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Jerusalem Marathon 2012: pioggia freddo e grandine non frenano la corsa dei maratoneti.


Di Giorgio Pesenti

Quindicimila persone da tutto il mondo hanno risposto al richiamo di questa festa del podismo d’Israele, gli atleti si sono distribuiti sui tre percorsi proposti, maratona, half marathon e la breve di 10 km. Sulla distanza classica di 42 km e 195 metri si sono presentati al via in mille. Il personale dello start ha dovuto lavorare intensamente perché alle ore 07.00 è partita la maratona, alle 08.20 la mezza maratona mentre la 10 km è scattata alle ore 10,15.

I maratoneti che si sono cimentano su questa maratona sono consapevoli che a Gerusalemme non si può chiedere al proprio fisico di fare il sospirato “best time”, ma si corre qui per lasciare una testimonianza positiva per la storia di questa terra per gli anni futuri. Il percorso della gara è stato ricavato interamente a Gerusalemme, la città capitale d’Israele che conta circa settecentomila abitanti, uno stato giovane stato a maggioranza Ebraica nato il 14 maggio del 1948. La gara si sviluppa su un percorso molto impegnativo, si corre in salita o in discesa perché Jerusalem sorge su una collina di 760 metri sul livello del mare. Oltre alle difficoltà altimetriche questa seconda edizione è stata disturbata dal maltempo, con scrosci di pioggia molto violenti, un freddo che ti penetrava fino nelle ossa perché il vento soffiava come un dannato e in alcuni tratti le folate erano talmente forti di intensità che venivi fermato sull’asfalto o addirittura sballottato a destra o a sinistra.

Dopo venti chilometri un’impegnativa ascesa ci ha elevato nel punto più alto del tracciato esattamente nel cuore del centro storico della città più multiculturale al mondo. Correre dentro le mura di Gerusalemme è paragonabile al gesto dell’equilibrista quando scorre sulla fune sospeso nel vuoto, nello spettacolo circense il vuoto è parte integrante del gesto atletico mentre per noi runner questo vuoto rappresenta la sensazione di impotenza nei confronti di chi si vuole impadronirsi di questo fazzoletto di terra cara agli Ebrei ai Cristiani e ai Mussulmani, con atti violenti e incivili.

Terminato il passaggio nel centro storico un discesone ci ha riportato verso la periferia della città, anche i km finali erano disseminati di salitelle e relative discese, poi ad una manciata di km dall’arrivo una micidiale salita di 500 metri ci ha raggrinzito le fibre muscolari dei quadricipiti, poi un fitta tempestata con grani molto piccoli ci ha ulteriormente benedetto nel km finale. Nonostante le avversità meteo, la stanchezza e il desiderio di terminare la propria maratona con il tempo desiderato è stata molto forte l’emozione nel farsi mettere al collo la medaglia celebrativa sulla linea del traguardo, i volti di tutti i maratoneti erano raggianti di felicità e la gioia sprizzava da tutti i pori della pelle.

Sulla linea d’arrivo del Gan Saker ha messo la punta delle scarpe davanti a tutti il ventisettenne Keniano David Toniok in 2h19’52”, chi scrive ha terminato la sua maratona in 3h57’57”. Prima donna Mihriet Anamo (Etiopia) in 2h48’38”.

Noi corridori, salvo chi correva per la corona d’alloro, su tutto l’intero percorso, abbiamo festeggiato la nostra performance con i numerosi bambini disseminati ai bordi della strade; quante battute di mano e quanti sorrisi ci siamo scambiati! Spero vivamente che anche i numerosi soldati che hanno garantito la nostra sicurezza si siano divertiti nel vedere le nostre evoluzioni a festa. Che dire di questi zelanti organizzatori? Innanzitutto desidero esprimere un elogio lungo come i metri della maratona; persino nel pre-gara ci hanno fatto sgranare gli occhi per la spettacolarità di quanto ci hanno preparato, al centro marathon expo ricavato nel Jerusalem International Convention Center, avevano preparato un ambiente futuristico con attrattive molto interessanti dal punto di vista tecnologico e di marketing sportivo, poi il buffet di pasta verdure e dolci ci ha permesso di rinforzare le scorte energetiche per gli sforzi del giorno seguente.

Nell’ultimo articolo che ho scritto, prima della mia partenza a questo impeccabile avvenimento, mi ero posto una domanda: Israele, che terra è? Sapete mi è difficile rispondere.. E’ innanzitutto la terra degli uomini di buona volontà, qui le capacità intellettive delle persone sono molto elevate, questa popolazione riesce a trasformare terre desertiche in terre coltivate, per dirne una molto semplice, riescono a far crescere i pomodori, con risultati eccellenti, bagnado il terreno con l’acqua salata. Che tristezza però pensare ai giovani ragazzi d’Israele, maschi e femmine, che per le impellenti ragioni di sicurezza, devono sacrificare i loro anni migliori al servizio militare. Persino il Nazereno più di 2000 anni fà aveva tentato di sconfiggere mamma cattiveria e il re dei furbi, sua maestà il denaro…

Vorrei ringraziare infinitamente il ministero del Turismo d’Israele con il suo personale e i nostri angeli custodi di Ovunque running, Angelo (Lolo) Tiozzo e Alessandro.

Giorgio Pesenti

ono nato a Brembilla, nel bergamasco, e ora vivo a Almenno San Salvatore. Dal 2004 sono presidente della Valetudo skyrunning e collaboro con il network OutdoorPassion dal 2011.