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Valmalenco Valposchiavo 2012: la sfida continua il 10 giugno


Di Giorgio Pesenti

Nel secolo scorso erano molti i contadini ed i boscaioli che, per la pancia vuota delle proprie famiglie, si trasformavano in maratoneti del cielo. Erano persone dalla mille risorse energetiche e senza pensarci due volte, dovevano sobbarcarsi skyrace molto pericolose e faticosissime, portando in spalla le bricolle, attività assai diffusa soprattutto negli anni trenta e quaranta, quando il contrabbando Italo-Svizzero costituiva un’integrazione fondamentale del reddito delle magre economie contadine della Valmalenco e di tutta la Lombardia.

Una certa incoscienza e la vigoria fisica della giovane età di questi spalloni erano componenti essenziali di quelle traversate, si tratta spesso di autentici tour de force. Si procedeva in squadre di 10-12 persone, nella buona stagione ma anche in quella invernale, che dovevano alternarsi al comando nel tracciare la via fra la neve anche molto alta. In queste estreme condizioni di marcia, questi poveri camminatori riuscivano a scavare al massimo 7-8 passi ciascuno, perché lo sforzo del battipista era assai violento e faticoso.

Si procedeva con il prezioso carico, a spalla, il cui peso variava dai 25-30 kg. Dalla Svizzera si importava clandestinamente tabacco, cioccolato e sale, viceversa dall’Italia alla Svizzera, formaggi, burro, salumi, riso e lana d’angora, merce che gli spalloni erano sempre pronti a nascondere in un luogo sicuro, al primo sentore di un possibile incontro-scontro con gli avversari di sempre, i finanzieri.

Specialmente nella stagione invernale si procedeva con l’ausilio degli sci, certo questi attrezzi non erano moderni e tecnologici come gli attuali, ma erano molto rudimentali, per lo più fabbricati in casa da tronchi di frassino. In queste marce forzate si procedeva con il cuore in gola, perché la sorpresa poteva sempre materializzarsi e diventare rischio mortale, primo fra tutti quello connesso con slavine e valanghe, senza dimenticare le insidie del gelo e della tormenta che paralizzava e rischiava di far perdere del tutto l’orientamento. Anche il più esperto conoscitore dei percorsi montani del passo Campagneda, sapeva che quando la visibilità si riduceva a pochi metri, non ci si rendeva più conto di dove si stava andando.

Il più delle volte filava tutto liscio, anche grazie ad un capillare sistema di segnalazione di alcuni alpeggiatori “complici” che, soprattutto d’estate, quando la vegetazione riduceva di molto la visibilità delle persone, avvertiva i contrabbandieri degli appostamenti dei finanzieri; qualche volta però, si doveva nascondere tutto il carico in qualche anfratto o nella neve, e si doveva darsela a gambe a tutta velocità, per tornare poi a recuperare la merce. Era così una sfida sempre rinnovata, fra i finanzieri e gli spalloni, una sfida fatta di astuzia più che di forza.

Gli anni sono passati e oggi si rinnova la sfida dei corridori del cielo sul sentiero dei contrabbandieri:

Partenza in linea dall’Italia, a Lanzada 982m (località Pradasc) e arrivo in Svizzera a Poschiavo 1014m (Piazza Comunale). 31km che si sviluppano in un dislivello complessivo di 1850 m in salita e di 1800 m in discesa.

Dopo 2 km di leggera salita si raggiunge la frazione Tornadri oltrepassando una vecchia dogana presumibilmente austriaca (alcuni la classificano addirittura come Spagnola) in cui è ancora possibile notare la scritta ”Tornadri fraz. di Lanzada man di Sondrio via per Poschiavo”. Da qui (m1088) seguendo una ripida mulattiera in 5 km, ci si porta a quota 1800 m, per poi proseguire in sentieri caratterizzati da saliscendi fino all’Alpe Campascio (1814 m). Un km di salita per portarsi all’Alpe Musella, punto dal quale poi si scende all’Alpe Foppa e si raggiunge con facilità la diga di Campo Moro. Di nuovo in salita fino all’Alpe Campagneda, ai piedi del Pizzo Scalino, costeggiando stupendi laghetti alpini. Ripida salita finale e si giunge al Passo di Campagneda (tetto della gara a 2627 m) dal quale è possibile ammirare l’imponente Gruppo del Bernina.

Con una rapida discesa di 1 km su morena e terreno misto ci si porta al Passo Canciano (2464 m confine Italo-Svizzero). Si prosegue poi fra pascoli e sentieri fino a l’Alp Cancian (2132 m). Il tratto finale che scende a Poschiavo si snoda dapprima lungo strade sterrate e vecchie mulattiere, incontrando nuclei di baite (Quadrada, Selva-Vamporti), per concludere infine con un km pianeggiante su asfalto e ciottolato che termina al centro del Borgo.

Per altre info: http://international-skyrace.org/

Giorgio Pesenti

ono nato a Brembilla, nel bergamasco, e ora vivo a Almenno San Salvatore. Dal 2004 sono presidente della Valetudo skyrunning e collaboro con il network OutdoorPassion dal 2011.