi passi e poi ci siete! Anche Alessia incita Marta a pochi metri dal mitico Manzol. Generazioni di atleti si sono misurati con questa temibile e infinita asperità che non è più solo un impegnativo colle. La Storia della Marcia Alpina lo ha trasformato in un Santuario che accoglie le blasfemie dei salitori e la loro gioia al momento del raggiungimento della meta. All’apice c’è Giulia: lei, forte dei suoi giovani ma potenti mezzi atletici attende le compagne di avventura. I Run For Find The Cure: presente a unire sport e solidarietà nella corsa che non c’è.
E vicino a lei una figura storica della Tre Rifugi. Potrebbe anche questa essere una visione invece no. Lui è li in termini reali con lo sguardo attento ad osservare eventuali atleti in difficoltà per compiere la sua missione. Mi ero annotato il suo numero di telefono, avrei voluto chiedergli il suo prezioso contributo per la sicurezza di tutti, non l’ho fatto per non caricarlo del gravoso impegno ed invece è li, la figura stagliata contro il Monte Manzol: Giorgio Poet, sia pure in “borghese” ad assolvere il suo compito: grazie Giorgio!
L’epilogo della giornata è stato il così detto “terzo tempo”. Smaltita e subito dimenticata l’immane fatica ad attendere gli atleti il pasto variamente predisposto dalle tre strutture ricettive del Pra. Si è pranzato con polenta e additivi vari ma i ricordi hanno subito preso il sopravvento ed i tempi registrati sono diventati il companatico d’obbligo non senza qualche volo di fantasia: se avessimo tirato più li, se non avessi preso i crampi, e l’unghia incarnita, e la mezza storta, e se il socio, la prossima volta ci tolgo dieci minuti, la prossima volta. Oggi va bene così. E la fatica di Sisifo dell’atleta e nell’immaginario ognuno è campione salvo provare quanto è difficile emulare Marco Morello e Erminio Nicco.
“Come mai non ti sei fermato a Tavagnasco?”. Il rimprovero, poi nemmeno tanto velato proveniva da un tavolo apparecchiato dove sedevano due individui in attesa del pasto.
Tavagnasco, sede di una delle più longeve gare di Marcia Alpina, un verticale ante litteram di circa 3,8 km e 1080 mt. di dislivello. Li si celebrò il capolavoro d’astuzia del Montanaro. A fronte delle diffide Federali sulla non omologabilità del percorso in relazione alle difficoltà tecniche troppo accentuate (troppo corta per 1080 mt. di dislivello) Lui penso bene di cambiare le “misure” sul volantino lasciando il tracciato inalterato! E vissero tutti felici e contenti per molte edizioni ancora.
Lui era Marco Morello e ieri era presente in compagnia di Erminio Nicco ad assistere alla gara che non c’era. Qualcuno li ha informati della “singolare tenzone” e loro, i vincitori delle prime 4 edizioni Marco e della 5a e 6a Erminio sono saliti al Prà per non mancare alla celebrazione. Da solo questo elemento dovrebbe fare riflettere sul “valore” della Tre Rifugi!
Ad accompagnarli l’immancabile scorta di formaggi e liquori della loro terra offerte a piene mani a tutti coloro che, riconoscendoli, non hanno voluto mancare al “pellegrinaggio” al loro tavolo.
La Tre che non c’è si è felicemente conclusa in un apoteosi di ricordi che i protagonisti si sono portati a valle. Si dice che la “lunghezza” della vita non tocca a noi deciderla…ma la “larghezza” si riempiendo i giorni e gli anni di contenuti e di emozioni e ieri i 141 “atleti” hanno fatto il pieno in attesa che qualcuno riprenda il bandolo della matassa.
“ Ho iniziato ad andare in crisi nel tratto tra il Rifugio Barbara ed il Colle Barant. Ho capito Fredi, parliamone fra mezz’oretta perché ancora adesso non mi pari così lucido! Eppure la preparazione c’era: l’intero percorso del Camino di Santiago per preparare la Tre che non c’è e poi in crisi dopo 10. Il problema è che il “Camino” serve per allenare l’anima o lo spirito. Va bene, è andata così oggi. Ci sarà tempo per rifarsi. Magari già il 9 ottobre, quel giorno ti attende il Trail degli Invincibili.
Di Carlo Degiovanni