Intervista con MARCO OLMO


Alla Via dei Lupi ho avvicinato il capo branco di quelli
che corrono i Trail, anzi il mito del Trail Running: Marco Olmo.

Uno spot sulla longevità atletica dell’uomo, diventato
famoso per aver vinto le ultime due edizioni dell’Ultra Trail Mont Blanc a 58 e
59 anni. Prima era comunque molto conosciuto in Piemonte, tra le gare di
scialpinismo e corsa in montagna (i mie ricordi personali risalgono alle
edizioni degli anni 90 dell’Ivrea-Mombarone), poi in Italia per via dei suoi
risultati alla Marathon de Sables, la gara a tappe nel deserto africano.

Come un montanaro fiero e schivo di Robilante in Val
Vermegnana, provincia di Cuneo, sia riuscito a diventare un mito nel mondo
della corsa all’età in cui altri vanno a fare i pensionati, magari in riva al
mare, è un mistero, soprattutto per lui. Seguendo la sua indole di corridore
sui sentieri di montagna è salito sull’Olimpo dello sport. Avendolo visto
all’opera nello scorso weekend, dopo anni, per struttura secondo me è un grande
atleta, che ha preso consapevolezza tardi del suo potenziale, ma che la sorte
ha deciso di regalargli negli ultimi dieci anni, una serie di gare tagliate su
misura per la sua tempra atletica e mentale, gare dove la scrematura avviene
dopo 5 o 6 ore e, come dice lui stesso, gare per muli.

E’ sicuramente un uomo che ha una storia da raccontare.

Runningpassion:
Iniziamo con una domanda fuori dagli schemi; quanto conta tua moglie nei
risultati fatti in questi anni?
Marco Olmo: Oggi
è stata solo di supporto perché non si poteva fare assistenza. Nelle gare
lunghe è di grande aiuto, perché mi fa da supporto morale, mi dice il
piazzamento, i riferimenti cronometrici, mi passa le barrette e le cose giuste.
Non più di tanto perché a volte incoraggiarti troppo può essere nocivo per la
gara. Mi conosce bene e quando mi vede sa rendersi conto in che stato sono
rispetto ai miei avversari, mi è di grande aiuto.

Runningpassion:
Oggi ti ho visto all’opera in gara, parti tranquillo, per aumentare
progressivamente. Ho visto che in salita tendi a camminare in un modo
innovativo tenendo le braccia dietro la schiena. Gare come questa Via dei
Lupi per te sono persino troppo corte, ormai.
Marco Olmo:
Diventando vecchi si diventa più lenti, forse si migliora un po’ in resistenza.
Il mio modo di correre è questo, non posso andare più forte perché non ce la
farei, se vengo fuori lo faccio alla distanza. Ho solo questa dote, ormai di
velocità ne ho pochissima, che spero mi accompagni almeno fino alla gara del
Monte Bianco.

Runningpassion:
Sono ormai 10 anni che frequenti questo tipo di gare, gli Ultra Trail. Una
volte queste gare esistevano solo in Francia, ora ci sono ovunque in Italia,
anche per necessità di smarcarsi dalla corsa in montagna classica e dallo
skyrunning. Sarà la specialità del futuro?
Marco Olmo: Penso
di si, perché è una corsa un po’ per tutti. Non bisogna solo guardare a chi
vince o arriva nelle prime posizioni. Bisogna imparare dai francesi, che le
fanno un po’ all’avventura, senza preparazione e senza guardare troppo
all’orologio, come siamo fissati noi italiani. Se si pensasse solo ai primi,
anche qui alla Via dei Lupi saremmo stati solo in 4-5 a partire anziché in
150. E’ una mentalità che deve cambiare, bisogna pensare di più a queste gare
come a delle passeggiate, con l’assistenza, i rifornimenti, la sicurezza,
magari impiegando il doppio del tempo dei vincitori, perchè altrimenti non si
potrebbero fare.

Runningpassion: Qualcuno afferma che sei un fenomeno da
studiare, per questa capacità che hai di passare dalle corse nel deserto
africano (Marathon de Sables), a quelle sulle montagne (Ultra Trail Mont
Blanc), con dislivelli e sviluppi notevoli. Questa tua capacità dipende da
madre natura o da cos’altro?
Marco Olmo:
Diciamo che sulle corse da muli mi difendo bene, dove ci sono i cavalli da
corsa no.

Runningpassion:
Che effetto ti fa’ essere diventato il simbolo del mondo trail a sessant’anni,
anzi di essere uno dei corridori italiani più popolari in Italia e non solo?
Marco Olmo: Per
me è un po’ difficile da credere, comunque meglio tardi che mai. Io sono uno
che ha iniziato con la corsa del paese, arrivando quasi ultimo. Quindi stento
credere quando mi vedo ai primi posti nelle corse internazionali, quando la
gente mi chiede gli autografi o vuole fare le foto con me. Il mio inconscio
fatica un po’ ad accettarlo.

Runningoassion: Ho visto il risultato del Trail Cromagnon di
2 domeniche fa. Sei arrivato quarto con la vittoria di Dawa Sherpa e un
notevole distacco cronometrico. Hai qualcosa d’aggiungere al riguardo?
Marco Olmo: Lì ci
sono stati un po’ di problemi con gli organizzatori, lui ha fatto un altro
vallone, non tracciato. Alla Marathon de Sables se salti un rifornimento ti
danno un’ora di penalità, non perché hai tagliato, ma per tua sicurezza, perché
se ti fai male in un posto non coperto dall’organizzazione sono problemi a
rintracciarti. E un corridore dell’esperienza di Dawa Sherpa in testa alla
corsa, dopo 5 minuti che non vedeva più bandierine doveva tornare indietro.
Così ha guadagnato tempo e si è affaticato di meno. E’ un corridore più veloce
di me e avrebbe vinto lo stesso, però mi spiace per lui, perché ha vinto in un
modo che io non avrei mai accettato. Alla premiazione ho avuto più applausi io
che ero quarto che lui che ha vinto.

Runningpassion:
Il prossimo grande appuntamento sarà il Giro del Monte Bianco (Ultra Trail Mont
Blanc). L’anno scorso sono arrivati gli americani con la fanfara e sono andati
via suonati come dei tamburi. Quest’anno si parla di avere in partenza Kilian
Jornet, il giovane asso dello scialpinismo e dello skyrunning, anche se bisogna
vedere se sarà in grado di reggere una gara di 20 ore. Tu come la vedi?
Marco Olmo:
L’Ultra Trail Mont Blanc è come un campionato del mondo della specialità, è la
gara che mi ha reso famoso. Io spero che questa gente importante venga per
vincere la gara e non per battere un sessantenne come me. Anche perché per far
meglio di me dovrebbero vincerla con 60 anni e ci metto la mano sul fuoco che
nessuno ci riuscirà.

Runningpassion:
Qual è il consiglio che puoi dare a chi ci legge sul modo di affrontare la
corsa? Ho letto un’intervista in cui ti chiedevano le tabelle d’allenamento e
tu hai detto semplicemente: corri!
Marco Olmo:
Dipende, se uno deve correre una maratona in 2h10′, ripetute, tabelle,
programmazione sono fondamentali. Per chi è appassionato e vuole finirla in 3
ore, non penso che debba stressarsi molto con tabelle d’allenamento
particolari. La corsa dev’essere un piacere, a partire dall’allenamento.
Stressarsi per vincere un’Olimpiade o New York lo capisco, stressarsi per fare
3 ore in maratona non ne vale la pena.

Runningpassion:
Quindi l’importante è divertirsi a correre, altrimenti è meglio fare altro.
Marco Olmo: La
corsa ti deve rilassare, non stressare. Al massimo un po’ di tensione serve per
la gara. Io purtroppo ultimamente sono un po’ stressato dagli impegni
collaterali, perché stiamo scrivendo un libro su di me, poi 2 ragazzi mi stanno
seguendo con la telecamera per fare un documentario per la Regione Piemonte.
Oltre a correre ho anche questo peso, ma spero che non mi disturbi dai
risultati.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.