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Onolulu marathon: alle Hawaii record al maschile per Kherono, successo rosa per Kosgei


Cosa ha spinto 31000 runner a iscriversi a questa maratona delle Hawaii è proprio un’oceanica domanda pacifica! Il primo pensiero che viene in mente è la parte turistica della trasferta a stelle e strisce; Honolulu, per chi ama i sogni che fanno palpitare il cuore, è ai primi posti della classifica assoluta dei luoghi esotici da visitare. Le Hawaii regalano delle emozioni molto forti con una natura incontaminata dai mille colori piccanti e una fastosità mai volgare; appena usciti dai centri urbani l’oceano pacifico ti offre a qualsiasi ora delle spiagge libere da ogni vincolo di proprietà privata, fruibili da tutti e per la grande gioia degli appassionati delle tavole a vela. Poi nei punti urbanizzati la pomposità è all’ordine del giorno con degli enormi alberghi serviti da supermarket di alto livello qualitativo dalla concezione ultramoderna in sintonia con l’ambiente naturale che li circonda. Qui fanno bella mostra i marchi italiani di grido per la massima soddisfazione dei clienti più esigenti del made in Italy; le strutture hanno un legame speciale con la natura infatti la maggior parte di questi hanno al centro del complesso un arredo naturale con piante d’alto fusto mastodontiche e orchidee dai colori più disparati con sfumature che ti lasciano di stucco. Ma le Hawaii, secondo il mio modesto pensiero da piccolo viaggiatore inesperto, hanno tanto da insegnare a livello umanistico anche a noi italiani restii a ogni cambiamento.

Prima annotazione, questi portatori di speranza ci hanno liberato dal fardello, stupido e arrogante, di conquista della terra altrui avvenuto il secolo scorso e giù il cappello a questi amici che si sono sacrificati per la nostra libertà. Seconda annotazione questi Signori, con la S maiuscola, a Pearl Harbour sempre nel secolo scorso, hanno subito un grande vigliaccata e un’immensa perdita di vite umane dai nipponici, questi senza dichiarare guerra, ai tempi si usava avvisare il nemico, si sono avventati sugli americani con ogni sorta di strumenti di distruzione bellica infliggendo delle perdite di uomini e di navi, immani; aprendo una ferita ancora sanguinante ai giorni nostri. Dopo questo contesto bellico gli americani hanno saputo sapientemente produrre una politica aperta al buon senso infatti lo stato delle Hawaii adesso è una potenza finanziaria grazie al prezioso lavoro eseguito dai giapponesi e dalle popolazioni asiatiche in genere. Alle Hawaii negli anni prima del bomm economico si viveva in ristrettezze economiche i principali mezzi di sostentamento erano l’agricoltura con le piantagioni di canna da zucchero e di ananas, la pesca e infine la pastorizia.

E’ in questo contesto storico e paesaggistico che è nata la nostra partecipazione a questa stupenda maratona, per dovere di cronaca erano presenti runner provenienti da tutti i continenti del mondo. A bocce ferme quando abbiamo scelto quest’avventura nell’oceano Pacifico non potevamo minimamente intuire tutte le difficoltà di una trasferta di quasi 20 ore di aereo transitando da San Francisco via Los Angeles, con un fuso orario da assorbire di mezza giornata e un clima tropicale da assoggettare. Al momento del ritiro del pettorale si è notato subito che alle Hawaii l’ordine e la perfezione di gestire le operazione della marathon erano di livello super professionale. Per rendere la corsa più fresca la partenza in Honolulu è stata sparata alle ore 05.00, assai in anticipo dell’albeggiare, quindi sveglia nel cuore della notte alle ore 02,00 ( che botta per il nostro sonno deficitario per via de fuso orario! ). Mentre si muovevano i primi passi della nostra gara, sul lungomare di Honolulu è scoppiato un gran putiferio colorato con fuochi d’artificio degni di un grande spettacolo pirotecnico, oltre ai colori esageratamente luminosi e dalle sfumature molto marcate il fragore provocato dai botti ci ha scosso provocando una carica colma di adrenalina per affrontare decisi e concentrati ai massimi livelli gli oltre 42 km del tracciato.

La prima parte della gara per ovvie conseguenze di visibilità scorreva nel cuore della città di Honolulu poi si è preso la via del mare, qui le difficoltà di tenuta mentale degli atleti si sono ampliate, non tanto per i saliscendi della sede stradale ma per la vista dei primi atleti di colore che come siluri già erano di ritorno dal giro di boa. Il cuore del percorso presentava la strada divisa in due sezioni per permettere agevolmente l’andata e il ritorno di tutti i maratoneti senza nessun disagio di percorrenza. Chiaramente chi correva questa maratona con un’andatura di tipo amatoriale ha avuto tutto il tempo di ammirare gli atleti top runner, vi assicuro che non erano affaticati per niente, il passo era di tipo felino, molto potente ma allo stesso modo ultra leggero, gli appoggi dei piedi facevano pensare che correvano non su asfalto ma su un tappeto di velluto. Oltrepassata questa lunga parte della maratona al 38 km è arrivato il bello: un salitone di due chilometri che non finiva mai e quando le gambe iniziano a fare Giacomo Giacomo ( per dirla alla Berlinghieri ): “Ho tirat so” ol cadaer!” Traduzione: ho tirato su il cadavere. Mi spiego meglio, la situazione impellente è stata quella di riuscire a stringere i denti senza spaccare le dentiere o i ponti per chi ha molte primavere sulle spalle! Finita l’ascesa un comodo discesone ha portato gli atleti sul traguardo per indossare medaglia e collana per la gioia di noi finischer, dei nostri pazienti accompagnatori e dal nostro inseparabile capo gruppo Mario che trepidanti ci attendevano per la foto di rito. Dopo qualche minuto tutti all’arrembaggio del ristoro finale e giù nello stomaco contratto squisiti bomboloni fritti, alla faccia delle diete con poche calorie e dai prodotti insignificanti per la carente qualità dei loro sapori; e per finire in bellezza ci siamo sparati delle grossissime banane dal profumo della maturazione ineguagliabile.

Per la cronaca ha trionfato con il nuovo tempo record della competizione Lawrence Kherono (Kenia) in 2h09’37” argento per un altro maratoneta del Kenia, Wilson Khebet 2h10’49”, bronzo per un altro africano l’Etiope Deribe Robi 2h13’39”, primo degli italiani al 18° posto l’emiliano Borghesi Gian Luca in 2h36’07”, per la Valetudo skyrunning Italia Racer 50° over 60 Giorgio Pesenti.
Nella maratona rosa successo per l’atleta del Kenia Kosgei Brigid time 2h31’10”, seconda l’americana Scherf Lindsey 2h34’04” terza l’etiope Buzunesc Deba 2h35’33”

Termino con una valutazione da 110 e lode per questa trasferta alle Hawaii, la fatica dei viaggi si è completamente annullata alla vista delle sfumature dell’azzurro del mare e del cielo, resteranno per sempre incancellabili nel mio campo visivo l’albeggiare e i tramonti sul mare, i multicolori sfumati delle orchidee, il clima temperato nella fase invernale, la gentilezza e la serenità dei volti delle persone di queste isole che compongono le Hawaii, e perché no le supercar in giro per il centro di Honolulu e infine per la gioia del palato il gelato all’ananas.

Per classifiche complete: http://www.pseresults.com/events/851/results

Di Giorgio Pesenti

Giorgio Pesenti

ono nato a Brembilla, nel bergamasco, e ora vivo a Almenno San Salvatore. Dal 2004 sono presidente della Valetudo skyrunning e collaboro con il network OutdoorPassion dal 2011.