Jerusalem: dal buio alla luce, perché la vita è bella!
Di Giorgio Pesenti
Correre la maratona di Gerusalemme è un’esperienza indimenticabile, i suoi 42 km e rotti sono disseminati di salitelle con le relative discese, il concorrente maratoneta che non ha una buona dimestichezza con le variazioni di ritmo e non ha prodotto nei tre mesi precedenti l’evento, un buon allenamento in salita, rimane come si dice in gergo podistico, senza gambe. Ma non tutti i mali vengono per nuocere perché i maratoneti che finiscono la benzina o sono partiti troppo forte, finiscono tranquillamente la loro competizione festeggiando con il pubblico presente sul ciglio della strada in una formidabile atmosfera di sincera amicizia e puro divertimento.
Immediatamente dopo l’arrivo di questa Jerusalem marathon i volti dei partecipanti sono tirati per la fatica, ma già dopo aver ricevuto al collo la medaglia inizia la distensione dei muscoli facciali e nel giro di pochi minuti tutti i maratoneti sfoggiano dei sorrisi raggianti di felicità e di soddisfazione. Questa euforia sportiva e umana rimane fino a che uno non decide di visitare il monumento o il museo dell’Olocausto. Per visitare questo luogo della memoria bisogna coprire una distanza di poche centinaia di metri, ma chi affronta questa commemorazione, minimo e sottolineo minimo, posso usare questo termine di paragone podistico; è come fare 1000 maratone una dopo l’altra senza nessuna pausa, nemmeno per un secondo. Qualche anno fa, a stemperare un po’ il dolore ancora vivo dell’Olocausto, ci ha persino provato Il film di Benigni “La vita è bella”, un film che oltre i botteghini ha sbancato tutti i cuori delle persone civili. Le statuette degli Oscar sono poca cosa a confronto della presa di coscienza che ha scatenato su chi ha visto il film e non conosceva o conosceva solo marginalmente il dramma di questo popolo. La pellicola di Roberto Benigni è andata al nocciolo della tragedia in una forma molto originale ed intelligente, il gioco proposto al bimbo del film, la vincita di un carro armato, è stato il tentativo di creare una testimonianza sopra le righe, direi che questo documento visivo contro la barbarie e la pazzia di un gruppo di uomini fuori dal senno è ottimamente riuscito.
La sdrammatizzazione dell’eccidio poi non ha alterato assolutamente il sacrificio di 1500000 bambini e di 5000000 di adulti, in più bisogna anche mettere in conto i traumi subiti da chi è riuscito a scappare o a nascondersi dalla furia omicida. “La vita è bella” ha anche dimostrato che uccidere un bambino taglia una vita in piena fioritura ma soprattutto demolisce il futuro, per cui la mano della malvagità è come se uccidesse due volte. Il finale di questa visita è scioccante, la visione del filmato sullo schermo della penultimo stanzone è da brivido, vedere questi miseri corpi, (ormai resti di persone formati solo da ossa, pelle e anima), accatastati come fossero stracci consumati e poi spinti nelle fosse comuni da una pala meccanica, E’ PAZZESCO! Mentre assisti impotente a questo scempio della vita umana tutti i muscoli del corpo si contraggono, per fortuna che il cuore è un muscolo involontario altrimenti smetterebbe di battere, lo stomaco prima si ribalta e poi si comprime come fosse un’arachide. Per fortuna che nell’ultimo stanzone ci sono dei comodi divatti per mettere a riposo le gambe che non ce la fan più a reggere le altre parti del corpo. E nonostante tutto questo a Tolosa in questi giorni, ancora!!!!!
Non rimane che appellarci alle parole di quel Tale che diceva: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno.