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Toubkal Trail 2009: 42 e 125 km sull’Atlante Marocchino


Il Trail fa il suo esordio sui 4000 metri delle montagne del
Marocco, grazie alla geniale idea di Nico Valsesia, l’organizzatore. Per noi
viene raccontata da Dino Bonelli, pioniere dello snowboard e amante dei viaggi
avventurosi e fotografato da Carlo Zanardi di Stillphoto. Gambe, cuore e
cervello sono dei corridori che hanno raccolto l’affascinante sfida delle
montagne africane.

Una mattina molto fresca che in Marocco non ti aspetteresti
mai, una luce che fatica ad albeggiare, una quota ancora modesta, un lungo
serpentone di pile frontali che si inseguono nel buio, un viottolo che si
impenna. La prima edizione del Toubkal trail, la più massacrante corsa in
montagna sul pianeta, prende vita nei primi giorni di un tranquillo ottobre
nordafricano con le sue due ben distinte distanze: la 42km (3000mt di
dislivello sia positivo che negativo) e la 125km (qui il dislivello è di 9000 mt).
In partenza 188 concorrenti quasi equamente suddivisi nelle due prove,
provenienti da una dozzina di paesi e ora incolonnati in questo primo tratto di
percorso comune.

Dai 1700 mt della partenza di Imlil, si scollina prima su un
2500 mancato, poi dopo un interminabile ghiaione solcato da uno zig e zag di
100 tornatini, ai 3500 e quindi si scende al rifugio del Toubkal (quota 3200 mt).
Toubkal quindi, un mostro di roccia che con la sua mole è la montagna più alta
del nord Africa. 4160 metri
di altitudine da salire con un sentiero molto sconnesso, 1000 metri di dislivello in soli 3,5 km, una soddisfazione, quella
della conquista della vetta, facile se presa con calma, durissima se affrontata
in gara. I concorrenti arrancano dietro agli scatenati padroni di casa, sudano,
qualcuno vorrebbe imprecare, molti tacciono e lasciano parlare gli occhi lucidi.

Gli sguardi, anche quelli degli atleti più blasonati, e
Marco Olmo ne è un esempio, esprimono una sofferenza fisica dovuta anche alla
difficile respirazione dell’alta quota. La cima, uno slargo con una piramide
metallica sgarrupata, una firma sul tabellone di controllo, e poi la discesa,
con tutte le sue ghiaie, le sue pietre, le sue insidie. Si ritorna al rifugio e
qui, dopo il rifornimento i percorsi si dividono, la 42 prende a destra verso
il fondovalle, la 125 a
sinistra verso il quarto dei 10 colli in programma, di cui altri 6 oltre i 3000
mt. La corta scende ora verso un arrivo che sembra sempre li, dietro
l’angolo, ma non arriva mai, con la fila dei concorrenti ad inseguire un
giovane marocchino dall’aspetto decisamente turistico, ma che corre come un
fulmine. Lahcen Elkadi, il marocchino, conclude in 5h39’36 in una Imlil
impazzita dalla gioia, un vero e proprio trionfo nazional popolare. A guardar
bene tra braccia agitate al cielo e sventolanti bandiere rosse di Marocco, si
scorge anche qualche lacrima.. lacrime di una gioia raramente vissuta da questo
povero popolo di montagna. Secondo arriva un ottimo Maurizio Fenaroli (in 5h58’20),
terzo Marco Zarantonello (in 6h46’29) e ottimo quarto Marco Olmo (in 6h59’13)
che nonostante i 61 anni (compiuti il giorno della gara) non da alcun segno di
cedimento. Stanco si, dirà poi, ma soddisfatto. Tra le donne ennesimo
straordinario risultato di Cecilia Mora che in 7h23’40 è anche sesta assoluta,
precedendo Giulia Tosi in 8h16’33 e Annalisa Diaferia in 8h54’53.

Nel frattempo la 125 scollina in una bellissima valle che costeggia
uno splendido lago color smeraldo che col calar della sera offre ai vari
concorrenti sparsi sul percorso le tante tonalità di un tramonto da favola. Poi
la notte, fredda e scura come solo le notti di montagna sanno essere. Intanto
nella corta, con un tempo appena inferiore alle 11 ore, un tempo magnifico
vista l’asprezza del percorso, arriva anche Giovanni Storti, il comico del trio
Aldo, Giovanni e Giacomo, accompagnato dal grande Pietro Trabucchi, suo
eccezionale coach in questa gloriosa avventura. Notte fonda, altre urla di
gioia echeggiano lontane nel buio di Imlil, una luce frontale trotterella verso
l’arco d’arrivo dell’Adidas, un altro marocchino sta per imporsi nella 125, è Mohamed
Ait El Malem, altro bagno di folla nonostante l’ora non felice (sono le 4 di
notte). Gara chiusa nello strabiliante tempo di 22h16’58. Un lungo e
silenzioso aspettare ci porta alle 24h07’46 di Marco Gazzola, uno svizzero
tutto d’un pezzo, un atleta vero, un uomo solo nella notte (forse non è stato
proprio così per il marocchino..), un secondo posto meritatissimo. Poi ancora
un locals, Omar Bouhrim in 25h06’51 e via via, sparpagliati nelle 48 ore di
tempo massimo, gli altri stanchissimi e sorridenti concorrenti. Primo italiano
Stefano Sartori, quinto in 26h28’06 . Tra le donne altra vittoria italiana con
Maria Giovanna Cerutti che conclude con un buon 33h37’06.

Toubkal Trail quindi, per chi ama la montagna, per
chi ama faticare, per chi ama il rischio di un incognita ormai ammorbidita da
un ottima prima edizione svolta quasi senza pecche organizzative. Una gara
dura, vera, faticosa, che a fatto diverse vittime da risultato e che a metà
della grande salita ha fatto fermare Giovanni
per un attimo e rivolgendosi al sottoscritto che lo immortalava con la macchina
fotografica, ha sussurrato con il poco fiato rimasto: ma che ci faccio io qui, io sono un comico.. (Dino Bonelli)

La galleria fotografica completa su www.stillphoto.eu

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.