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Mohamed Hayyj e Aleksandra Fortin vincono la 50 km di Romagna


Il 25 aprile è ricordato per Festa della Liberazione, ma i podisti più intransigenti lo segnano in rosso solo perché vi si svolge la “50 Km di Romagna”. Ed anche per la 32esima edizione di competitivi ne sono giunti 615, provenienti da ben 17 Regioni italiane e 9 Nazioni diverse. Numeri eccellenti, cui vanno aggiunti altri 1.600 marciatori, legati perlopiù al calendario Endas Scarpaza. La trama della gara non è stata palpitante, diciamolo subito, perché degli otto marocchini al via una coppia ha aumentato già dalle prime battute, si tratta di Mohamed Hayyj e di Rachid Benhamdane, accasato a Savignano.

Il ritmo è stato regolare sul piede di 3’30” per i primi 20 km, poi Benhamdane si è toccato la coscia, segno di una probabile contrattura, fermandosi, così il pallino è rimasto al solo campione in carica, braccato da un quintetto composto dai connazionali Zain, El Makrout, Kabbouri, dall’ucraino Glyva e dal romagnolo Lucchese, che, una volta ritiratosi anche Zenucchi, ha sognato il Tricolore di specialità sin dopo Zattaglia (34° km), poi si è dovuto arrendere a sua volta. La marcia di Hayyj però non ha mai conosciuto intoppi, anche se da dietro si è sganciato l’esordiente Zain, fresco dell’oro nella Maratona del Lamone, avvicinandosi, ma mai sotto il minuto, anzi a Villa Vezzano (meno 9 km) il range era cresciuto a 3’. Non restava quindi che la curiosità di conoscere il tempo finale del 34enne (festeggiati proprio oggi) residente a Terni: accontentati dopo 2h54’19”. “Ho migliorato 3 minuti dallo scorso anno, – commenta a botta calda l’alfiere della Celtic Druid Castenaso – ne sono felice e nel 2014 punto alla tripletta, ma questa volta da italiano, perché sono in attesa del passaporto.” Noi aggiungiamo che è il secondo crono da quando il percorso è certificato. Attardato di 4’36” è giunto Zain, anche lui ternano d’adozione, che ha pagato le stress della discesa, ed a chiudere il podio marocchino Kabbouri (a 12’04”), il quale precede l’ucraino Glyva (a 15’25”). Il campionato Italiano di specialità invece si è risolto in un pugno di secondi, con il barese Francesco Milella spuntato dal nulla (anche se recente trionfatore della 100 km di Seregno), che ha indossato la maglia grazie al 3h12’50” finale, precedendo Zambelli ed il favorito D’Innocenti per appena 31” e 67”. L’orgoglio romagnolo invece è stato tenuto alto dal team Tosco-Romagnola, con Marco Serasini (3h15’27”) e Massimo Poggiolini (3h19’), nono e decimo, e da Focchi (14° in 3h23’41”). Si sperava in un successo azzurro almeno tra le donne, ma la regina del 2012, Mustat, ha dato forfait e Monica Carlin si allena proficuamente solo da due mesi, ma nonostante ciò è rimasta davanti sino a Casola Valsenio (25° km). A fianco aveva però due ossi duri come la slovena Aleksandra Fortin e l’ungherese Judit Nagy, che al suo rallentamento hanno spinto l’acceleratore sulla salita di Monte Albano, facendo capire che la vincitrice doveva essere tra loro. Infatti, la coppia ha viaggiato appaiata sino ad 8 km dal traguardo, quando la “deb” Fortin ha sfruttato un momento di crisi dell’avversaria, andando a scrivere nuovamente il nome della Slovenia nell’Albo d’oro (dopo la Vidovic), siglando un ottimo 3.38’03”. Le altre medaglie sono andate al collo della Nagy (a 65”) e della stessa Carlin (a 5’46”), la quale per indossare l’ennesimo Tricolore ha dovuto tenere a bada la rimonta della modenese Neri (a 6’56”) ed a testimonianza del fermento tra le ultrarunners italiane vanno citate anche Gizzi (ad 11’41”), Labonia (a 12’38”), Brusamento (a 15’52”) e l’eterna Sanna, in 3h59’51”. Tra le romagnole ha chiuso 21esima la Tosi (4h28’47”).

Ufficio Stampa 50 km di Romagna

Marco Ceste