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Trail del monte Soglio – Forno Canavese (TO)


Di Carmela Vergura

Di solito quando racconto delle
mie gare, esprimo pensieri, sensazioni, emozioni che, in qualche modo, possono
avermi colpito durante la manifestazione, o sulla giornata, o su qualsiasi cosa
che mi faccia riflettere. Del trail di Forno Canavese sono molte le cose mi
hanno colpito. Non parlerò della gara dal punto di vista competitivo, fattore decisivo
per qualcuno, scriverò dei miei pensieri che mi hanno accompagnato per quasi
due giorni.

Il personaggio: Marco Olmo, il
protagonista della vigilia di gara, invitato dagli organizzatori, ha presentato
alcuni pezzi del suo film. Ha parlato con la gente, con la sua modestia il suo
modo di fare è un esempio per tutti noi. Era la prima volta che lo vedevo da
vicino, fisicamente era proprio come lo immaginavo, stringergli la mano e avere
la sua firma sul libro-intervista appena uscito è stato un bel momento.

Le parti non umane: I Gonfiabili
della partenza e dell’arrivo, pronti per vederci passare. Essi dall’alto ci
avvertono che tutto è pronto, ormai non ci si tira più indietro. L’indomani
mattina alle 6 saranno li, a farci partire e aspettare il nostro ritorno.

L’aiuto dei volontari: tanti, senza
di esse queste gare non potrebbero esistere. Tante persone disponibili, tutti
con le magliette del Trail o della Pro Loco. Ci hanno dissetato, dato da
mangiare, hanno riempito centinaia e centinaia di bicchieri, hanno lavorato
ininterrottamente per ore ed ore. Più di 90 volontari dislocati lungo il
percorso, un piccolo esercito dell’aiuto.

Noi trailers: quasi 350 iscritti, un vero
record per una gara che è solo alla sua seconda edizione. Tanti arrivano dalle
regioni vicine, qualcuno anche dalla vicina Francia. Persone che masticano e
vivono di trail ormai da un po’, tutti perfettamente attrezzati, consapevoli di
partecipare a una competizione che richiede allenamento. Ormai ci si conosce,
abbiamo gli stessi ideali, correre nella natura, sui sentieri, sulle montagne,
col freddo, col caldo, con la neve e la pioggia, ma sempre all’aria aperta con
quel rispetto che c’è richiesto dagli organizzatori e dalla nostra coscienza.

La logistica: perfetta e ideale per una
competizione di questo tipo, un grande tendone per rifocillarci e
chiacchierare, una palestra dove erano pronte quasi 100 brandine per
altrettanti atleti, docce calde e servizio massaggi a disposizione.

La segnaletica e tracciatura: tutta
l’organizzazione deve aver lavorato tantissimo per tracciare ogni 100 metri un percorso di 60 km e un altro più breve di 26 km. La sottoscritta per ben 2 volte
ha sbagliato percorso ma è stata solo per la mia distrazione.

L’organizzazione: un bravo
Roberto Negri, ideatore in primis del Trail, che con pazienza e molta
competenza è riuscito a mettere su un apparato informatico di tutto rispetto,
innanzitutto dalla particolarità della diretta dei passaggi al Monte Soglio, a
quota 1900 metri.
Tutti i parenti, gli amici, e quanti sono rimasti a Forno potevano vedere in
diretta i passaggi dei corridori. Non solo questo, ma i passaggi ai vari
cancelli, ben 5, per numerare, cronometrare e informare la base, del passaggio
di oltre 300 atleti. Un servizio utilissimo è stato l’obbligo di portare tra il
materiale obbligatorio il road – book, minuzioso nei particolari.

Gli sponsor: sicuramente l’aiuto
dei vari sponsor, tra i quali North Face e Garmin, ha consentito di dare agli
atleti un bel premio gara e un servizio ottimale sul cronometraggio.

L’amicizia: il trail vuol dire
anche conoscere, incontrare, parlare, vivere vicino ad altre persone. Si
stringe facilmente amicizia, ci si incoraggia, si discute sul percorso e non
solo, si brinda a bicchierate di birra e…qui di birra ne scorreva perché era
gratis!

Il Percorso: quasi tutto
sterrato, pochissimo asfalto, sentieri tecnici di montagna, passaggi
caratteristici attraverso la chiesa di Milani, il Santuario di Belmonte, il
santuario di San Bernardo di Mares, una preghiera al passaggio di questi posti
ci stava tutta. L’attraversamento del bellissimo parco di Belmonte, che non
avevo mai visto. Inoltre una serie di guadi da passare, attraversamenti
boschivi con single trek bellissimi, discese e mezze coste infide e da prendere
con la dovuta cautela. Decisamente un tracciato vario e ben preparato.

Gli animali: non se ne sono visti
tanti, anche se verso la salita del Soglio iniziava la migrazione delle mucche
che salgono ai pascoli alti. E mentre salivano loro, salivamo anche noi, chi
doveva passare per primo su quel sentiero stretto, loro o noi? C’è stato un po’
di agonismo divertente. Dopo le mucche è stata la volta del gregge delle capre
e delle pecore, ma queste sono più veloci, e più educate, ci lasciavano
passare.

Il traguardo: era la prima volta
della sottoscritta su una distanza di 60
km. A 1 km
dall’arrivo sapevo che l’impresa era quasi riuscita, dopo esattamente 8 ore e 9
minuti, tra gli applausi dei miei amici, della mia famiglia, quasi ballando
dalla gioia ho guardato lassù, in alto e ringraziato della riuscita della
sfida.

La prima sfida: questa gara, alla
quale mi ero iscritta mesi fa, le avevo dato un titolo LA PRIMA
SFIDA, significativo per poter arrivare psicologicamente a
quella che cercherò di portare a termine il 25 giugno: IL TRAGUARDO dell’Ultra
Trail delle Tre Cime di Lavaredo di 90
km.

I vincitori: mi inchino a questi
fenomeni, il re e la regina del Monte Soglio.  Tra i maschietti Giuliano Cavallo, valdostano
di adozione, impiegato nell’esercito, ha percorso i 60 km in poco più di 6 ore e 20 minuti.
Raffaella Miravalle, che di questi posti è nativa, è una guardaparco fortissima
nelle gare di questo tipo. Il decimo posto assoluto e il tempo di 7 ore e 11
minuti rende omaggio alle sue capacità.

La sottoscritta: mi inchino a me
stessa, in 8 ore e 09 minuti ho realizzato un piccolo sogno. 5° femminile
dietro delle vere fuoriclasse. Corinne Favre, simpaticissima francesina piena
di spirito. Cinzia Bertasa forte sky runner, Sonia Glarey valdostana di Cogne,
che non smentisce le sue origini montanare. Ma si sa, i sogni sono volatili,
quando se ne realizza uno si pensa già al prossimo….

La mia famiglia: in paziente
attesa ma sempre presente nei momenti più grandi della mia vita.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.