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Nadia Battocletti argento olimpico sui 10000 metri


Nadia Battocletti è argento nei 10000 metri alle Olimpiadi di Parigi, a un passo dalla keniana Beatrice Chebet che dopo i 5000 (quelli dell’azzurra beffata dalla squalifica poi rientrata di Faith Kipyegon) completa la doppietta d’oro (come l’etiope Tirunesh Dibaba nel 2008 e Sifan Hassan tre anni fa). In pista la 24enne trentina incanta per la padronanza nella gestione tattica e la sicurezza nelle scelte, nonostante i problemi fisici vissuti prima e durante la gara. Anche quando il ritmo rallenta, con diversi contatti, è lucida a controllare in mezzo al gruppo, oppure a riportarsi a ridosso delle battistrada nelle fasi cruciali. Manca un chilometro e si transita in 28:01.28 con ancora dodici atlete nel drappello di testa, a due giri dal termine Nadia passa in quinta posizione mentre comanda la keniana Margaret Chelimo Kipkemboi (poi quarta in 30:44.58), al suono della campana la bicampionessa europea cerca spazio all’interno. L’ultimo giro è mozzafiato con le tre keniane davanti all’azzurra che insiste alla corda. Poi all’uscita dall’ultima curva, quando attacca Chebet, risponde subito e si mette in scia. Per qualche attimo sembra poterla impensierire, ma è un favoloso argento migliorando di quasi otto secondi il suo record italiano dell’oro agli Europei di Roma (30:51.32). Fuori dal podio anche Lilian Kasait Rengeruk (Kenya), quinta in 30:45.04, ma soprattutto l’etiope campionessa iridata ed ex primatista del mondo Gudaf Tsegay, sesta con 30:45.21. È la prima medaglia olimpica azzurra della storia nei 10000 al femminile.

“Sono fiera di me, della grinta che ci ho messo. Negli ultimi 500 metri avevo gli occhi aperti, sbarrati, per vedere quello che succedeva e attaccarsi subito appena si muovevano. Mi sono detta: no, adesso non mi scappate”, le parole di una raggiante Nadia Battocletti. “E gli ultimi 100 metri sono stati allucinanti, ho seguito alla perfezione le atlete che mi avrebbero portata avanti e perciò sono rimasta all’interno. Sentivo tutto il tifo degli italiani che mi spingevano sempre più avanti. Mi avevano raccontato che le Olimpiadi sono molto più difficili degli Europei, ma a me piacciono le cose difficili. L’avvicinamento non è stato semplice, perché sono stata poco bene anche al termine dei 5000 di lunedì sera e devo ringraziare lo staff sanitario, dopo i fastidi delle scorse settimane che mi hanno obbligato a ridurre il carico di lavoro. E se penso che di solito arrivo al chilometraggio giusto solo per i 5000 metri… A un certo punto mio papà Giuliano mi ha detto: ‘può bastare così, hai già fatto tantissimo, non esageriamo’. Ma volevo divertirmi ancora un po’ e a differenza dei 5000 sono entrata in pista con il sorriso, con leggerezza e spensieratezza. Forse la mia testardaggine e la sua voglia di metterci di più ci hanno portato qui oggi. Era soltanto la quarta gara della mia carriera sui 10000 metri. In riscaldamento però non è andata come speravo, dopo una decina di minuti ho sentito fitte al tendine e al calcagno, allora il fisioterapista Carlo Ranieri ha messo un tape che nel corso della gara si staccava sempre di più finché è arrivato sotto la scarpa e il male era forte. Ringrazio tutti gli italiani che in questi giorni mi hanno riempito di messaggi, di affetto, di felicità”.

Fonte Fidal

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.