Urban Trail Brescia


Domenica 21 Novembre si è corsa la seconda edizione dell’URBAN TRAIL a Brescia, 43 km e 2650 metri di dislivello nel racconto della nostra trail-reporter Carmela Vergura.

“Nella Divina Commedia, Dante non aveva dimenticato nulla: Inferno, Purgatorio e Paradiso. L’Urban Trail di Brescia si è avvicinato a tutti e tre i canti danteschi.  Iniziamo dal Paradiso, cioè la location di partenza e di arrivo di questo trail: il bellissimo castello di Brescia, una fortezza di epoca medievale arroccata sul colle Cidneo, a ridosso del centro storico della città. Da qualsiasi direzione si provenga, si nota subito l’imponente massa pietrosa del castello che segna il profilo panoramico della città. Oggi il castello ospita il Museo del Risorgimento, il Museo delle Armi, contenente armature e armi del periodo medievale, la Specola Cidnea (il primo osservatorio astronomico pubblico in Italia) e due ampi plastici ferroviari. Il castello è ben conservato ed è stato un ottima soluzione logistica per un evento sportivo di questo tipo.

Il purgatorio dell’Urban Trail è stato dato dall’acqua, dal vento e dalle nuvole sempre minacciose. Nel girone non è mancato nulla: torrenti al posto di esigui ruscelletti, fango come sabbie mobili al posto di un umidiccio terreno, foglie insidiosissime su pietre bagnate, e infine la “gradita” pioggerella ghiacciata sul Monte Dragoncello (il nome è tutto un programma!). Ecco la cima dell’Inferno sulla corsa in vetta al Dragoncello. Questo monticello alto poco più di 1100 metri si eleva a nord-est del monte Maddalena a pochi passi da Brescia. E’ un interessante e singolare ambiente naturale fatto di rocce calcaree che presentano fenomeni legati al carsismo (doline) e di boschi, nei quali tra i predominanti, carpini, ornielli e roverelle, spiccano tra gli arbusti, il somaco, l’erica arborea e, la rosa canina. Bella la vista sulle colline che si estendono a oriente verso il lago di Garda e a sud verso la pianura. Quando il tempo ne permette tale bellezza.  Se Dante avesse potuto descrivere una giornata infernale dal punto di vista meteorologica, questo è quello che ci ha trasportato per ben 42 km nel fango, nella grandine, nel vento, nella pioggia, nella nebbia, tra le pietre scivolose e le foglie insidiose. L’Urban trail è stato tutto questo. Invane e inascoltate sono state le mie preghiere per tutta la durata del viaggio da Ivrea a Brescia, alle cinque e mezzo del mattino per sperare che almeno la pioggia smettesse. Macché, più andavo avanti e più ripetevo a me stessa: Carmela sei proprio una matta.  Chi te lo fa fare? Ti rendi conto che potevi startene tranquillamente al calduccio del letto? E invece stai guidando con gli occhi mezzi chiusi e speri che un Angelo guidi al posto tuo?

Arrivo a Brescia con affanno, ho guidato troppo piano, tra quindici minuti parte la gara. Appena in tempo per vedermi consegnato il pettorale dalla mia amica Marina, che gentilmente l’ha ritirato per me.  Alle 8.35 si parte più precisamente dalla piazza d’armi del Castello in compagnia di altri 400 simpatici aspiranti dei gironi danteschi. Più della metà si è iscritta al percorso di 22 km. Beati loro che termineranno prima! Gli abbigliamenti per l’occasione sono quanto mai variopinti e decisamente simpatici: ogni tipo di K – way è accettato, cappellini di ogni forgia e tessuto, guanti e calzamaglie invernali. Zainetti decisamente pieni del necessario per “sopravvivere” al girone.  Ci aspettano 43 Km, dislivello positivo +2.650 metri. In gruppo si percorrono alcuni camminamenti interni al castello che per un attimo ci fanno capire che stiamo entrando veramente nel girone! Al giro di boa in località Colle San Vito, simpatici volontari controllano il kit obbligatorio previsto dal regolamento: k-way, pila frontale, telo termico. E’ la prima volta, che in un trail al quale partecipo, viene fatto rispettare un punto fondamentale di queste gare: il controllo obbligatorio del materiale previsto dal regolamento. Mai mi era stato controllato e, quindi complimenti agli organizzatori per la meticolosità. Purtroppo, proprio in questo punto particolare della gara parecchi concorrenti sono stati dirottati verso il ritorno (ancora lungo) di Brescia, la situazione metereologica e il tipo di percorso che ancora attendeva i temerari della gara non dava possibilità di scelta: il Monte Dragoncello con i suoi 700mt di dislivello diventava un’impresa.  Era troppo rischioso, anche la terribile discesa dalla cima diventata una pista di bob. Si scende a piombo nel bosco lungo una traccia appena accennata oggetto di cure da parte del “Genio Boschieri.  Anche in questo caso complimenti agli addetti della gara per la decisione presa in tal senso per motivi di sicurezza.

La durata di questa gara dei 43 km per la sottoscritta, è stata di 6 ore e 15 minuti, un tempo che con condizioni migliori potrebbe diventare decisamente più basso, considerando la tipologia di percorso, ma qui arrivare al traguardo è stato un successo per tutti. Arrivare al Castello voleva dire attraversare ancora un sottopasso, e risalire il Colle Cidneo per circa 120/150m  da rimontare, l’ultima fatica della gara. Infine giro panoramico delle mura del castello e la conquista del traguardo. Lo speaker molto simpaticamente annuncia: “ecco un’altra eroina, viva le donne”. Sono 31° assoluta, 4° femminile.

Mi rifugio sotto la tenda riscaldata, beve tè e vin brulè per scaldarmi. Cerco di togliermi i guanti e scaldare anche le mani congelate. Oggi è stata la gara più faticosa di tutta la stagione.  Tuttavia sento dentro di me una grande soddisfazione e felicità, penso che sono uscita vincitrice dal girone di Dante.

Riparto da Brescia che è quasi buio, intanto giungono al traguardo altri eroi della giornata!

Trail Running Brescia siete stati veramente bravi. La manifestazione può crescere perché il percorso è troppo bello, da viverlo sino in fondo.

Arrivederci al prossimo anno. Spero con le stesse condizioni metereologiche!

(Carmela Vergura)

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.