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Valorizzare i punti di forza per migliorare in autoefficacia


A cura di Roberta Lecchi, psicologa – Dalla Collaborazione con Sport in Mente (www.sportinmente.org)

Fa parte dell’esperienza di tutti noi, prendere coscienza di come le nostre prestazioni non dipendano esclusivamente dalle nostre capacità oggettivamente intese, ma dalla percezione soggettiva che ne abbiamo e dall’immagine che costruiamo di noi stessi.
Una percezione a volte distorta delle nostre competenze può costringerci in due vicoli ciechi contrapposti. Da un lato ci può imporre limiti inesistenti – dettati soltanto dalla scarsa fiducia personale – dall’altro può indurre a sopravvalutare le nostre potenzialità, esponendoci maggiormente al rischio di sconfitte.
La riflessione personale e il confronto con chi eventualmente ci segue da vicino nell’attività sportiva è fondamentale per accrescere la consapevolezza sugli skills richiesti dalle attività che stiamo intraprendendo, per guidare i processi decisionali e alimentare una ben fondata fiducia in se stessi.
Utilizzare strumenti appositi consente all’atleta di avere una guida nel processo di autovalutazione.
Era il 1989 quando Butler ideò uno strumento in grado di  illustrare in maniera chiara punti di forza e aree da migliorare di un atleta e, allo stesso tempo, di coinvolgerlo e responsabilizzarlo nella programmazione del piano di allenamento.
Secondo Butler, per conoscere l’atleta bisogna innanzitutto delineare gli aspetti necessari per una prestazione ottimale, incoraggiandolo poi all’autovalutazione.
Nasce così il Performance Profile o profilo di prestazione.
È l’atleta stesso, con o senza il supporto del tecnico, ad illustrare quali sono, a suo giudizio, le qualità specifiche che intervengono per migliorare la prestazione.  Dopodiché l’atleta valuta il suo livello attuale in riferimento a ciascuna qualità con un voto da 4 a 10 usando un grafico circolare specifico. Successivamente l’atleta esprime una valutazione su ciò che per lui rappresenta un punto di arrivo e che può essere un ideale (es. come vorrebbe essere),  una precedente ottima prestazione (es. il proprio record) oppure l’obiettivo di una futura prestazione (es. una gara importante imminente).
Il profilo di prestazione diventa quindi un’occasione per l’atleta di prendere coscienza di quelli che ritiene i propri punti di forza e le aree da migliorare, esplicitandoli, oltre che verbalmente, anche visivamente utilizzando il profilo.
Utilizzare il Performance Profile favorisce anche la comunicazione tra l’allenatore e il suo atleta, stimolando la condivisione delle valutazione e visualizzando il “gap” tra il punteggio reale e il punteggio ideale dell’atleta.
Inoltre il profilo di prestazione consente di rendere più motivante l’allenamento, poiché l’atleta stesso viene responsabilizzato nella stesura del programma di  allenamento e coinvolto nella presa di decisioni relative all’importanza di lavorare su un aspetto piuttosto che un altro.

Per maggiori informazioni: info@sportinmente.org

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.