Ultramaratone su strada in Italia: dalle origini ai nostri giorni (3)
Dalla collaborazione con Stefano Scevaroli.
Ultimi anni e stato dell’arte – Nel 1963 finalmente viene posata la prima pietra dell’Ultramaratona moderna: nasce la Torino Saint Vincent di 100 km. Nel 1971 parte la Bologna-Firenze e poi nel 1973 ecco arrivare la Firenze-Faenza, ovvero la 100 km del Passatore, nel 1974 la Marcia dei Castelli Carraresi di 50 km da Este a Montagnana poi trasformata nel 1975 in 100 km di Montagnana. Ma negli anni seguenti è tutto un fiorire di storiche Ultramaratone: come la Pistoia-Abetone, la 50 km di Romagna, la 100 km dei Gladiatori, la 100 km della Brianza e la Lupatotissima su pista, tanto per citare quelle che hanno totalizzato almeno 10 edizioni.
Nell’Ultramaratona le specialità su strada sono legate al fascino e carisma di alcune gare, che – per le loro caratteristiche paesaggistiche e grazie alla gente del territorio che le ospita – fanno la differenza con le specialità della pista, “costretta” a rimanere chiusa in uno stadio. Così sono maturate manifestazioni, che sono rimaste nel cuore della popolazione che le ospita, ma anche di numerosi partecipanti. Oltre alle nostre già citate, è importante ricordare le manifestazioni estere più anziane e più famose, come la “Comrades Marathon” di 56 miglia che si svolge nel Sudafrica dal 1921 (con la sola interruzione dei 5 anni della seconda guerra mondiale); la 100 km svizzera Biel-Bienne nata nel novembre del 1958 e tuttora tra le più partecipate in Europa; la 100 km francese di Millau nata nel 1972, la 100 km olandese di Winschoten.
In analogia alla crescita generale del movimento verificatosi in Italia negli anni 70 e 80 – in termini di gare e di partecipanti – ci furono anche buone prestazioni in Italia, che videro protagonisti atleti come Boris Bakmaz, i fratelli Gennari, Attilio Liberini, Vito Melito, Claudio Sterpin e poi ancora Cilia, Coletti, Di Gennaro, Viroli. Tra le donne, l’ultramaratona femminile faticò a partire in Italia più ancora rispetto a quanto avveniva all’estero. Tra le atlete che più si sono messe in luce in quegli anni citiamo Anna Zacchi, Renata Ortolani, Simonetta Cartoni, Giuseppina Randi, Amabile Salarino, ma l’unica nostra donna che si sia inserita nelle liste internazionali è stata la trentina Maria Teresa Nardin, in particolare nella 24 ore dove è rimasta l’unica italiana a superare il muro dei 200 km (211,090) fino al 2004.
Dopo una breve stasi e involuzione all’inizio degli anni 90, i risultati sono tornati grazie ad un rinnovato clima di fiducia ed entusiasmo, sorto grazie soprattutto al coordinamento della neonata Associazione IUTA, guidata da Franco Ranciaffi. Così gli atleti emergenti del periodo, tra cui citiamo soprattutto Stefano Sartori, Paolo Panzeri, Antonio Mazzeo, Lucio Bazzana nonché Rosanna Pellizzari, hanno cominciato a ben figurare anche all’estero e a stimolare tutto l’ambiente, atleti, dirigenti e tecnici.
Nel breve giro di alcuni anni sono arrivate le prime medaglie (agosto 2001) e dal 2002 addirittura i successi individuali e delle nostre squadre nazionali ai Campionati del Mondo e d’Europa, conquistati dai vari Mario Fattore, Mario Ardemagni, Monica Casiraghi, Paola Sanna, Monica Carlin e Antonio Mammoli.
Il primato Italiano della 100 km su strada, considerata la specialità principale dell’Ultramaratona è stato migliorato per le donne dalle 9.26.33 del 1987 (Simonetta Cartoni) alle 7.28.00 di Monica Casiraghi nel 2003. Quello maschile è stato portato dalle 6.37.10 del 1988 (Normanno Di Gennaro) alle 6.18.24 di Mario Ardemagni nel 2004.
Anche nella 24 ore la crescita è stata notevole, con la miglior prestazione italiana femminile portata da 200,754 km (Maria Teresa Nardin nel 1991) a 226,130 km conseguiti da Monica Casiraghi proprio pochi giorni fa. Gli uomini non sono stati da meno e la cosiddetta MPI su strada è stata portata a 249,876 km dal toscano Sergio Orsi nel 2005.
Da rilevare che oltre alle 20 medaglie individuali conquistate dal 2001 al 2007 (di cui 8 d’oro), sono arrivate addirittura 21 medaglie di squadra, a dimostrazione della ottima qualità complessiva del movimento italiano, che ora è chiamato alla prova più importante: quella del riconoscimento ufficiale della Federazione, riconoscimento che ha fatto passi da gigante in questo mandato olimpico, con l’istituzione di ben 3 prove di Ultramaratona, tutte su strada, nell’elenco dei Campionati Italiani federali. Così – oltre alla 100 km già in programma da diversi anni – si sono aggiunte la 50 km e la 24 ore. Sono state riconosciute le maglie azzurre; il settore dell’Ultramaratona è in gestione politica ad un Consigliere Federale, mentre il coordinamento tecnico delle squadre nazionali è stato affidato al sottoscritto, esponente IUTA, inserito allo scopo nel settore tecnico della Federazione.
Nota – A completamento dell’excursus storico di Stefano Scevaroli, nelle “appendici” del volume sono stati inclusi tre documenti che forniscono la cronistoria dettagliata di quanto narrato in forma di saggio sintetico. Precisamente:
1) Storia dell’ultramaratona italiana – XIX secolo
2) Storia dell’ultramaratona italiana – XX secolo (dal 1901 al 1973)
3) Cronologia dei primati e delle migliori prestazioni italiane nelle diverse discipline du ultramaratona dagli esordi ai nostri giorni.
CONTRIBUTI PRECEDENTI – LA STORIA DELLA ULTRA MARATONA
Contributo 1 Ultramaratona
Contributo 2 Ultramaratona