Ortles Cevedale 2011: Mamleev Mikhail della Valetudo vince gara e Campionato Italiano Skyrace. Tra le donne vittoria di Raffaella Rossi, terza Emanuela Brizio
Di Giorgio Pesenti
Santa Caterina Valfurva (SO) 7 agosto 2011. Dalla neve del Colle dei Becchi nel Parco del gran Paradiso, all’umida atmosfera vacanziera ferragostana della Valfurva. Lo skyrunning amante dell’alta quota e dei tracciati che ti mettono a tu per tu con la pioggia ed il freddo, si è trasferito a Santa Caterina Valfurva nell’alta Valtellina in provincia di Sondrio; in comunione con il nido del ghiaccio dei Forni. La cittadina di Santa Caterina, che ha conferito i natali a molti celebri sciatori, è incastonata sotto il corollario del gruppo montuoso dell’Ortles Cevedale, le due imponenti vette a cavallo tra il Trentino Alto Adige e la Lombardia fanno parte del comprensorio delle Alpi Retiche meridionali. Il gruppo dell’Ortles-Cevedale occupa un’area molto estesa, delimitata da profonde e incontaminate vallate di origine glaciale. A ovest, l’alta Valtellina lo separa da altri massicci montuosi delle Alpi Retiche tra cui la sagoma fredda del Bernina, a sud è chiuso dall’alta Valle Camonica Bresciana e dalla Trentina Valdisole, piu’ sotto si trovano l’Adamello e il Presanella, mentre ad est si apre in un ventaglio di catene secondarie che dominano la val Venosta. La dorsale principale inizia al Passo dello Stelvio mt. 2758 s.l.m., uno dei più alti valichi transitabili del vecchio continente, e si innalza in numerose vette al di sopra dei 3500 metri, come la Punta Thurwieser mt. 3652, il Gran Zebru mt. 3857, il Cevedale mt. 3769. Da questa dorsale si staccano creste secondarie molto elevate, che dividono tra loro importanti vallate. Questa skyrace di 27,5 km presenta un dislivello complessivo di 2800 mt, le sentinelle di questa corsa podistica sono i rifugi : Forni, Branca, Pizzini ed infine le baite di Ables.
La Ortles Cevedale è una competizione molto panoramica, da queste parti con le condizioni meteo favorevoli, i binocoli si perdono nell’infinito e catturano immagini montane da cineteca, per gli amanti del trekking è una goduria che appaga i palati fini, invece per i runner che ricercano uno skyrunning “no limits” con passaggi attrezzati, usando un’affermazione automobilistica, questa skyrace non è da rally ma bensi da formula uno. La caratteristica tecnica di scorrevolezza del percorso in alta quota della Ortles skyrace, anche se oggi i sentieri erano impantanati, provoca ai corridori del cielo, il poco gradito, aumento del ritmo di corsa. Questo fatto capita a fagiolo, in preparazione della mitica Sierre Zinal, 4^ prova del mondiale di skyrunning World Series, che si svolgerà il 14 agosto sulle montagne Svizzere del Vallese, ha caratteristiche tecniche simili per cui, in barba alle arrampicate, via di corsa al grande trotto. Alle ore otto tutti erano per il riscaldamento che è avvenuto sotto dei fastidiosi scrosci di pioggia. Alle ore nove spaccate, il fatidico conto alla rovescia dello starter, ha avviato la marcia dei 215 runners, con i camosci che hanno mosso i loro primi passi dal centro di Santa Caterina sotto un cielo molto grigio e minaccioso e le previsioni in quota purtroppo erano molto pessimistiche, anche se la temperatura nella zona della partenza ed arrivo si aggirava intorno ai 10°c.
Dopo il mini circuito pianeggiante di 2 km intorno alla zona nord di Santa Caterina, i migliori del gruppo hanno fatto subito la differenza. Nella gara tricolore maschile, il solo a resistere, per pochi chilometri, in scia al nuovo campione Italiano 2011 di Skyrace, l’aquila Valetudo Mikhail Mamleev, è stato il Trentino de La Sportiva Larger Paolo, ma come il tracciato ha beccato il sentiero che porta al ghiacciaio dei Forni, Mikhail Mamleev ha impresso al suo passo un ritmo a tutto gas e con questa decisa azione in mezzo ad una pioggia molto insistente ha fatto il vuoto alle sue spalle. Nella gara rosa Emanuela Brizio della Valetudo ha preso subito il comando della corsa seguita dalla vincitrice Rossi Raffaella; dopo il primo tratto di pianura le leve di Manu si sono appesantite e la Rossi si è involata su per i sentieri del Gran Zebrù. Oggi i due battistrada, azzurro e rosa, praticamente oggi hanno fatto gara solitaria e non sono mai stati impegnati da vicino da nessun avversario. Nella gara maschile era accreditato ad un posto sul podio il Trentino Tavernaro Michele ma un’indisposizione l’ha costretto ad abbandonare la competizione. Il nuovo campione Italiano è l’aquila Valetudo Mamleev, Mikhail è anche un campione della gare ad orientamento ed è Italiano a tutti gli effetti, perche ha sposato una cittadina Italiana, anche se è nato a San Pietroburgo Russia.
Mamleev riceve lo scettro di campione Italiano di skyrace dal Friulano Tadei Pivk, che nel 2010 dominò tutte le skyrace di campionato, come ha fatto quest’anno il nostro bravo Mischa. Sotto l’arco di trionfo Mamleev ha fatto fermare i cronometri sul tempo di h. 2 15’30”. Al secondo posto il sempreverde Fregona Lucio, (discesista razza Piave, uno dei più grandi di sempre ndr.) ha siglato il crono finale di 2h19’56”, 3° il giovane scialpinista Holzkhcht Lorenzo 2h20’08”, 4° Larger Paolo 2h20’42”, 5° Sanna Luca 2h25’29”. I risultati delle altre aquile Valetudo in gara sono stati: 8° Berlinghieri Clemente (per il forte atleta di Colere un’altro risultato da big-running) 24° Gasparini Tiziano, 38° Busi Marco, 84° Fontana Massimo, 150° Pesenti Giorgio.
Nella Ortles rosa strepitosa vittoria per la Valtellinese Raffaella Rossi in 2h48’55”, 2^ la Rumena Hecico Ana 2h52’15”, anche se naturalmente questa atleta non partecipa per la classifica finale dell’Italiano rosa, 3^ la campionessa mondiale di skyrunning Emanuela Brizio in 2h53’34”, 4^ un’altra Valtellinese Compagnoni Elisa 2h59’55”, 5^ la Bergamasca Bertasa Cinzia 3h00’27”. La terza ed ultima prova del campionato Italiano sarà la skyrace del monte Cavallo a Piancavallo, Aviano in provincia di Pordenone in data 11 settembre.
Il Gran Zebrù: Una leggenda medioevale racconta che le radici della denominazione Gran Zebrù affonda la sua origine dal sovrano Johannes Zebrusius, chiamato a corte per la sua imponente stazza “il Gran Zebrù”, Zebrusius era il feudatario nel XII secolo della Gera d’Adda (territorio realmente esistente in provincia di Bergamo, il quale si innamorò perdutamente di Armelinda, figlia di un castellano del Lario, il quale però si opponeva alla loro relazione. Al fine di fare colpo agli occhi del padre di lei e convincerlo a dargli la figlia in sposa, Johannes prese parte a una crociata in Terrasanta, questo esperienza bellicosa lo allontanò dall’Italia per quattro anni. Al suo ritorno gli si presentò una sgradita sorpresa: il padre di Armelinda non solo aveva cambiato parere, ma addirittura aveva concesso in sposa la figlia a un nobile di Milano. Costernato e depresso Zebrusius decise di abbandonare il suo feudo e l’arte della guerra e si recò sulla sue amate montagne , dove avrebbe vissuto da eremita, scegliendo come dimora la val Zebrù. Lì visse in solitudine per trent’anni e un giorno, cercando di dimenticare il passato con la meditazione e la preghiera, sentì che stava giungendo la sua ora finale, si sdraiò su un tronco collegato a un congegno di sua invenzione, e si catapultò in compagnia di un grande masso bianco, sul quale egli aveva precedentemente inciso Joan(nes) Zebru(sius) a.d. MCCVII. Tale masso è visibile ancora oggi, al limite inferiore del Ghiacciaio della Miniera. Lo spirito del sovrano, purificato dal dolore e da anni di privazioni, salì sino sulla vetta della montagna che divenne il castello degli spiriti meritevoli e del quale l’anima di Zebrusius ne è il re. La leggenda e l’origine del nome Italiano e Lombardo della montagna si intrecciano. È probabile infatti che il nome della valle e della vetta dello Zebrù derivi dalla radice celtica di questo nome per cui il significato reale è spirito, buono e santo. Invece il termine brugh, anch’esso celtico, significa rocca o fortezza, appuntocastello degli spiriti buoni .
Scomodando il latino, alcune ricerche etimologiche, fanno risalire il nome Zebrù alla traduzione “super”, cioè sopra, più in alto di qualsiasi altra montagna, la cima più alta (quando né l’Ortles né il Gran Zebrù erano ancora stati misurati ), è probabile che si ritenesse che quest’ultimo fosse il più elevato del massiccio della zona.
Per altre info: www.santacaterina.it